“Angoscia Metropolitana”

Con il breve racconto che segue si apre una nuova categoria/sezione di articoli nominata semplicemente “racconti”, spazio nel quale voglio raccogliere brevi narrazioni o flussi di pensieri che spesso mi trovo a scrivere durante la stesura delle recensione che appaiono sulle pagine di Disastro Sonoro. “Racconti” non sono altro che flussi di coscienza di un punx alla deriva verso l’ignoto, intrappolato in un vortice di nichilismo, disillusione, paranoie e tensioni di rivolta. Nient’altro che questo.

Angoscia Metropolitana

 

Angoscia metropolitana. Siamo noi i cadaveri di questa Milano di merda, una città senza futuro espressione di un sistema senza futuro. Dove stiamo correndo? Paranoie e angosce amplificate dall’isolamento urbano, gentrificazione e guerra ai poveri. Non ci sono più cancelli segreti da aprire. E’ questo il migliore dei mondi possibili? Annoiarsi riflessi nell’ennesima bottiglia di birra che prendiamo a calci mentre vaghiamo senza meta, spaesati, verso direzioni sconosciute, senza complici al nostro fianco o incapaci di riconoscerli. Solito asfalto, cieli soffocati. Insegne luminose, vetrine di lusso. Muri imbrattati, vetrine sfondate. “Sta nel prendersi la merce, nel prendersi la mano” diceva una nota canzone del ’77… Stringersi in un abbraccio, dolore nelle viscere, visioni di rivolta, incapacità di comunicare la rabbia e l’amore. Quale domani? Il nostro futuro è programmato. Le luci si spengono, mal di testa. Alla deriva, verso l’ignoto… Chiudi gli occhi, respiriamo insieme, cospiriamo. Occupiamo le strade con i nostri sogni, usciamo allo scoperto. Forse è giunto il momento di bruciare.

Nessuna speranza, nessun futuro, nessuno spazio, nessuna fiducia… Trasformiamo le nostre paure e la nostra alienazione in un mezzo con cui sovvertire e disertare collettivamente il quieto vivere in cui ci vogliono condannati a morte. Ci ripetiamo che siamo l’offensiva, ma Milano non brucia ancora. Chissà quando torneremo a scrivere sui muri “oggi abbiamo vissuto”. Confusione mi assale, anche oggi scelgo la sicurezza alienante di questa stanza-gabbia. I teppisti hanno davvero smesso di sognare? Silenzio assordante tutto intorno.