Nagasaki Sunrise – Distalgia (2021)

Distalgia è un neologismo che sta a significare il senso di nostalgia o mancanza nei confronti di qualcosa che non è mai esistito o verso qualcosa che non si è vissuto in prima persona. O cosi mi è parso di capire leggendo qua e là nel magico mondo del web. Il perché i Nagasaki Sunrise abbiano scelto esattamente questo titolo per il loro primo full lenght appare allora emblematico, visto che le tematiche trattate dai portoghesi e l’immaginario storico a cui fanno riferimento si ispirano agli eventi della Seconda Guerra Mondiale, specialmente quelli che hannpo interessato il Pacifico e le coste giapponesi.

Con il mio solito ritardo dunque mi trovo finalmente a scrivere due righe su Distalgia dei portoghesi Nagasaki Sunrise, uno dei dischi che ho ascoltato più spesso nel corso del 2021 e che ancora oggi trova ampio spazio tra i miei ascolti. Facciamo però un passo indietro per dare un contesto; conobbi i Nagasaki Sunrise ai tempi del loro primo EP Turn on the Power, un devastante ed epico assaggio metalpunk da loro stessi definito “charged pacific rim crust punk of war” che mi si è stampato in testa dopo pochissimi ascolti, al punto che decisi, senza pensarci due volte, di intervistare la band portoghese a causa di questa infatuazione improvvisa. Quanto di buono avevano già presentato su Turn on the Power viene ripresentato in una maniera ancora più matura, intensa, trascinante e anthemica su questo nuovo Distalgia, un disco che si potrebbe sintentizzare come “troppo punk per i metallari e troppo metal per i punk“.

Sarà per la capacità della band di Lisbona di miscelare in maniera estremamente godibile l’influenza dell’heavy metal più classico di tradizione britannica e l’hardcore punk/d-beat della storica scena “burning spirits” giapponese, con tocchi ed echi crust punk di scuola svedese ben dosati e capaci di bilanciare perfettamente questo mix di influenze, Distalgia si dimostra un album senza segni di cedimento, che non conosce momenti di noia o di mancata ispirazione e che rende sinceramente impossibile non fare muovere la testa dalla prima all’ultima nota. Musicalmente i nostri pescano infatti a piene mani da Death Side, Warhead, Broken Bones, English Dogs, Anti Cimex e da quella NWOBHM a metà strada tra i Tank e i Tokyo Blade, partorendo 12 tracce anthemiche, azzeccando melodie, riff, assoli e linee vocali che si stampano in testa al primo ascolto, anche grazie ad un mantello di epicità e un’attitudine bellicosa che avvolge l’intero disco. È un suono maestoso, battagliero ed epico quello creato dai Nagasaki Sunrise, che ben si sposa con le tematiche trattate e con l’immaginario di riferimento della band che si concentra sugl eventi della seconda guerra mondiale che hanno interessato le coste del Pacifico e il Giappone in particolare. Bastano un paio di ascolti a tracce come la titletrack, The Day the Sky Cried o Eat Me Alive (restando nella prima metà del disco), ma anche Under the Crossfire, per ritrovarvi a cantarle a squarciagola alzando il pugno al cielo in preda ad un headbanging selvaggio!

Troppo metal per i punk, troppo punk per i metallari, ai Nagasaki Sunrise non frega assolutamente un cazzo di niente e pubblicano un lavoro metalpunk degno degli anni 80, appassionato e avvincente, tanto furioso e bellicoso quanto attraversato da un’attitudine intimamente anthemica ed epica che non può lasciare indifferenti! Se qualche anno fa siete rimasti folgorati dal debutto dei Deadhunt di Portland, i Nagasaki Sunrise sono qui per riaccendere la fiamma del metalpunk e per innalzarla alta nel cielo al grido di “charged pacific rim crust punk of war“!