Am I Punk Yet?

Spiked my coat and tyed my hair
took my mind and put an A sign there
leather jacket and spiky hair
or should I have a mowhack there?
Am I punk? Am I punk, yet
(Electro Hippies – Am i Punk?)
Dicembre 2010. Ricordo ancora benissimo quando, giovane sedicente punx 14enne, mi ritrovai ad acquistare “Made in N.Y.C.”, primo live album dei Casualties dopo esser stato catturato dalla voce improponibile di Jorge Herrera su Youtube, dai suoi spikes rossi, dalle creste, anfibi, pantaloni quadrettati e tutto quello che nella testa di un piccolo idiota era punk all’epoca. E quel disco l’ho divorato per i mesi a venire, conoscendone a memoria praticamente ogni brano, probabilmente in qualche scatolone seppellito sotto metri e metri di polvere dovrei averlo ancora, dopotutto insieme ad un greatest hits dei Ramones, è stato il primo disco che mi ha fatto sentire un giovanissimo punk-ribelle, diverso dalla massa, antisociale e anarchico (lungi da me sapere cosa significasse “anarchia” nel lontano 2010), anche se chiuso nella mia cameretta, camminando per i corridoi del mio liceo sentendomi in qualche modo figo con nelle cuffie canzoni come “Tomorrow Belong to Us” o “Unknown Soldier” o anche semplicemente facendomi grosso davanti agli amici più metallari.
Si, come credo moltissimi altri della mia età, i Casualties sono stati uno dei primissimi approcci al “punk” nella sua accezione più vaga possibile, svuotata di ogni possibile significato e del tutto depoliticizzata. Un gruppo che ai tempi segnava il passaggio, almeno per quanto riguarda la mia esperienza personale, dal primo punk di Ramones, Clash e Sex Pistols e che si distaccava, quanto meno nella mia giovane e ingenua visione del mondo, dal punk più melodico di scuola NOFX, Rancid e simili. Peccato (o per fortuna) che 14/15 anni nella vita si hanno una sola volta, poi si cresce, ci si scontra con lo schifo e l’insoddisfazione per questa esistenza, con l’oppressione del quieto vivere che pesa come un macigno prima ancora di prendere coscienza dell’oppressione quotidiana perpetuata dallo Stato e dal sistema capitalistico e quindi si sente la necessità vitale di trovare nuove risposte alle tensioni sovversive verso l’esistente in cui qualcuno vorrebbe condannarci a morte felice. Il No Future fine a se stesso, così come la venerazione per il “chaos” divenuto solo simbolo da sbandierare o scrivere su giubbotti in pelle, lasciano quindi passo alla ricerca di qualcos’altro. Per me questo altro son stati contemporaneamente i Crass, i Negazione e i Wretched. Ma questa è un’altra storia che forse non vi racconterò mai.

“Yeah, that’s right punk is dead, it’s just another cheap product for the consumers head… ain’t for revolution, it’s just for cash, punk became fashion like hippy used to be, ain’t got a thing to do with me” (Crass)

Giunti a questo punto vi starete legittimamente chiedendo perchè ho iniziato questo articolo parlando dei Casualties. E avete ragione.
Ieri sera i protagonisti di questo articolo hanno suonato alla Marzolo Occupata, spazio occupato e autogestito in quel di Padova. La rabbia contenuta nelle mie parole è però rivolta totalmente ed esclusivamente ai Casualties, al loro pubblico e si estende fino a toccare i lidi di una certa sedicente “scena” che supporta simili prodotti commerciali, che vede il punk solamente come un modo alternativo, perfettamente riassorbito entro i confini del mercato e dell’economia capitalista che rende tutto merce, per fare profitti, quindi nulla contro i compagni e le compagne della Marzolo. A loro, per quanto la mia opinione valga zero, mi sento solamente di recriminare il fatto che non dovrebbero nemmeno permettere che certi punk da copertina, certe “maschere da intrattenimento” (come li ha chiamati giustamente qualcuno), possano mettere piede e organizzare una serata totalmente svuotata da ogni significato politico in uno spazio occupato e autogestito.
Premessa doverosa per chiunque mi accuserà di arrogarmi il ruolo di “poliziotto della scena”, cosa che mi tengo ben lontano dal fare o dal voler essere, si può benissimo fottere lui e qualsiasi tipo di divisa, di autorità o di controllo/sorveglianza. Chiarito questo punto, possiamo proseguire.

Per farla breve io non so come chiamarvi. Signori, punx, compagni, signori compagni, insomma non lo so. Però c’è una cosa che ci tengo a sottolineare con la solita vena polemica che mi contraddistingue da tempo immemore. Belli i Casualties, veramente. Se hai 14 anni. Se hai 14 anni e pensi che il punk ed essere punk significhi solamente avere una cresta colorata, anfibi, un giubotto borchiato e frasi fatte tipo “punk’s not dead” o “skins & punx united”, si sono anche belle le canzoni dei Casualties. Poi si cresce, si comprende e si interiorizza che il punk e l’hardcore non sono moda, non sono un modo alternativo di vestirsi, non significa semplicemente urlare slogan svuotati di ogni potenziale rivoltoso e di qualsiasi significato sovversivo in un microfono, bensì tutto l’opposto. Il punk e l’hardcore sono, o quanto meno dovrebbero essere, critica radicale, lotta, autogestione, collaborazione che schiaccia ogni velleità competitiva, fottuto do it yourself, autoproduzione; dovrebbe esse la più spontanea e intensa volontà di sovvertire questo schifo di mondo e di sistema nelle sue viscere putrescenti, la tensione vitale alla rivolta, l’opposizione attiva, quotidiana e concreta all’idra capitalista e all’oppressione-repressione dello Stato, il rifiuto di ogni gerarchia e di ogni autorità, la solidarietà e la complicità con altri propri simili alla deriva in mezzo alla tempesta ma convinti, oggi più che mai, a proseguire in direzione ostinata e contraria perché dio cane primo o poi ce lo riprendiamo sto cazzo di cielo. Si questa è una minaccia per voi tutti difensori dell’esistente, anche voi disobba che infestate la cosidetta “scena” hardcore. Ma anche su questo argomento ci sarà tempo di scrivere e parlarne, statene certi.
Ed è ancora moltissimo altro che eviterò di scrivere, perchè io non ho risposte nè tanto meno verità da insegnare.
Quindi si bello il punk da copertina e da casa discografica, ma solo se avete meno di 14 anni e la cosa più “punk” che fate è passare due ore in bagno a tirarvi su il mohawk verde fluo prima di uscire di casa. E come scrisse qualcuno: “Alle creste colorate preferiamo il passamontagna”

Death to Capitalist Hardcore! E fanculo a chi vede nell’hardcore e nel punk soltanto un’altra mera merce per fare profitti. Per dirla con i Tear Me Down: “No, non ci servono astuti produttori, bottegai e commercianti, usurai e tirapiedi, contiamo su di noi, stiamo in piedi da soli. Sangue, sudore e lacrime: e’ questo il punk hc. Hc autogestito per la sovversione, unire le forze, annientare l’oppressione, unita’ d’ azione…rivoluzione!”

7 thoughts on “Am I Punk Yet?

    1. Grazie mille Mauro anche se il “bravo” è immeritato. Felice che qualcuno condivida simili pensieri e riflessioni!

  1. Punto primo: il 2010 non è “lontano”.
    Punto secondo: chi rinnega ciò che è stato e da dove viene, è probabilmente destinato a rifarlo. Ora tu, “vecchio” punk 22enne, rinneghi il mollaccione 14enne che non voleva distruggere lo stato. Dove sarai a 30 anni? A fare la morale a chi non è cresciuto? Distruggere lo stato va bene a 22 anni, poi le cose si cambiano in un altro modo? Quante volte la stessa solfa. Io diffido dai predicatori, sono sempre i primi a mollare.

  2. Premesso che, in gran parte, condivido l’articolo e certe riflessioni probabilmente andrebbero allargate anche ad altri gruppi punk nostrani. Gli stessi TMD che hai citato in chiusura, spesso (giustamente o meno non sta a noi dirlo) anni fa non da tutti/e erano amati in ambito anarcopunk. E’ vero però che ognuno ed ognuna possono davvero vestirsi a 14 come a 50 anni con creste, borchie o come cazzo pare senza essere giudicato o giudicata. Non si possono prestabilire i percorsi di vita per ogni persona, ognuno si avvicina a modo suo e se certi gruppi avvicinano le persone a certi tipi di situazioni possono anche essere utili. Negli spazi occupati, da sempre sono girati anche gruppi con messaggi apparentemente vuoti, ma i loro messaggi possono avere lo stesso una certa forza per altri. Ormai i Casualties (come altri anche da noi) appaiono solo la macchietta di ciò che erano 15 anni prima, per qualcun altro e per qualcun’altra non è così. Poi quando ‘i ragazzini e le ragazzine’ si accorgeranno che il punk ha senso se prende anche altri tipi di discorsi probabilmente manderanno a cagare questi gruppi ed i loro slogan ed abbracceranno altre tematiche…Ricordiamoci, tra l’altro, che la bellezza e la forza di un concerto non si può mai valutare dalla grandezza dei numeri delle persone coinvolte, dalla ‘fama’ dei gruppi, dai followers e dalle visualizzazioni. Sono ben altri i parametri per i concerti punx e per capire la serietà delle loro attività (musicali e non) che fanno spesso vale proprio il discorso contrario.
    A.

  3. Premesso che, in gran parte, condivido l’articolo e certe riflessioni probabilmente andrebbero allargate anche ad altri gruppi punk nostrani. Gli stessi TMD che hai citato in chiusura, spesso (giustamente o meno non sta a noi dirlo) anni fa non da tutti/e erano amati in ambito anarcopunk. E’ vero però che ognuno ed ognuna possono davvero vestirsi a 14 come a 50 anni con creste, borchie o come cazzo pare senza essere giudicato o giudicata. Non si possono prestabilire i percorsi di vita per ogni persona, ognuno si avvicina a modo suo e se certi gruppi avvicinano le persone a certi tipi di situazioni possono anche essere utili. Negli spazi occupati, da sempre sono girati anche gruppi con messaggi apparentemente vuoti, ma i loro messaggi possono avere lo stesso una certa forza per altri. Ormai i Casualties (come altri anche da noi) appaiono solo la macchietta di ciò che erano 15 anni prima, per qualcun altro e per qualcun’altra non è così. Poi quando ‘i ragazzini e le ragazzine’ si accorgeranno che il punk ha senso se prende anche altri tipi di discorsi probabilmente manderanno a cagare questi gruppi ed i loro slogan ed abbracceranno altre tematiche…Ricordiamoci, tra l’altro, che la bellezza e la forza di un concerto non si può mai valutare dalla grandezza dei numeri delle persone coinvolte, dalla ‘fama’ dei gruppi, dai followers e dalle visualizzazioni. Sono ben altri i parametri per i concerti punx e per capire la serietà delle loro attività (musicali e non) che fanno spesso vale proprio il discorso contrario.
    A.

  4. Premesso che, in gran parte, condivido l’articolo e certe riflessioni probabilmente andrebbero allargate anche ad altri gruppi punk nostrani. Gli stessi TMD che hai citato in chiusura, spesso (giustamente o meno non sta a noi dirlo) anni fa non da tutti/e erano amati in ambito anarcopunk… E’ vero però che ognuno ed ognuna possono davvero vestirsi a 14 come a 50 anni con creste, borchie o come cazzo pare senza essere giudicato o giudicata. Non si possono prestabilire i percorsi di vita per ogni persona, ognuno si avvicina a modo suo e se certi gruppi avvicinano le persone a certi tipi di situazioni possono anche essere utili. Negli spazi occupati, da sempre sono girati anche gruppi con messaggi apparentemente vuoti, ma i loro messaggi possono avere lo stesso una certa forza per altri. Ormai i Casualties (come altri anche da noi) appaiono solo la macchietta di ciò che erano 15 anni prima, per qualcun altro e per qualcun’altra non è così. Poi quando ‘i ragazzini e le ragazzine’ si accorgeranno che il punk ha senso se prende anche altri tipi di discorsi probabilmente manderanno a cagare questi gruppi ed i loro slogan ed abbracceranno altre tematiche…Ricordiamoci, tra l’altro, che la bellezza e la forza di un concerto non si può mai valutare dalla grandezza dei numeri delle persone coinvolte, dalla ‘fama’ dei gruppi, dai followers e dalle visualizzazioni. Sono ben altri i parametri per i concerti punx e per capire la serietà delle loro attività (musicali e non) che fanno spesso vale proprio il discorso contrario.
    A.

  5. Sinceramente nell’intro mi sono ritrovato più o meno uguale (quando avevo 15-16 anni, ANNI FA). Il problema di fondo dal mio punto di vista non è per “Prodotto commerciale” e stronzate simili (che tra l’altro entrata a prezzo popolare, si sono spaccati a merda e fatto i complimenti a tutta la Marzolo). Il problema purtroppo è chi punta il dito in automatico ai regazzini credendosi un guru del punk. Non ti sto dicendo che hai torto o sbagliato sui ragazzini poser et simili, ma quando “a 16 anni” mi hanno blastato di insulti su quello che credevo essere “punk” mi hanno fatto un cazzo di elenco di 2 pagine tra cd/libri (anche totalmente al di fuori del punk in sé con dei concetti mirati), mi hanno aperto la mente su tutto.
    Da vecchio de merda ti do due hint al volo:
    -Non giudicare i ragazzi, ne ho trovati tantissimi che hanno più testa di chi milita da ANNI.
    -Ti da fastidio che ci siano ragazzi che, alla fine supportano delle serate con un ragionamento sbagliato? Parlagli e informali su cosa è il punk e cosa non è.

    Firmato: Un vecchio di merda che era ai Casualties, con il passamontagna e la felpa e capelli corti.
    ps: “E fanculo a chi vede nell’hardcore e nel punk soltanto un’altra mera merce per fare profitti.” vai a dirlo ai Disobbedienti, non a dei compagni e ragazzi che si sono sbattuti per portare qualcosa di grosso a un prezzo popolare.

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