“Are you scared of our revenge?” – Intervista ai Matrak Attakk

Segnando un continuum con la tradizione anarcho-crust statunitense ed europea degli anni 90, tanto da un punto di vista musicale quanto e soprattutto a livello di attitudine antagonista/antiautoritaria e coscienza politica, i Matrak Attakk rappresentano uno di quei gruppi per cui “il punk è ancora una minaccia” non è solo uno slogan fine a se stesso ma una vera e propria dichiarazione di intenti e di guerra senza pietà a questo mondo.
Attraverso il loro crustcore battagliero e selvaggio, i Matrak Attakk fanno esplodere la loro rabbia contro il capitalismo, l’eteropatriarcato, lo sfruttamento animale e la psichiatria, innalzando fieri e fiere la bandiera della lotta trans-femminista, antispecista, anarchica e contro ogni forma di oppressione, sfruttamento e repressione.
Di questo e molto altro ho parlato insieme alla cantante Cristina in questa intervista ricca di riflessioni che oscillano costantemente tra il politico e il personale, tra aneddoti dei loro tour e dei loro concerti e un lungo approfondimento sulla scena punk/DIY e sul movimento anarchico/squatter belga.
Avete paura della nostra vendetta? Dovreste averne!

Ciao ragazzx! Partiamo nel migliori dei modi possibili, visto che il vostro nome mi ha sempre
affascinato: da dove nasce la scelta di chiamarvi Matrak Attakk e quale significato ha? E cosa vi ha
spinto a creare la band?

Il nome Matrak Attakk fu dato da un ex membro del gruppo e risale al 2015. All’epoca eravamo basati su Gent
e comunicavamo in lingua olandese. Matrak e’ una parola francese ( adottata dal dialetto fiammingo)
 e significa manganello. Attakk scritto così è naturalmente una licenza (poco) poetica e il riferimento
al KKK è la correlazione tra crimini della polizia e il KKK. Poi la finezza che non tutti hanno notato è che
il nome e’ stato cambiato da MatraK AttaKK a Matrak Attakk.
La seconda domanda richiede una risposta lunga dato che io sono l’unico membro originale rimasto mi riporta a come è nato il gruppo!
Eravamo andati avanti dalle ceneri di un altro gruppo del 2013-2014 che si chiamava Share Your Needles, il batterista e uno dei cantanti se ne andarono, prima l’una poi l’altro, e noi 4 decidemmo di restare insieme, ma dato che l’ex cantante si lamentava già che fossimo rimasti insieme e in più che continuassimo con quel nome, alcuni membri decisero di cambiare il nome prima del nostro primo concerto ad inizio aprile 2015. Il nome più votato fu quello che Moshrat, ex co-cantante, scelse che era proprio questo. Suonava bene e ci trovava tutt* d’accordo. La band è nata quindi da un desiderio di continuare a fare musica in drop C e suonare e registrare.

Vi definite un gruppo anarchico, queer e femminista. Che significato date a queste dimensioni della
lotta politica e quanta importanza ha per voi diffondere certe discorsi all’interno della scena
hardcore punk? Siete impegnati in qualche collettivo o percorso di lotta specifico?

Continuando il filo logico della domanda 1, il gruppo rimase a Gent finchè 4 su 6 se ne andarono e dopo di che
mi trasferii a Liegi con uno dei chitarristi in uno squat dove riformammo i MatraK Attakk due mesi prima di partire in tour. Dato che mi ero sbattuta per creare anche questo tour, cancellarlo non mi era neanche passato dalla mente, in più i nuovi membri erano politicamente molto più vicini a me. Quindi solo da allora, nel 2017, il gruppo oltre che essere anti psichiatrico è diventato anche anarco-queer-femminista.
Non voglio separare le 3 parole, perchè scriverle con un trattino chiarifica il tipo di “Queerness” e “Femminismo” nel quale ci rispecchiamo.
Anche se nella domanda hai tralasciato l’antipsichiatria, diciamo che quest’ultima è stata il mio movente
più importante nella ricerca di un gruppo come i MxA e a spingermi a fare punk dal 2004-05. Nel primo CD uscito per Vleesklak e Dead Punx Society si parla sopratutto di anti psichiatria.
Avendo conosciuto Toto che prese la batteria e Py che all’epoca prese il basso, mi decisi a lasciarmi andare a testi anarco-femministi e anche a considerare l’italiano come lingua per scrivere testi, anche per cambiare un po’ l’intonazione musicale e per riscoprire meandri dimenticati del mio cervello. Senza fare pubblicità non richiesta a collettivi, ne mettere in luce persone e movimenti che preferiscono restare nell’ombra, posso dirti che quattro parole sono difficili e troppo catalogative per riassumere le lotte nelle quali siamo (stati) impegnat*. Alcuni esempi sono benefit, boicottaggi, iniziative anarco queer femministe ma anche antispeciste, internazionaliste antifasciste o semplicemente solidali con chi al momento aveva più bisogno. Come del resto, molte persone fanno e continuano a fare nella scena DIY punk mondiale.

Nel corso degli anni avete pubblicato un buon numero di split, qual è il vostro legame con questo
formato? Come scegliete i gruppi con cui condividere un split solitamente?

Bhe diciamo che Py è l’appassionato di split, io ho spinto da anni per il full lenghts ahah! Secondo lui è noioso un album di un gruppo solo. Comunque Toto che era un’essenza creativa e produttiva dal 2017 al 2018, ci spinse a registrare (chiaramente da soli e nello squat Highway to hell dove vivevamo io, Toto e Py, prima che Remco ci riaggiungesse quando Toto se ne andò) e dato che avevamo 6 pezzi non potevamo fare altro che uno split, un amico dei Mutabo Milos Romac, ci consiglio’ i PAKT, dato che avevamo appena registrato qualche canzone, essendo stati in Slovenia conoscevamo un po’ la band e avendo sentito il gruppo e visto che anche loro scrivevano in diverse lingue con testi politici ma originali e che la voce di Nika mi piaceva molto, decidemmo che sarebbero stati ideali per uno split con noi, così gli abbiamo chiesto se avevano voglia di fare a metà. Con Grenzlinie diciamo che essendo stato un mio gruppo da pischella, ritrovandomi con un master che non sapevo neanche d’avere e 3 canzoni che avrebbero dovuto entrare in uno split con Cluster Bomb Unit decisi di utilizzarle per un ‘7 coi Matrak, cosi’ si faceva alla svelta, dato che nel 2019 sarebbe uscito anche l’album split con i Discordance. I Discordance li trovo’ Py dato che conosceva alcuni dei membri che anche noialtr* abbiamo avuto il piacere di incontrare successivamente durante i nostri tour in Grecia… Abbiamo fatto split tapes con Ascidie (amici di Toto e Py) e Global Horror perchè li conosciamo per davvero appunto e riguardo il prossimo split LP ti rispondo dopo.

Finalmente lo scorso anno avete pubblicato il nuovo disco “What the Fuck Is under the Spotlight?”,
un devastante concretato di anarcho crustcore militante e incazzato. Cosa vi ha influenzato dal
punto di vista politico e personale nella scrittura di quel disco e dei vari testi?

Ho scritto i testi di “What the Fuck Is under the Spotlight?” a cavallo del 2019 e il 2020, lo scoppio dell’era covid. Quindi si parte dalle foreste che bruciano fino ad arrivare al lockdown, la repressione, la discriminazione e l’alienazione di quest’ultimo. Premetto che io scrivo senza pensare troppo e mi lascio guidare dalla tastiera e butto fuori ciò che ho nel cuore, cosa che fa si che “What the fuck..” sia un diario incazzato di questo periodo strano, anche se il covid non è mai nominato apertamente dato che la ridondanza di notizie su questo tema mi faceva passare la voglia di parlarne, cosi come la confusione del momento e i sentimenti misti che abbiamo provato tutt*, mi han ben fermata dal dare opinioni ed emettere sentenze, ma a descrivere cosa stava accadendo con gli occhi di quella che ero io al momento, guardando cosa succedeva attorno e quali erano le conseguenze negli animi delle persone denunciando come l’umanità, stia retrocedendo a un individualismo e un egoismo mai esistito. E non mi riferisco al portare o no la mascherina, certe discussioni le lascio a chi non sa che altro dire, ma mi riferisco al menefreghismo dei potenti nei confronti di chi una casa non ce l’ha, dato che le persone continuavano ad essere multate, sfrattate, espulse e picchiate durante il covid, e le donne abusate e picchiate non potevano fare altro che restare a casa dei loro oppressori, la polizia ha avuto il vero semaforo verde per picchiare e uccidere chi hanno sempre odiato (nel nord europa, sopratutto persone di religione musulmana e non bianchi), e di arrestare coloro che hanno continuato a manifestare per cause politiche (e NON mi riferisco ai moti anti green pass) e umiliare, picchiare avversari* politic*...

Tornando a parlare di femminismo e questione queer, per quanto la storia dell’hardcore punk abbia
visto molte band appartenenti alla comunità LGBTQ+, rappresentanti di istanze queer e antisessiste
(basti pensare a Homomilitia o Los Crudos), la scena non può essere affatto considerata come un
luogo sempre sicuro ed estraneo ad atteggiamenti machisti, sessisti o omo-transfobici. Come
Matrak Attakk quali sono gli atteggiamenti di merda e prevaricatori che ancora notate all’interno
della scena o ai concerti? E come vengono accolti i vostri testi o i discorsi femministi che fate
durante i vostri live?

Sottoscrivo! Bhe come la vedo io è: gli ambienti punk e diy sono, per istanza e partito preso, posti dove sessismi di tutti i tipi sono stati banditi, quindi mi sento libera a denunciare ogni forma di repressione, atteggiamento provocatorio o prevaricatore che vedo dato che il microfono ce l’ho io e quindi posso fermare qualcosa di brutto che sta accadendo.
Chiaramente più invecchio più mi rendo conto che a volte ho esagerato con le mie reazioni, a volte non ho visto, adesso cerco di acquisire maturità nel denunciare ciò che accade, quando accade.
Durante la nostra ‘carriera’ di 7 anni di cose ne sono successe, sopratutto a me in ambito sessista, dopo anni credo che i cretini inizino ad avere paura di me, ma ancora ne succedono di cose che posso soltanto citare in lista dalla più blanda alla peggiore : mandarci a quel paese, gente che si allontana dopo un discorso, insulti, provocazioni da parte di altri gruppi punk, tastate, botte, il famigerato pisello all’aria seguito da sega prima di esser fuori, per finire con mani nel sedere e nei genitali, da svegl* o no…AMEN!
Chiaramente la maggior parte delle volte, specie ultimamente che sto imparando a non parlare troppo a
lungo cercando di essere chiara concisa e meno noiosa (anche se non sempre mi riesce), le persone che vengono a vedere e i gruppi che suonano con noi, gli organizzatori etc condividono ciò di cui parlo o almeno rispettano quello che veniamo a dire, o magari non ascoltano, ma più si invecchia più si viene lasciati parlare devo dire..
.

Pensate che ancora oggi il punk in tutte le sue forme possa essere un mezzo valido per esprimere e
diffondere messaggi netti contro questo mondo fatto di oppressione e repressione, sfruttamento
dell’essere umano quanto degli animali, così come contro il capitalismo che devasta e saccheggia
l’ambiente? Che potenziale ha il punk per i Matrak Attakk?

Si, il punk può : finchè i gruppi parleranno di queste tematiche da te citate e altre, ci saranno persone che saranno costrette ad essere diciamo ‘bombardate’ da questi discorsi alternativi che non si sentono spesso fuori, e ciò spingerà ancora persone a informarsi, leggere, guardare o ascoltare chi ha da dire a riguardo. Spesso durante i concerti i gruppi non parlano più molto, ma almeno portano una maglia di qualcuno che lo fa, o vendono a prezzo libero, o semplicemente si comportano bene con gli altri, che ultimamente non e’ poco.
Ancora ogni tanto, ogni mooolto direi, qualcuno mi chiede di qualche testo e io quasi mi sciolgo che
ancora ci siano persone che amino leggere e rispecchiarsi nelle parole di qualcuno che riesce a esprimere ciò che avresti voluto dire, ma non sapevi come, qualcuno che riesce a tirarti fuori concetti e parole che non riuscivi a esternare … finchè succede questo, è vero. Finchè questi gruppi con tanto da dire non verranno assorbiti nel commerciale (cosa che già sta accadendo ai più orecchiabili e/o raccomandati) allora li si rischia di scadere nel cliche’ e uccidere ciò che ancora esiste nella nostra scena.

Nel vostro split con i Discordance avete un pezzo in cui trattate della questione sociale e politica
rivoluzionaria del Rojava. Che importanza ha questa esperienza che ruota attorno a questioni
ecologiche e femministe per i Matrak Aattakk

La Siria del nord, il popolo kurdo, l’ YPJ e tutti i gruppi di combattent* che hanno avuto e hanno un ruolo
nella lotta del Rojava mi appassionano molto. Cerco di andare ad ascoltare e leggere tutto quello che trovo a riguardo e ho tentato anni fa di scrivere una fanzine riassuntiva su di loro, tanto e’ vero che ho cercato Martin di Adrestia dato che aveva creato una rete informativa sul Rojava che era ‘Punks for Rojava’ che è servita fino a qualche anno fa a raccogliere soldi e inviarli direttamente attraverso una persona kurda che ora non c’e’ più, a YPJ, YPG e internazionalisti che ne avevano bisogno nel loro combattimento per la libertà. Cosi’ iniziammo a raccogliere soldi ad ogni tour o concerto, stampando anche magliette in bianco a nero (le svedesi erano a colori e costavano troppo per i nostri gusti) e magliette con un design personale per chi non voleva un kalashikov sulla maglia ne’ una bandiera (e meno male che facciamo serigrafia DIY) per venderle a meno così che tutti potessero permettersela ,insomma MxA nel suo piccolo ha cercato di inviare soldi nel Rojava e successivamente ai diversi benefit JinWar, Mezzaluna Rossa Kurdistan, Make Rojava Green Again, e chiaramente a fornire ogni tipo di sostegno necessario a** combattenti.
Le questioni della Jineologia, l’ecologia e come le donne kurde e medio orientali vedono la sorellanza,
come abbiano rivoluzionato il preconcetto di femminismo e eco-femminismo nella testa di noi femministe occidentali e’ stupefacente e le guardo da lontano piena di ammirazione. In un libro che ho letto recentemente, una donna kurda spiega ad una occidentale che in realtà noi siamo molto più oppresse di loro con una finezza assoluta. Non posso non darle ragione.

Domanda prettamente musicale. Vi definite come un gruppo anarcho-crust-core, dunque quali
sono i gruppi che vi hanno e continuano ad influenzarvi nel comporre la vostra musica?

Bhe per questa domanda devo scrivere agli altri, per quanto mi riguarda, gruppi e personalita’ come: Wendy O Williams & The Plasmatics, Motorhead, Detente (con Dawn Crosby), Lost World, Harum Scarum, Acute, Patti Smith, ma anche Bathory, Venom, Judas Priest,Alice Cooper, CRASS, Anti Product, Contravene, Naked Aggression, Diamanda Galas, Bonnie Tyler e pochi altri, mi hanno influenzato molto!
ANTOINE : punkabbestia francesi con birre calde e senza bolle, François Juno, The Who ( grazie a Peter
genio con 3 corde), Zebda.
PY : vecchio crust e anarco punk
MIGOU : Stench, Noisegrind, NWOBHM, Cardi B and Amebix

Cosa potete dirci invece della scena punk politicizzata e diy belga? Quali sono attualmente i
collettivi, le realtà, gli squat più attivi a portare avanti una dimensione più militante
dell’hardcorepunk?

CRI: Ho vissuto in belgio dal 2007 al 2020, 3 anni ad Anversa, 6 a Gent e 3 a Liegi.
Devo dire che di scena DIY ce n’è tanta in Belgio, c’erano tantissimi gruppi tra Gent, Anversa e Brussel, almeno io conoscevo più che altro quelli! Ad Anversa c’era la Lintfabriek dal 1981 al 2007, chiaramente me la sono persa! Non era uno squat ma un podio frequentato da gruppi alternativi diy e non di tutto il mondo! Però c’era il Koevoet (cfr. piede di porco), uno squat con concerti DIY! Io ero fissa al Den Drempel(RIP) e al Pandemonium(RIP) a 21-24 anni, Il Music City invece è ancora esistente ed è un posto piccolo ma carino dove suonano gruppi diy di tutto il mondo e anche abbastanza spesso.
Anche al Kids Rhytm and Blus Cafè ci sono spesso concertini… so che una chiesa stupenda fu squattata per
poco tempo, ma io scappai da quella città quando Bart de Wever (famoso politico fiammingo molto di destra
arrivato al governo con NVA) fu eletto sindaco (un Renzi di Antwerpen ahah) dato che i controlli della
polizia, le multe e gli arresti notturni crebbero a dismisura. Posso dire che i Travolta e gli Arrogant sono gruppi DIY con testi e idee piu politiche per i personagg* che ci transitano
.


A Gent invece ci andai per studiare psicologia, ma sapevo che aveva una storia di squat e anarchia più
interessante delle altre città fiamminghe! Anche se chiaramente io arrivo sempre tardi quando lo
splendore si attenua. La sono stata coinvolta in collettivi femministi anche se un po’ troppo ‘perbenino’
per me, dove ho imparato però molto. Il problema di questi collettivi femministi e’ che non amano il punk.
Quindi per trovare posti più anarchici, dovetti trovarmi un gruppo misto (pre MxA).
All’epoca c’erano il Bakunin Pogo Bar (RIP, ex Barbar), il Van Monk con la palestra antifascista, il Landhuis,
il Camping, Ter Goten (anche se e’ a Herzele), ‘De Bank’ (rip), Den Bristol (RIP), Tubel (RIP), Het Assez! (centro anarchico affittato a Gentdal ’93) e tanti altri di cui non ricordo il nome, diciamo che questi erano quelli
che ho frequentato, o aperto, o dove ho vissuto con altre persone e dove c’erano o si facevano attività.
Comunque nonostante uno squat attivo in se’, sia un espressione di anarchia, non posso dire che tutti gli squatters siano politici e amino fare iniziative politiche e c’erano molte discussioni tra attivisti politici e puramente musicali. Le Volkskeuken (cucine del popolo) andavano alla grande, insieme ai concerti
DIY punk. Il Landhuis era di puro stampo hippie/travellers ma quando ci sono finita a vivere io l’ho trasformato
in un posto puramente punk, facevo 3 concerti a settimana nel 2015 e chiaramente dopo quasi un anno gli hippies non hanno apprezzato e sono volata di fuori. ahah! La è nato ‘On the Rag!’ il mio festival benefit di stampo anarco femminista dove cercavo di fare una line up piena di donne, chiaramente non mi riusciva alla perfezione, ma era un festival benefit in uno squat, dal 2015 al 2019.


A Liegi quando mi trasferii andai a vivere al Kre-Action, dove c’erano concerti e attività di tutti i tipi
e molte persone diverse vivevano insieme. Toto che poi suonava la batteria con noi, faceva atelier
di serigrafia e di bicicletta e altre iniziative e Py con lui anche se non viveva la ancora.
C’era la ‘critical mass’ delle biciclette, c’erano benefit e qualche punk interessato sia al lato politico che
a quello musicale, ma devo dire che da anni ovunque io vada, ci sono sempre meno punk interessati a
iniziative politiche! Col Kre-Action ci siam spostati diverse volte finchè io Py e Toto non ci
siamo separati e abbiamo squattato l’Highway to Hell, una casa grande e bella con due giardini annessi, pietre
tombali annesse e impianto elettrico, sala concerti piccola, bar enorme in sala con depuratori d’acqua anni ’30
e colonne di amianto che abbiamo cercato di isolare e proteggere.
Finalmente tra noi 3 siamo riusciti a fare più benefit e attività politiche come domeniche mattinee di concerti uniti a ‘scrivere lettere ai prigionieri’ e comunque ad ogni concerto o quasi riuscivamo a donare un po’ di entrate a qualche istanza! Solo che dopo poco abbiamo subito notato che i collettivi anarchici e femministi da noi non ci venivan troppo, sia perchè eravamo un po’ isolati sull’autostrada, sia perche’ il punk, non gli piaceva! Insomma la tendenza degli anni era : o fai un festival o hai pochi ingressi! Altri squat con attivita’ erano ‘Pigeon Communale’ (una ex banca) e ‘Tunnel(rip)’.


Brussel invece brulicava di queer punk politicizzat* e chiaramente l’erba del vicino e’ sempre più verde:
gruppi come Rene’ Biname’ hanno fatto la storia del punk anarchico in Belgio in quel di ‘Leuvain la Neuve’
dove esiste un quartiere autogestito fatto di abitazioni leggere. Posti come il ‘Barlok’ (RIP) hanno portato la cultura Queer-Noise/Punk in hype senza manco volerlo. ‘Il Magasin 4’ è il luogo dove i gruppi locali sperano di esser mai chiamati a suonare con i loro idoli d’infanzia, dove Napalm Death, Oi Polloi e Discharge possono suonare ed esser anche pagati, insomma. Brussel pullula di collettivi e gruppi politicizzati: antispecisti come Doggy Bag Crew, queer femministi come Bitchcraft, Rainbow (per i profughi LGBTQI+)e tanti ancora!
A Leuven, c’e’ il centro giovani SOJO dove le persone coinvolte sono di stampo anarchico e/o antifascista.

PY: Due di noi hanno passato diversi anni nella scena belga, fiamminga e vallona. Queste scene erano molto attive negli anni 90 e 2000, sicuramente se comparate alle dimensioni del paese, specialmente nella parte fiamminga!
La città più attiva della regione vallona era Liegi. Là facevamo Food not Bombs, aprivamo squats, facevamo
concerti… ma molti sono invecchiati e altri se ne sono andati, adesso non c’è veramente una nuova generazione,
e la scena è meno attiva. C’è ancora uno squat che fa concerti ma non proprio politicizzati, mentre per quanto riguarda la scena francese, ci sono ancora pochi squat importanti e politicizzati in alcune città più grandi, ma le leggi ultimamente sono cambiate e ci sono sempre più sgomberi e minacce di sgombero, non ci sono abbastanza spazi occupati per creare qualcosa di grande e unificato.
Abbiamo molti collettivi che comprano o affittano fattorie e case di campagna con terreni e organizzano eventi.
Adesso è molto più difficile organizzare qualcosa nelle città per via della gentrificazione. Tutto dipende anche da che area. Ci sono aree completamente spopolate che non hanno nessun tipo di movimento.
Tra i posti autogestiti delle campagne Bretoni possiamo nominarne alcuni come Penkalet, La Rouille, Bovel,
L’autre monde e l’Etable.
Poi ci sono città politicamente attive con più ricambi generazionali come Rennes dove ci sono collettivi
di punx politicizzati che ruotano intorno ad alcuni gruppi locali.
A Strasburgo c’e’ la AIM Strassbouri, che fanno spesso concerti benefit con tematiche anarchiche.

Nel corso del 2022 avete avuto ben quattro tour in giro per l’Europa, come sono andati?
Quali sono state finora le date, gli spazi e l’esperienze più belle che avete attraversato e vissuto?


Devo dire che quest’anno concludiamo a grosse linee l’Europa, dato che il covid ci ha fatto annullare molti
tour. Per me e’ stato bellissimo e toccante suonare in posti come il Sud Italia, la Sardegna, ma anche
tornare in Grecia dove ti senti amat* per via della loro grande affluenza ai concerti, di aver finalmente
suonato nei Balcani dove ancora non eravamo riusciti ad andare che erano l’Albania, il Montenegro, la Bosnia!
Di esser riusciti a vedere Malta e Creta, la Sicilia (Catania e’ stata stupenda!) , la Calabria dove devo dire
che mi sono molto affezionata a Cosenza e Reggio Calabria per via della biblioteca anarchica a Cosenza
e il CSOA Angelina Cartella a Reggio di aver risuonato al CPA a Firenze dopo 20 anni XD, di aver visto la presentazione del libro di Laura Raf punk alla Scintilla e averne ricevuta una copia da Beatrice in regalo.. di aver riaperto molte stagioni concerti in svizzera, aver rivisto tant* amic*…aver fatto un tour assieme ai tesori degli Interpunkce, esser stati drogati di funghetti allucinogeni per sbaglio, essermi svegliata con un tatuaggio nuovo a Brno, aver nuotato nel lago, aver vomitato, riso, pianto, ballato come sempre.
Perchè non c’e’ da prendere più niente per scontato di questi giorni…

Prossimi progetti in casa Matrak Attakk?

Bhe un festival in Bretagna a fine Agosto e poi registrazioni per uno split LP con ‘Persona Non Data’ da Groningen, amic* con cui ci fa molto piacere dividerci un vinile! Poi dal 7 settembre al 26 settembre saremo in tour in Inghilterra, Scozia, Irlanda! Il prossimo anno pensiamo di tornare in Scandinavia per la terza volta perche’ Antoine  e Migou non ci sono mai venuti e Finlandia per la seconda volta! Poi andremo per la prima volta nel sud est asiatico e Giappone, covid permettendo!

3 thoughts on ““Are you scared of our revenge?” – Intervista ai Matrak Attakk

  1. thanks for the interview, they are interesting and nice crew..
    I follow your blog for quite some time and it’s great.. but would be even better if there is more stuff on english for us non italian speakers..
    just curious, can I try to translate this interview and publish it on my blog? with the credits and the source mentioned, of course..
    cheers!

    1. Hi! thanx for the feedback on the interview and the blog.
      Of course you can translate and post this interview on your blog, don’t worry, spread the voice and keep the punk a threat!

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