Cimiterium – S/t (2022)

Da pochissimo intervistati su queste pagine, gli australiani Cimiterium giungono finalmente alla pubblicazione del loro nuovo disco, un self titled album in formato 7″ che segue la loro prima demo dello scorso anno e di cui già vi ho parlato nel primo appuntamento della rubrica Crust as Fuck Existence!

Anticipato dal “singolo” Tomorrow is an Open Grave e introdotto da un artwork di copertina ispirato profondamente da una precisa estetica “stenchcore” di ispirazione celtica e dark fantasy disegnato da Archaic Filth, questa ultima fatica in studio dei Cimiterium riprende la strada aperta con la già citata demo, ma lo fa con una maggiore consapevolezza, una spirito battagliero più marcato e una maggiore dose di personalità. Il suono dei crusters australiani ha le radici ben salde in quel kompost pestilenziale noto come stenchcore che, partendo dalla lezione seminale di Deviated Instinct e Antisect, ha poi diffuso il culto apocalittico del crust punk in tutto il globo, trovando adepti e seguaci ad ogni latitudine pronti a prendere d’assalto questo mondo sguainando le spade e brandendo le asce. Musicalmente il crust punk dei nostri è guidato da riffing di chiara natura thrash metal, suonato alla maniera primordiale e pur sempre punk dei Sacrilege e di certi Hellkrusher, con lo spettro degli Hellshock ad aleggiare in agguato nell’oscurità per tutta la (breve) durata del disco.

I Cimiterium, pur rimanendo fedeli alle coordinate classiche del genere, sia quelle storiche che quelle più recenti, non si limitano a fare un misero copia-incolla di ritmiche, riff e melodie pescando dal vasto quanto monolitico calderone crust punk, ma riescono in tutte e quattro i brani a fare trasparire una buona dose di gusto personale e di sincera ispirazione in fase compositiva, al punto da suonare, se non per forza originali (cosa estremamente difficile in ambito stench-crust oggigiorno), quantomeno come una boccata d’aria fresca e un nuovo capitolo estremamente valido e godibile nella lunga e affollata storia del crust punk e dello stenchcore. Undici minuti in cui trasuda tutta la passione viscerale che la band australiana nutre per certe sonoritá, certe atmosfere e per una precisa attitudine legata a questo genere, un’attitudine profondamente antagonista e conflittuale che vede nel punk nient’altro che la colonna sonora per attaccare e resistere in questi tempi di merda.

Quattro tracce di ottimo stench-crust punk che, come ci si aspetta dal genere, si dimostra maestro nell’evocare tensioni apocalittiche da un lato e pulsioni bellicose e barbariche dall’altro, travolgendoci con un impetuosità spieta e furiosa. Fate come me, date un po’ di tregua ai dischi dei Fatum e degli Agnosy e tuffatevi a capofitto negli abissi di questo nuovo disco dei Cimiterium senza esitazione. Ancora una volta non ci resta che aspettare lo scontro finale, facendo risuonare lo stenchcore tra le macerie di questo mondo e preparando la crust-resistenza!