Comunicato Numero Zero

Compagni/e punx rivoluzionari/e, siamo rimasti tranquilli e abbiamo sofferto la violenza del sistema per troppo tempo. Ci attaccano quotidianamente. La nostra risposta sarà violenta ed il problema non è se la rivoluzione sarà violenta o meno. Non subiamo ogni giorno gli orrori della violenza statale e della guerra? La violenza del sistema è ovunque e ci opprime nella nostra vita quotidiana. Lo sfruttamento salariale e le nostre stesse esistenze sacrificate sull’altare del profitto non sono forse, ogni giorno, guerra? Le morti nelle carceri, gli omicidi nei CPR, i morti alle frontiere dell’Europa e nel Mediterraneo non sono forse, ogni giorno, guerra? La devastazione ed il saccheggio degli ecosistemi in nome degli interessi del capitale non sono forse, ogni giorno, guerra? La pacificazione sociale imposta con la repressione brutale e mantenuta con il controllo e la sorveglianza delle nostre vite non è forse, ogni giorno, guerra? Fratelli e sorelle non possiamo delegare il nostro desiderio di iniziare l’offensiva, noi dobbiamo attaccare. Qui e ora.

E ancora una volta saremo pronti a riconoscere gli sconosciuti come amici attraverso le loro azioni. Che si uniscano alla brigata arrabbiata del disastro sonoro dieci donne e uomini animati dalla scintilla della violenza rivoluzionaria abbandonando la lunga agonia della sopravvivenza; da questo momento finiscono i tempi della disperazione e dell’alienazione e inizia finalmente la festa dell’insurrezione. Queste sono parole di rabbia, fratelli e sorelle, compagni e compagne punx, ed è giunto il momento di armarle queste parole. 

E’ da troppo tempo che la rivoluzione bussa alle porte delle nostre città noiose. Lasciamo dunque divampare la gioia di distruggere in modo totale questo mondo che ci distrugge ogni giorno. Non e’ più tempo di parole, non è più tempo di proclami. La gioia armata è ancora nel cuore.

La Brigata Arrabbiata del Disastro Sonoro

Data sconosciuta, ancora chiusi nella città contaminata e iper-sorvegliata. Finirà mai? Quando annunceranno che tutto questo sarà finito, con proclami gioiosi di ritorno alla normalità, speriamo sia solo la fine della loro pace e l’inizio della nostra, per troppo tempo attesa, vendetta. Senza dimenticare, in tutto questo, cari miei e care mie, signore, punx, compagni, signori compagne, che solo il crust farà da colonna sonora all’insurrezione che verrà. Perchè, mi sembra stupido doverlo ribadire, solo il crust ci salverà. E ancora una volta sono qui a parlarvi di tre dischi e tre gruppi della scena crust punk italiana degli anni Duemila e dell’importanza che hanno avuto per me, visto che purtroppo sono nato troppo tardi per vivermi in prima persona quel periodo storico e quella scena. Tutto quello che scriverò sarà profondamente soggettivo, come lo è stato dal primo giorno in cui decisi di aprire questo blog, anche perchè, per scelta, non sono un critico musicale e soprattutto perchè lascio la triste ambizione di fare il critico musicale a chi in queste sonorità non vede altro che merci alternative da cui trarre profitti.

Partiamo dal 2003, anno in cui viene registrato e dato alle stampe “L’Oblio Copre Ogni Cosa” secondo disco dei Disforia dopo il primitivo demo pubblicato l’anno prima e intitolato “Quattro Frammenti di Orrore Quotidiano”. Un disco, questo “L’Oblio Copre Ogni Cosa”, che quando recuperai anni fa mi fece subito pensare di star ascoltando un lavoro seminale per l’allora scena crust punk italiana. E seminale lo fu davvero, visto che stiamo parlando di uno dei primi lavori pubblicati nella penisola caratterizzati da sonorità crust-grind che si rifacevano tanto ai Doom di “War Crimes (Inhumans Beings)” e di “Total Doom” quanto agli Extreme Noise Terror di “A Holocaust in Your Head” e “Phonophobia”, senza abbandonare l’influenza primordiale del d-beat dei Discharge. Il nome stesso scelto dai Disforia sembrerebbe voler richiamare l’influenza dei Discharge utilizzando appunto una parola avente come suffisso “Dis-“, come fatto da infiniti altri gruppi a livello internazionale. Tornando a parlare nello specifico dello splendido “L’Oblio Copre Ogni Cosa”, il disco viene introdotto da un’intro di un minuto e mezzo che ci fa piombare immediatamente nell’oscurità costruendo un’atmosfera dai tratti apocalittici. Ma è con le prime note di “Infermità Mentale” che si viene inghiottiti da una tempesta di devastante grinding d-beat crust punk, un sound aggressivo e brutale che avanza bramoso di distruzione e che non si placherà fin quando di questo mondo non rimarranno che inutili macerie. La proposta dei Disforia appare come attraversata da una ferocia barbara,  da un’odio istintivo e da una esigenza espressiva inarrestabile che trasuda da ogni singola nota di ogni singolo brano presente su questo “L’Oblio Copre Ogni Cosa”. Un disco che non cesserò mai di ritenere fondamentale, quanto meno per l’evoluzione dei miei gusti.

Nel Mio Mondo il Sole Non Sorge Mai“, secondo disco dei Disprezzo, esce nel 2004 ed è una tempesta di crust punk profondamente radicato nella lezione della scena svedese, sia quella della prima ondata (Anti-Cimex e Avskum) sia quella venuta più tardi (Disfear e Wolfpack), imbastardito con frequenti incursioni in territori black metal. Già dal titolo si può percepire un’atmosfera apocalittica e oscura di amebixiana memoria ed infatti la titletrack, che ci introduce a questo magnifico lavoro, ci travolge immediatamente e senza pietà con una tempesta di furioso e tuonante crust punk impreziosito da riff di matrice black su cui si stagliano imperiosamente vocals infernali e lancinanti. Dieci tracce per un totale di 25 minuti che continuano a diramarsi sulle coordinate di un crust/d-beat di matrice svedese che però sembra intimamente teso ad esplorare gelide ed oscure lande black metal, creando soprattutto attraverso melodie di chitarra e un martellante lavoro dietro le pelli, paesaggi e atmosfere dai toni estremamente cupi ed apocalittici. Le pulsioni (black) metal sembrano animare in profondità il sound dei Disprezzo ed emergono difatti prepotentemente nel riffing e in alcune soluzioni melodiche della chitarra così come negli assoli, riuscendo in questo modo a rendere più variegate le varie tracce in cui ci imbattiamo durante l’ascolto di questo, a mio parere, magnifico “Nel Mio Mondo il Sole Non Sorge Mai”. Il tono apocalittico che attraversa l’intero disco viene evocato in modo perfetto da tracce come “Un Giorno” o “Xx/xx/xxxx”, ottimi esempi di moderno crust punk di scuola svedese in cui il riffing di chitarra e la batteria martellante la fanno da padroni assoluti e travolgono con una furia senza eguali. Inutile continuare a parlare nello specifico di questo o quell’altro brano, perchè “Nel Mio Mondo il Sole Non Sorge Mai” è uno di quei dischi in cui bisogna tuffarcisi a capofitto senza pensarci mezzo secondo, ascoltandolo dall’inizio alla fine senza riprendere mai fiato. E’ un disco assurdo in cui convivono in modo perfetto le pulsioni crust e quelle (black) metal, dunque un disco che, per gusti personali, rimane uno dei migliori pubblicati all’interno della scena punk italiana nei primi anni duemila.

“Deboli creature incatenate, destinate al nostro piacere, spero non vi siate illuse di trovare qui la ridicola libertà concessa dal mondo esterno, siete fuori da confini di ogni legalità, nessuno sulla terra sa che voi siete qui. Per tutto quello che riguarda il mondo voi siete già morti”. Si apre con questo spezzone, tratto probabilmente dal film-capolavoro “Salò o le 120 Giornate di Sodoma”, il bellissimo “Figli della Vostra Catastrofe” dei romani Dirty Power Game, disco che vede anch’esso la luce nel 2004. Il sound dei Dirty Power Game affonda le proprie radici nella lezione seminale di dischi quali “A Holocaust in Your Head” degli Extreme Noise Terror e “Unrest” dei Disrupt, un crust-core/grind in cui si sente ancora tutta l’influenza dell’hardcore punk di wretchediana memoria. “Figli della Vostra Catastrofe” ha una batteria costantemente martellante che alterna ritmi d-beat ad improvvisi e brutali blast beats capaci di riportare alla mente addirittura i seminali Asocial di “How Could Be Hardcore Any Worse?” del 1982. La prima traccia in cui ci imbattiamo è la devastante “Cappio alla Gola”, un furioso assalto di grinding crust-core accompagnato da un testo aggressivo che si scaglia contro la democrazia, le carceri e tutto il nostro mondo, promettendo, come fosse una dichiarazione di guerra scandita da un’alternarsi di vocals tra Nicola e Massimo, che “cresce e avanza la mia voglia di distruggere”. La successiva “Niente”, una feroce aggressione di grind/crust-core in cui si sentono perfettamente gli echi di Doom, Extreme Noise Terror e Disrupt, è sorretta da ritmi d-beat insistenti e brutali che sembrano poter sbriciolare le ossa. Con questo devastante quanto brutale concentrato di grinding-crust punk, un’assalto barbaro e che non mostra il minimo segno di cedimento, i Dirty Power Game non lasciano scampo a niente e nessuno, disseminando dietro di se solamente macerie e rovine.

 

Questi sono solamente altri spunti che ritengo validi e interessanti per la lotta dei/delle punx rivoluzionari/e destinati ad essere discussi, corretti e soprattutto messi in pratica senza perdere tempo. In questi tempi e in quelli che verranno i padroni e lo Stato hanno paura di possibili rivolte e ribellioni. Ecco allora che dobbiamo essere pronti più che mai per non ritornare a nessuna rassicurante normalità. Per non essere mai più disarmati, armiamo la nostra gioia.