Crust punk dalle lande nebbiose – Intervista ai Decadenza

Attivi dal 2009 e provenienti dalla città a cui loro stessi dedicano versi del calibro di: “la città muore insieme a voi di perbenismo e tradizione” a.k.a. Cremona, dopo una lunghissima pausa, i Decadenza sono tornati sulle scene più determinati, incazzati e convinti che mai per diffondere il loro pestilenziale e rabbioso crust punk ovunque se ne presenti l’occasione. Dopo averli invitati a suonare a Rho qualche mese fa, ho voluto scambiare quattro chiacchiere con loro per parlare di lotta anticarceraria e di una compilation benefit mai nata, di occupazioni e di cosa significa per loro suonare punk nel 2023. Di tutto questo e di altro potete leggere di seguito, parola ai Decadenza e al loro crust punk dalle lande nebbiose!

Bella ragazzi allora, come va? Partiamo col botto, voi siete attivi dal 2009 ma avete avuto un lunghissimo periodo di pausa. Vi va di raccontarci cos’è successo e cosa vi ha spinto a ritornare sulle scene più carichi e convinti di prima? Come vi sentite a ritornare in attività dopo tutto questo tempo? Cos’è cambiato e come siete cambiati?


Nel 2014 arrivammo ad un punto morto a livello di creatività e voglia di continuare con il progetto Decadenza. Ognuno di noi aveva la necessità di esplorare nuove strade e trovare nuovi stimoli al di fuori del gruppo e decidemmo di prenderci un periodo di pausa a tempo indeterminato. Poi, a seguito della fine di altri progetti musicali di alcun* di noi, abbiamo sentito la spinta e la necessità di riaprire il discorso Decadenza, anche perché il legame di amicizia fra di noi negli anni è rimasto sempre forte. L’essere tornati a condividere le nostre idee tramite il nostro rumore dopo tutto questo tempo è molto stimolante e per noi anche terapeutico. Alla fine di una prova o di un concerto ci sentiamo rigenerat*. In più riprendere le idee che avevamo lasciato in pausa molti anni fa ci ha fatto capire quanto fossero radicate in noi, seppur negli anni siano maturate e a volte mutate rispetto al passato. Oggi, forse, abbiamo più coscienza di noi stessi e delle nostre idee e di quanto anche la band possa essere nel suo piccolo un importante esperimento sociale.


Come sono nati i Decadenza e quali circostanze vi hanno fatto decidere di iniziare a suonare insieme? Con quali obiettivi avete iniziato a suonare?


I Decadenza nascono da un’idea di Aro, Vince (il primo cantante) e Dadde (il primo bassista) accomunati da una grande voglia di suonare ed esprimersi attraverso la musica. Dalla prima prima prova si è aggiunto poi Gabo. A Cremona eravamo gli unici ad ascoltare questo tipo di musica e fu per noi normale cercare di creare qualcosa insieme. Fin da subito nacque una buona alchimia e in un annetto o poco più registrammo la nostra prima demo e suonammo i nostri primi live. All’inizio, cominciammo a suonare appunto per la voglia di esprimersi ma piano piano subentrò anche il fattore più politicizzato che il punk si porta dietro e questa cosa causò posizioni e visioni diverse all’interno del gruppo che successivamente portarono al cambio di formazione che divenne poi quella attuale: Simo voce, Babo basso, Aro chitarra e seconda voce e Gabo batteria.

Il vostro fin qui unico lavoro è datato 2010 e presenta un sound già chiaramente influenzato da sonorità crust punk, tanto più vicine all’anarcho-crustcore quanto a derive più metalliche. Quali band hanno influenzato il vostro sound agli inizi e quali vi influenzano oggi? Come vi siete avvicinati a sonorità crust punk?


Oggi ascoltiamo veramente di tutto di qualsiasi genere e semplicemente quando scriviamo lo facciamo senza pensare di dover fare un genere in particolare. Agli inizi la band che ascoltavamo di più (che comunque continuiamo in parte ad ascoltare e supportare) erano quelle che giravano molto all’epoca come: Hellshock, After the Bombs, Instinct of Survival, Kontatto, NoWhiteRag, Campus, Giuda, Wolfbrigade. Ma anche band di qualche anno prima come Nausea, Nasum e Skitsystem fino ad arrivare ai classiconi come Discharge, Motörhead e Sepultura. L’avvicinarsi a certe sonorità fu per noi naturale visti i nostri gusti musicali ma anche il nostro interesse nei temi trattati nei testi di molte band.


Il crust punk nello specifico, ma in generale certo punk, ha sempre rappresentato un genere fortemente politicizzato e caratterizzato da una forte presa di posizione anarchica, antiautoritaria e di protesta. Cosa significa per i Decadenza suonare questo genere ancora oggi nel 2023? Cos’è per voi il punk oltre alla musica?


Suonare crust significa mantenere uno stretto legame con il senso di non appartenenza che ci ha accomunato verso alcuni modi di leggere la realtà, di percepirla e di agire all’interno di essa. Suonare crust significa slegarsi da alcuni stereotipi e purtroppo a volte cadere in altri: basti pensare a quanto l’abbigliamento possa determinare o meno il superamento del primo check messo in atto dallo sguardo di una persona. Il punk che suoniamo è pieno di contraddizioni perché lo siamo noi stess*. Quel punk che suoniamo ci fa prendere a schiaffi la vita e rifiutarla e allo stesso tempo ci fa battere per essa, ci fa graffiare e sudare per trovare una via di fuga alle costrizioni che ci vengono imposte. Il crust che suoniamo è anche mentale. È mentale perché ti estranea dal luogo fisico in cui sei ed è capace di innescare una trance che porta il corpo umano non a svenire privo di sensi ma a ondulare finendo per collidere e coincidere con altre trances. Le stesse o la stessa a cui noi che suoniamo partecipiamo. Il nostro crust altera lo stato di coscienza, di percezione e legame con il corpo fisico, alienato attraverso le vibrazioni e le disarmonie che ogni volta noi Decadenza, e tutte le persone che con noi alimentano quei 45 minuti di trance, emaniamo.


Sul vostro bandcamp ci si può imbattere in Codice Binario, una traccia registrata nel 2014 prevista per una compilation anticarceraria che però non ha mai visto la luce a cura del collettivo “Tra vento e tempesta”. Potete raccontarci qualcosa di più su questo progetto naufragato? Cosa vi aveva spinto a partecipare ad una compilation contro le galere e la repressione?


Ci chiesero di partecipare Sarta e Ste dei Kalashnikov e accettammo subito oltre che per l’importanza del progetto, vista la causa, anche per come erano state strutturate le registrazioni dei pezzi. Quindi in una giornata c’erano più band che registravano nello stesso spazio! La giornata della registrazione arrivammo in super ritardo causa chiusura mattutina della serata al Kavarna del giorno prima e riuscimmo a registrare solo Codice Binario. Fu comunque una bellissima giornata di condivisione in uno spazio fantastico. Purtroppo il collettivo si sciolse per motivi a noi sconosciuti e la compilation non venne mai alla luce ufficialmente! Partecipare ad una compilation contro galere e repressione fu un altro modo di supportare una lotta che tutt’oggi è in fermento e supportiamo e che abbiamo supportato organizzando e suonando sotto le mura delle carceri negli anni passati.


Sempre parlando della traccia sopracitata, l’avete registrata nella splendida cornice di Villa Vegan, storico squat antispecista e anarchico del milanese, quindi la domanda è d’obbligo: quali sono gli squat, le realtà occupate e i centri sociali a cui vi sentite più legati e perché? E a quali percorsi di lotta?


Negli anni abbiamo frequentato diverse realtà: spazi sociali, squat, taz punk e tekno (grazie anche alla Sabotaz Crew!). Incontrando svariate persone con idee valide e anche diverse dalle nostre che hanno tutte contribuito a formare le nostre coscienze e dar vita a quello che siamo oggi. In realtà ci sarebbero molte realtà che ci hanno visto al loro interno e alle quali ancora ci sentiamo legati, ma volendo citare 3 potremmo mettere: il Dordoni di Cremona per i nostri primi concerti grossi in una situazione di autogestione, inoltre è anche il primo spazio in cui ci siamo trovat*. Il Kavarna è stato lo spazio che ci ha visto crescere a livello personale e politico che per noi è stato anche sala prove, per poi diventare casa e teatro di amori, sbronze, scazzi e infinite chiacchierate. Negli anni abbiamo anche organizzato un sacco di serate e concerti in questo luogo. La Scintilla invece fu il nostro primo contatto con il crust. Tra le righe dei nostri testi si può evincere un vissuto composito ed eterogeneo: dagli spaccati di vita all’auto-organizzazione fra i percorsi di lotta, tutti caratterizzati da una forte impronta libertaria. Questa nostra modalità di approccio alla realtà non è solo un impegno politico verso obiettivi esterni ma anche una predisposizione all’autogestione interna al gruppo!

Against the War, Vaffanculo CR e Progresso e Benessere, per citare solo alcune delle vostre tracce, sono titoli che non lasciano troppo spazio ad interpretazioni. Ma volevo chiedervi, cosa influenza a livello personale, sociale e politico la scrittura dei vostri testi? Cercate e volete trasmettere qualcosa con quello che scrivete e urlate in un microfono?

Tutto influenza i nostri testi. Il mondo corre veloce verso la fine e gli argomenti per scrivere sono in ogni direzioni in cui guardi. Ogni input che ci viene dato dall’esterno lo elaboriamo e poi attraverso le nostre convinzioni e i nostri stati d’animo lo ributtiamo fuori su un un pezzo di carta prima per poi urlarlo in un microfono. Alcuni testi sono più personali altri più politici ma le due cose non vanno mai separatamente. Attraverso di essi cerchiamo di trasmettere la nostra rabbia, la nostra visione critica dell’esistente e un’ autocritica costruttiva che cerchiamo di far emergere in chiunque legga o ascolti i nostri testi e che, ci piacerebbe, possa portare ad un confronto più ampio. Negli anni abbiamo cercato di scrivere i testi sempre più in maniera collettiva partendo comunque dall’idea del singolo. Scrivere inizialmente in solitaria e poi condividerli con il resto del gruppo ti espone a critiche anche esistenziali e alcuni testi, o frasi presenti in testi, sono stati motivo di confronto circa questioni più ampie. Iniziare a scrivere i testi in modo collettivo ha fatto sì che, seppure con visioni o predisposizioni sfumate su alcuni argomenti, risultassimo un gruppo unito. Non puntiamo a far cadere un* di noi se si trova, o si è volut* trovare in una posizione criticabile, ma piuttosto a dare a lui o a lei altra energia per non aumentare mai la distanza che già fisicamente è presente.

Qual è l’aspetto che più vi infastidisce e quello che al contrario reputate migliore della scena punk e hardcore italiana attuale?


Un reale aspetto che ci possa aver infastidito in assoluto secondo noi non esiste. Ognun* di noi ha una sensibilità diversa e reagiamo in maniera altrettanto diversa alle varie realtà con cui ci interfacciamo. Quello che abbiamo potuto notare a livello collettivo (per quel che abbiamo potuto vedere nei pochi concerti che abbiamo fatto dall’inizio di quest’anno) è forse una mancanza di ricambio generazionale e una carenza di energia propositiva in alcuni spazi. Ma al tempo stesso abbiamo vissuto situazioni e attraversato luoghi che non esistevano prima e che adesso hanno una forte energia e partecipazione. In più abbiamo ritrovato un sacco di rapporti creati in passato che si son dimostrati duraturi nel tempo e questo crediamo sia un aspetto molto forte e importante nella scena.


Visto che ormai siete tornati attivi e convinti di spargere il vostro pestilenziale verbo crust punk su e giù per la penisola, quali sono i progetti futuri in casa Decadenza? Anticipazioni sul nuovo disco?


Finalmente dopo l’unica demo che è in giro dal 2010 in estate registreremo i pezzi che andranno poi a comporre il nostro primo full lenght! Nel mentre cercheremo di suonare il più possibile anche in spazi nuovi che speriamo ci permettano di conoscere nuove realtà e costruire nuovi rapporti all’interno del circuito diy. Stiamo anche cercando di pianificare date in giro per l’Europa in modo da riuscire a spargere il nostro caos il più possibile, cercando di farci attraversare e contaminare il più possibile da situazioni nuove di cui, per ora, abbiamo solo sentito parlare.


Spazio finale completamente a vostra disposizione, aggiungete quello che vi pare e piace. un grande abbraccio e un totale supporto da parte mia, crust as fuck existence!


Grazie mille Ste per averci dato spazio e la possibilità di esprimere i nostri pensieri e per il continuo supporto! Questa intervista ci ha permesso anche di alimentare il confronto all’interno della nostra band di disgraziati e speriamo che raggiunga altre/i disgraziate/i come noi e che possa contribuire a dare spunti per un continuo confronto e scambio di idee! Un mega abbraccio e ci si vede in giro!