Crutches – Dödsreveljen (2022)

The 4:th album of total madness and the echoes of a time that’s collapsing down. Rawpunk sirens in a bleak dark time.”

Dödsreveljen, ultimissimo disco targato Crutches, viene presentato con queste esatte parole da Phobia, Records parole che non lasciano spazio a dubbi o interpretazioni. E la recensione potrebbe pure finire qui, con quella manciata di parole scritte dall’etichetta ceca che, per quanto sintetiche danno una netta e chiara idea di cosa ci si può aspettare dal nuovo disco degli svedesi, lasciando presagire si tratti di un lavoro furioso, intenso e devastante sotto tutti i punti di vista. Ma dato che sto continuando ad ascoltarmi in loop questo nuovo album della band di Malmo, preparatevi ad una recensione che non sarà né sintetica né breve. Dalla loro primo demo del 2012 i Crutches ci hanno sempre offerto un classico d-beat hardcore/crust punk rozzo, immediato e selvaggio, impegnandosi a riproporre in maniera ispirata e sincera la lezione di due fondamentali scuole d-beat punk mondiali: quella svedese e quella giapponese, prendendo in prestito dalla prima i classici riff e le melodie di tradizione scandinava e dalla seconda la rumorosità, la caoticità e la sporcizia dei suoni. I nostri punx svedesi non si smentiscono nemmeno con questo nuovo Dödsreveljen, l’ennesimo capitolo della loro discografia con cui decidono, ancora una volta, di dichiararsi in aperto conflitto con questo mondo e di prepararsi a resistere ai tempi bui che stiamo attraversando. Un album solidissimo dalla prima all’ultima traccia, feroce e devastante nel suo incedere verso la totale distruzione, che impatta in maniera spietata e selvaggia senza lasciare troppi momenti per riprendere fiato o fermarsi a ragionare, mosso da un’istintiva esigenza espressiva e da una impetuosità e un’aggressività che sembrano in grado di frantumare mascelle e sbriciolare ossa, il tutto sorretto da una profonda coscienza politica in senso anarchico e antagonista.

Ventitre minuti di classico Crutches-sound, quello a cui già ci avevano abituato su album devastanti come Sald o sull’ep D-beat Tsunami, ma che sembra aver trovato nuova ispirazione e non aver perso nulla in termini di aggressività e intensità nel corso degli anni. E’ superfluo sottolineare come gli svedesi non re-inventino il genere e nemmeno danno una svolta originale o innovativa alla loro musica, ma c’è da dire che dai Crutches non ci si aspetta nient’altro che dell’ottimo kangpunk vecchia scuola che entra a gamba tesa nello stomaco, ci martella in testa con i suoi pesanti ritmi d-beat senza fine e suonato con attitudine, passione e con un approccio e una coscienza socio-politica profondamente punk, lontano da mode o revival hipster di sorta. Musicalmente le influenze che emergono ascoltando queste nuove tredici tracce vanno dai classici Mob 47, Avskum, Disarm o Dischange per guardare in terra svedese, fino agli assoluti maestri della scuola giapponese come Framtid, una delle loro maggiori fonti di ispirazione, e in minor parte i Disclose, il cui fantasma aleggia inesorabile su chiunque si approcci a suonare d-beat in una maniera così furiosa e caotica. A livello di tematiche trattate i Crutches affrontano sì i classici temi del genere, ma con uno sguardo molto attuale su quanto sta avvenendo a livello sociale, culturale e politico, trattando argomenti ancora urgenti come la totale avversione alla guerra e all’imperialismo, l’opposizione al capitalismo equiparato ad una vera e propria religione e il feroce attacco contro i cosiddetti “incel” e più in generale alla cultura machista e patriarcale.

Se cercate un sincero disco d-beat, devastante, selvaggio e antagonista e che può darvi un’idea concreta di cosa significhi realmente suonare raw punk, Dödsreveljen è senza dubbio ciò che fa al caso vostro; una precisa e accurata lezione di d-beat punk che non ha alcuna intenzione di fare prigionieri, ma il solo intento di annichilire tutto con la propria aggressività selvaggia e lasciare macerie di questo mondo al suo passaggio. Ancora una volta i Crutches si dimostrano una di quelle band con cui poter andare sul sicuro, perchè mettono nella loro musica tutto l’impegno e la passione che ci vuole per tener vivo lo spirito punk più riottoso e politicamente consapevole nel migliore modo possibile e tracciare un continuum estremamente convincente con la scena kangpunk degli anni 80 e quella d-beat giapponese dei 90.