Decomp – Condemned to Earth (2022)

Che il 2022 possa essere visto come l’anno della rinascita di certo crust punk, quello più stench e metallico, sembra innegabile vista la quantità e la qualità dei dischi pubblicati nel corso dei mesi, tanto per quanto riguarda i full lenght di gruppi fondamentali del calibro di Hellshock e War//Plague quanto per i validissimi debutti di band come Terminal Filth o Slavery. E’ altrettanto innegabile che sulla mappa del crust mondiale una delle città più fertili e che può vantarsi di avere una valida e riconoscibile scena è quella di Portland: i già citati mostri sacri Hellshock, tornati quest’anno con un devastante self-titled album dopo troppi anni di silenzio, così come altri validi adepti del crust-culto come i Genogeist e i fantastici Rigorous Institution autori del magnifico Cainsmarsh, evidenziano in maniera netta lo stato di salute e di estremo fervore che sta attraversando la scena da quelle parti, supportata anche da un’etichetta attenta come Black Water Records. Non a caso è proprio dal putrescente e polveroso sottosuolo di Portland che provengono i Decomp, che con questo Condemned to Earth danno finalmente un seguito al già buono omonimo disco rilasciato nel 2019 e ci offrono un’ottimo esempio di crust punk impegnato a compiere costanti raid a lama sguainata in territori metallici, saccheggiando e razziando le soluzioni più pesanti e spietate che hanno da offrire le barbariche lande del metal.

E come sempre, per quanto non si dovrebbe giudicare un disco dalla sua copertina, non si può certo fingere che l’artwork con cui ci viene presentato Condemned to Earth non fughi immediatamente ogni dubbio sulle atmosfere, sullo stato d’animo e sulle tematiche trattate all’interno delle nove tracce presenti sul disco. I fantasmi della decadenza e della desolazione che si aggirano per le rovine e le macerie della civiltà e delle sue città, corpi sfigurati che marciscono, liquami tossici che inquinano la terra, tappeti di ossa e cadaveri che scricchiolano sotto i piedi insanguinati di un’umanità che si è condannata all’estinzione e che ora vive schiava di paranoie, psicosi e follia. E così anche il suono dei Decomp evoca umori e sensazioni di nichilismo, di impotenza, di disgusto e angoscia, sulla base di un feroce e barbarico crust punk che si richiama in egual modo ai primordiali vagiti della scena britannica di Sacrilege, Extreme Noise Terror, Concrete Sox e primi Bolt Thrower e alla scena crusher crust nipponica di band come i Framtid. Ma non sono solo scenari apocalittici e desolati a farla da padrone, nè tantomeno un vortice di nichilismo e paranoie senza via d’uscita, perchè la musica dei nostri sa mostrare anche il suo lato più aggressivo, incazzato e pronto allo scontro frontale in una guerra senza fine a colpi di riff efferati, cambi di tempo, incursioni razziatrici in territori metallici, voci gutturali e ritmiche tritaossa, in un tripudio di devastazione e brutalità come testimoniano la titletrack, Rotted State, Mortal Struggle e la conclusiva Nuclear Fire Death. Crust per la fine del mondo, nient’altro che questo e vi dovrebbe bastare così per gettarvi a capofitto nei meandri putrescenti e paranoici di Condemend to Earth e abbandonare ogni speranza nei confronti del futuro.