Evil Cosby – Belzecult (2016)

Ho visto per la prima volta dal vivo gli Evil Cosby il 26 febbraio scorso durante un concerto al Laboratorio Anarchico “La Zona” di Bergamo insieme ad altra gentaglia rumorosa della scena punk-hardcore italiana come Negot, Cerimonia Secreta (recensiti pochi giorni fa) e L.UL.U. E’ stato amore a prima vista, o meglio a primo ascolto. Oggi recensirò il loro primo album “Belzecult”, a cui a fatto seguito pochi mesi fa “Ridursi al Niente”, seconda fatica del duo malvagio che sicuramente tratterò a breve.

Gli Evil Cosby sono un duo, ma ascoltando i 10 pezzi che compongono il breve ma intenso “Belzecultu” (appena 9 min e 52 secondi) non si direbbe che a fare tutto ‘sto rumore siano solamente in due. E che cosa suona questo rumoroso duo? Un mix di hardcore, sludge e rallentamenti doom che fa della pesantezza e del senso di angoscia le linee guida dell’intero album. Il tutto suonato “semplicemente” da una batteria chiassosa e sporca sepolta sotto un muro di suono claustrofobico e oscuro costruito dal basso distorto della cantante Federica. Il suono dei nostri è fangoso, sulfureo e marcio (in pieno stile Sludge di gruppi come gli Eyehategod o i Grief) capace di creare un’atmosfera disturbata e disturbante, sensazioni perfettamente trasmesse dalle urla dilanianti e gutturali di Federica.

L’album si apre con “Chupacabra”, pezzo tirato e dotato di una “melodia” vocale capace di stamparsi subito in testa, tanto che vi ritroverete immediatamente a cantarlo dopo pochi ascolti. Si prosegue poi con la titletrack, altro pezzo veloce, fangoso e incazzato che distrugge tutto al suo passaggio. Il resto dei brani prosegue su questa falsa riga, sempre in bilico tra la pesantezza/lentezza asfissiante dello sludge e la rabbia diretta e veloce dell’hardcore, due generi che all’interno della proposta degli Evil Cosby riescono a trovare un buon connubio senza trasmettere mai quella sensazione di essere due entità a sè stanti, due anime differenti che convivono alla perfezione nei 10 pezzi che compongono questo primo album del gruppo. Inoltre su tutto l’album sembra aleggiare una sensazione di oscurità costante, a tratti claustrofobica, che sembra non lasciare via d’uscita all’ascoltatore ormai disceso nell’inferno sonoro creato dagli Evil Cosby.

Parafrasando il titolo della penultima traccia di quest’album, gli Evil Cosby possono essere definiti senza troppi problemi (e senza offesa) degli individui marci provenienti da un inferno fatto di rumore, pesantezza e oscurità, che alimentano la loro rabbia negli abissi più tetri della mente prima di sputarcela in faccia con il loro mix distruttivo di hardcore e sludge. Un mix di certo non innovativo ma che funziona alla grande. E che mi piace parecchio.