Evil Fragments #02

E’ di marzo dello scorso anno il primo e unico capitolo di questa rubrica che porta il nome di un disco dei giapponesi Effigy, uno dei migliori gruppi a suonare quel magnifico ibrido tra crust punk e thrash metal che ha reso immortali nella storia della musica estrema i nomi di gente come Amebix Axegrinder, Sacrilege e compagnia. Non è difficile perciò capire di cosa tratterò in questa rubrica, ovvero i dischi più interessanti in ambito crust punk, stenchcore e d-beat usciti recentemente e che meritano perciò la mia così come la vostra attenzione. Doomsday hour has come, evil fragments will swallow you!

 

Tapioca – Demo (2020)

Vengono dalla British Columbia, territorio canadese, hanno un nome che riprende un prodotto alimentare derivato dalla lavorazione della Manioca, pianta originaria del Sud America, e buona parte dei loro testi è scritta e cantata in cinese. Questi sono i Tapioca e in questa loro primissima fatica ci regalano venti minuti di ibrido bastardo tra l’anarcho-crust punk e sonorità più orientate verso territori metal che ha le radici piantate in profondità nelle sonorità, così come nell’immaginario e nelle tematiche, riconducibili a gruppi come i Nausea, i Contravene, i grandiosi Appalachian Terror Unite, i Nux Vomica, gli Scatha di “Respect, Protect, Reconnect” e i Sedition di “Earth Beat”. La demo in questione si compone di cinque tracce a cui si somma una cover dei Fear of God posta in chiusura che toccano gli argomenti più classici e cari all’anarcho-crust punk, dalla critica della guerra e del patriottismo fino alla presa di posizione ecologista contro la catastrofe climatica e ambientale causata dal capitalismo che sfrutta l’uomo così come devasta e saccheggia i territori. Il filo conduttore che lega nell’insieme il progetto Tapioca e le cinque tracce della demo è ben delineato dallo “slogan” che accompagno il gruppo canadese: “We went from being, to having, to appearing…”. Una presa di coscienza netta e forte nei confronti del consumismo, della mercificazione e della proprietà, tutti germi che vengono coltivati internamente dall’economia capitalista stessa e che sembrano ormai dominare le esistenze degli esseri umani. Un’ottimo debutto per i Tapioca, autori di un anarcho-crust punk metallizzato se non del tutto originale certamente suonato con passione e attitudine e per questo estremamente godibile per chiunque sia follemente infatuato dei gruppi citati in apertura di recensione, come il sottoscritto del resto.

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Warkrusher – All is Not Lost (2019)

Anche i Warkrusher come i Tapioca provengono dalle terre canadesi, però questa volta dalla parte opposta rispetto alla British Columbia, ovvero dal Quebec e anche loro con questa demo intitolata “All Is Not Lost” e rilasciata nel dicembre del 2019 sono alla loro primissima fatica in studio. In appena venti minuti e cinque tracce i canadesi Warkrusher ci sparano nelle orecchie il loro sound pesantemente influenzato da sonorità riconducibili all’universo stenchcore e ad apocalittici territori crust punk sia di gruppi seminali come i Deviated Istinct o i Misery, sia di gruppi crust della seconda ondata degli anni ’00 come i magnifici Hellshock o i War//Plague. In tracce come “Tyranny of Vengeance/All Is Not Lost” e “Endless Night” si possono sentire infatti tanto le influenze dei Misery di “Children of War” quanto quelle dei War//Plague di “Temperaments of War”, mentre in “Screaming from Hell“, traccia con cui termina questa demo, si possono addirittura sentire lontani richiami agli Effigy di “Grindin Metal Massacre“. Cinque tracce di ottimo stench-crust che se fossero state pubblicate agli inizi degli anni duemila, in pieno revival crust punk, avrebbero sicuramente riscosso maggiori consensi. Ma i Warkrusher se ne fregano di tutto questo, seguono una strada ben precisa, suonano stenchcore e crust punk come piace a loro e ribadiscono un concetto fondamentale: “Non tutto è ancora perduto!”

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Paranoid – Kind of Noise (2019)

A pochissimi giorni dalla fine del 2o19 i Paranaoid hanno vomitato fuori dal nulla questo nuovo ep intitolato “Kind of Noise”, un titolo che più emblematico non si può per definire la proposta ed il sound degli svedesi. Fedeli da sempre al culto di Kawakami e dei Disclose, i Paranoid ci regalano quattro tracce che invertono leggermente la rotta rispetto a “Heavy Mental Fuck Up!” rilasciato ormai due anni fa, disco segnato da uno spostamento molto più netto verso lidi propriamente metal, nel quale le sonorità riconducibili ai Venom erano più accentuate che mai. Su questo “Kind of Noise” i Paranoid sembrano aver fatto un importante ritorno al passato, riuscendo a ricreare perfettamente quella furia di d-beat hardcore rumoroso e distorto influenzato in egual modo dai Disclose e Framtid, onnipresenti nel sound dei nostri, e dal fondamentale kangpunk svedese di Totalitar e Mob47 che caratterizzò i loro primi lavori. Un vortice distruttivo e violento come solamente un temporale tuonante nei cieli scandinavi sa essere, una tempesta di caos che trita e devasta qualsiasi cosa in cui si imbatte sul suo percorso. Con questo “Kind of Noise” il sound dei Paranoid rappresenta ancora il miglior punto di incontro tra due scuole seminali dell’hardcore e del d-beat mondiali, quella giapponese più caotica e distorta e quella svedese più violenta e ruggente, una vera e propria furia devastatrice di rumore assordante di cui si sentiva sinceramente il bisogno in questi tempi bui in cui la scena hardcore mondiale è preda della moda “raw punk”. Fuck off and die, this is just a kind of jawbreaking mangle devastation!

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Dishönor – S/t (2019)

La mancanza pressochè totale di informazioni certe e contatti rende i Dishönor una creatura estremamente affascinante e misteriosa. Si sa veramente poco sul loro conto, se non che vengono da Salonicco in Grecia e che su questo loro primo lavoro ci offrono un ottimo d-beat/crust influenzato in egual misura da gruppi come Doom, Discharge, Hiatus, Visions of War, Disgust e compagnia brutta e cattiva intenta a suonare il più brutale e martellante d-beat possibile. Fin dalla copertina di questo self-titled debutto dei Dishönor si può facilmente comprendere quale sia la tematica centrale attorno alla quale ruotano le dieci tracce, ovvero una feroce presa di coscienza antimilitarista contro la brutalità della guerra, i suoi orrori e il sistema capitalista che nella guerra ha i suoi interessi economico-finanziari e che vede negli esseri umani solamente carne da macello da sacrificare sull’altare del profitto. Tracce quali l’iniziale “War Victims”, “Savagies of War” e “Neverending Bombraid” sono esempi perfetti tanto della solidità e dell’inaudita violenza del d-beat/crust suonato dai greci quanto delle tematiche appena elencate, a cui si affiancano pezzi e liriche che trattano altri argomenti classici del genere come le visioni post-apocalittiche intimamente legate ad un imminente catastrofe ambientale, l’incertezza del futuro causata da un sistema economico predatorio che inquina, devasta e distrugge l’ecosistema e la critica del potere, della gerarchia e dell’autorità. Niente di nuovo sia sul fronte delle sonorità che sul fronte delle tematiche affrontate, questo è innegabile, ma nonostante ciò questa prima fatica dei Dishönor suona tutt’altro che scontata o noiosa, e anzi, per tutti gli amanti di un certo sound è un disco da ascoltare dall’inizio alla fine senza prender fiato facendosi trafiggere da queste dieci schegge di d-beat/crust violento e indomabile! Inoltre parte dei soldi ricavati dalla vendita di questo self-titled album sono benefit per supportare le spese e le lotte del movimento anarchico greco, quindi cazzo volete di più? Nights without end, reality or nightmare? Will this ever end?

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