Evil Fragments #03

 

Terzo attesissimo appuntamento con Evil Fragments, come dovreste ormai sapere rubrica interamente dedicata a sonorità crust punk e d-beat. Mai come questa volta ci troveremo ad affrontare quasi esclusivamente lavori usciti recentemente in ambito d-beat e raw punk che affondano le proprie radici in profondità tanto nel sound svedese quanto nella affascinante scena giapponese, grazie alle ultime devastanti uscite di Fragment, Languid e Scarecrow. Ci sarà spazio però anche per parlare dell’ultimo ep targato Alement, gruppo a quanto pare cresciuto a pane e stench-crust di matrice britannica, perchè, ed è bene ricordarlo, i “frammenti del male” sono tanti, diversificati e pronti ad inghiottirci senza lasciarci vie di fuga o attimi per riprendere fiato, trascinandoci giù con loro in un abisso dominato solo dall’oscurità!

Alement – Onward (2019)

Onward, ultima fatica in casa Alement, è un perfetto esempio di apocalittico stench-crust punk dal sapore ottantiano che pesca a piene mani dall’underground britannico dell’epoca e dalla lezione primordiale di gentaglia brutta, sporca e cattiva del calibro di Axegrinder, Deviated Instinct ed Hellbastard. Niente di nuovo sotto al sole, ma vi assicuro che questo ep di sole tre tracce è quanto di meglio si possa ascoltare ultimamente se si è amanti viscerali di quel brodo primordiale a metà strada tra il metal e il punk conosciuto a suo tempo come stenchcore. I toni epici e le atmosfere oscure che avvolgono i tre brani disegnano paesaggi guerreschi e lande desolate post-apocalittiche in cui solo la desolazione regna sovrana e ciò che resta degli esseri umani è divorato dalla rassegnazione più totale. Sedici minuti abbondanti per immergersi completamente in questa tempesta oscura di stench-crust in cui emergono prepotenti le influenze più doom e thrash metal degli Alement, influenze che rendono ancora più affascinante l’ascolto dell’intero lavoro. Non c’è molto altro da aggiungere dinanzi ad un ep così interessante, se non forse soffermarsi e sprecare fiato e parole per parlare del gusto che i nostri dimostrano per la creazione di aperture melodiche dalle tinte scure e per la costruzione di atmosfere terrificanti che accompagnano la nostra discesa nelle viscere di Onward, un disco che potrebbe benissimo esser stato partorito dalla scena crust britannica di fine anni 80. E mentre la conclusiva titletrack ci accompagna fuori dalla tormenta stench-crust scatenata dagli Alement, gli ululanti venti del caos spirano preannunciando l’apocalisse che verrà…

Languid – Submission is the Only Freedom

Con questo nuovissimo Submission is the Only Freedom, i Languid tornano all’assalto con la loro devastante miscela di crudo hardcore punk/d-beat condensata in otto feroci tracce che non lasciano scampo e sembrano non aver la minima pietà per le nostre orecchie. Se mai ce ne fosse stato bisogno (e la risposta è ovviamente affermativa) i nostri punx canadesi riescono ad incarnare con questa ultima fatica in studio il perfetto punto di incontro e di sintesi tra lo swedish d-beat sound degli Anti Cimex di “Absolute Country of Sweden” e il rumoroso raw punk dei  Disclose di “Once War Started”, mantenendo sempre le radici ben salde nella primigenia lezione d-beat dei maestri Discharge, regalandoci così otto tracce devastanti e pronte a distruggere qualsiasi cosa si trovi per errore sul loro cammino. La doppietta che ci introduce a questo Submission is the Only Freedom rappresentata da “Stench of Death” e “No Peace“, mostra fin da subito l’irruenza battagliera del sound proposto dai Languid che, come un tornado ci inghiotte, ci trascina con sè e non ci lascia un secondo per riprendere fiato. “Path of Devastation”, così come la penultima “In Darkness“, è invece una di quelle tracce che riescono ad imprimersi nella memoria fin dal primo ascolto grazie sopratutto ad un riffing preciso, ad un assolo accennato ma quanto mai azzeccato e delle vocals abrasive che richiamano sia i primi Discharge sia gli Anti-Cimex. In generale gli otto brani, avvolti in una patina dai tratti vagamente crust, presenti su questa ultima fatica dei canadesi Languid non superano praticamente mai i due minuti di durata e proprio per questo riescono a colpire nel segno sotto forma di brevi quanto devastanti assalti di d-beat/hardcore punk che lacerano la carne e lasciano solo macerie al loro passaggio. Infine, nota di merito per l’artwork di copertina che accompagna Submission is the Only Freedom, un’artwork in grado fin da subito di rendere chiari gli intenti bellicosi e privi di pietà espressi dal sound crudo e irruento dei Languid. Absolute country of Canada… nient’altro che questo.

Fragment – Serial Mass Destruction (2020)

Serial Mass Destruction, ultimo lavoro targato Fragment, è una assoluta mazzata in pieno volto di raw d-beat punk che non lascia spazio ai compromessi e che sembra non provare alcuna pietà nei nostri confronti. Affondando le radici tanto nella scena d-beat svedese quanto in quella raw punk giapponese, i nostri punx canadesi di Halifax celati dietro il nome Fragment, ci regalano solo otto minuti di intensità e rabbia che non guardano in faccia niente e nessuno, tirando dritti per la loro strada come una tempesta che inghiotte e distrugge tutto ciò che si trova dinanzi. Un disco purtroppo di sole cinque tracce che si conficcano nella nostra carne facendo deflagrare in tutta la sua potenza questo concentrato di rumoroso e crudo d-beat/hardcore che riesce perfettamente ad insinuarsi nella nostra testa. I Fragment non inventano nulla di nuovo, certo, ma sanno maneggiare e modellare la materia d-beat in modo del tutto personale e godibile, al punto che ci si troverà più volte di fila ad ascoltare questo devastante “Serial Mass Destruction”, un lavoro che difetta solamente nella durata, davvero troppo esigua per un lavoro così intenso e che sa come colpire nel segno ed imprimersi nella memoria. Discharge, Disclose, Framtid, Mob 47 e primissimi Anti-Cimex sono le principali influenze condensate nella proposta e nel sound dei Fragment, ma i nostri riescono ad aggiungere a tutto questo una minima dose di personalità che ci permette di godere a fondo dell’ascolto di questo Serial Mass Destruction senza aver l’impressione di “fin troppo già sentito”, rischio che spesso si corre in ambito d-beat/hardcore, scena estremamente satura negli ultimi tempi, ad essere sinceri. It’s only a mass of Scandi-japanese raw sound attack and that’s the way i like it baby!

Scarecrow – Revenge (2020)

Un vortice di violento e roboante vento scandinavo accompagna una tempesta furiosa di d-beat punk… ecco da cosa veniamo inghiottiti quando iniziamo l’ascolto di questo devastante Revenge ultima fatica in studio per gli Scarecrow. Un d-beat hardcore/kångpunk radicato in profondità nella scena svedese degli anni 80/90 e che si inserisce in quel solco scavato a suo tempo da dischi fondamentali come “Karnvapen Attack” dei Mob 47, “Crucified by the System” degli Avskum ma soprattutto “Sin Egen Motståndare” dei Totalitar! Un hardcore punk furioso e senza cedimenti, sorretto in modo estremamente godibile da ritmi d-beat vecchia scuola che riportano alla mente un modo tutto svedese di suonare questo genere, tanto che si avrà spesso la sensazioni di essere all’ascolto di qualche lavoro sconosciuto della scena kangpunk degli ’80. Rabbia viscerale e irruenza espressiva che sembra non conoscere compromessi o soste sono le sensazioni che trasudano da questo Revenge, una vera e propria mazzata in pieno volto che lascia storditi , in cui gli otto brani (tutti molto brevi) prendono le sembianze di schegge di d-beat/hardcore impazzite che vanno a conficcarsi nelle nostre orecchie senza alcuna pietà. Ne sono esempi perfetti la seconda traccia intitolata “This Misery“, in cui si sente profondamente l’influenza dei Totalitar, “Ourorobos” e “Zero Tolerance”, ottimi momenti di rabbioso d-beat/hardcore pronto a distruggere qualsiasi cosa e che lascia addosso una voglia indescrivibile di pogare selvaggiamente, incuranti dei lividi e delle ossa rotte. Scandi…ehm no, North Carolina Jawbreaker!