Extreme Noise ‘zine, interviste di una fanzine mai nata (parte uno)

Questa serie di interviste avrebbe dovuto vedere la luce in versione fisica su una fanzine pubblicata in concomitanza con “Faster than the speed of revolution”, concerto del 2 luglio organizzato dal collettivo Extreme Noise Rho nella cornice del centro sociale SOS Fornace. Tempistiche, imprevisti e mancanza di organizzazione del sottoscritto hanno impedito la nascita del primo numero di Extreme Noise ‘zine, fanzine che avrebbe avuto al suo interno delle brevi interviste alle band che hanno poi effettivamente suonato in quella data. Per non lasciarle marcire, abbandonarle nel dimenticatoio e principalmente come forma di rispetto per i gruppi che hanno impiegato del tempo per rispondere alle domande e che avrebbero voluto vederle stampate su carta, ho deciso di pubblicare le 6 interviste su questo blog divise in due puntate. Basta parlare, parola a Nido di Vespe, Dragnet e Suicide by Cop!

P.s. come copertina, per tenere fede al progetto originario della zine cartacea, ho optato per una fotografia degli Zengakuren durante uno dei tanti momenti di scontri e rivolte che li ha visti protagonisti in Giappone a cavallo tra la fine dei 60 e l’inizio dei 70.

INTERVISTA AI NIDO DI VESPE

Ciao ragazzi! Siete attivi ed esistete da una quindicina d’anni, quanto sono cambiati i Nido di Vespe in tutto questo tempo? Ma soprattutto, com’è nata l’idea di chiamarvi Nido di Vespe?

Ciao! Intanto complimenti per l’idea della fanza in vista del concerto e ovviamente grazie dello spazio! Nido di vespe nasce nel 2007 e il nome è nato per caso: ne cercavamo che facesse pensare a qualcosa di fastidioso e pungente come la musica che avevamo in mente di fare. Dopo un po’ di ricerche sull’internet abbiamo notato che non esisteva alcuna band che si chiamasse Nido di Vespe e così ci siamo presi sto nome. Cosa abbiamo cambiato? Direi molto poco. Per quanto riguarda la formazione è la medesima dal 2007 (esclusa la primissima prova con Nedo alla chitarra). La musica negli anni ha subito dei cambiamenti, ma che sono il frutto di un processo di crescita molto naturale. Non ci imponevamo nessun limite compositivo nel 2007, non ce lo siamo mai imposto durante gli anni, non ce lo imporremo nel futuro. Fai conto che ancora oggi noi stessi abbiamo difficoltà a definire il nostro genere, ognuno di noi quattro direbbe una cosa diversa!

Siete ormai diventati un nome “storico” della scena hardcore punk italiana degli anni più recenti. Cosa significa per voi fare parte di questa scena? Cosa significa per voi suonare hardcore ancora nel 2022?

Esistiamo da un po’ di anni perché suonare in giro, stare insieme, scrivere e condividere questo pezzo delle nostre vite ci fa bene. La cosa che più ci hanno tolto quei due anni passati nel delirio della paura è stato proprio suonare, infatti possiamo dire di non aver quasi mai smesso di fare le prove, a parte quei sei mesi maledetti di inizio follia. Se dobbiamo trovare una parola per definire la scena hardcore nel 2022 ti direi amicizia, una rete di amici, perché dopo tanti anni, nel 90% degli spazi dove andiamo a suonare accade sempre che c’è qualcuno con cui abbiamo condiviso un palco, una cena, un banchetto, un concerto e che magari non vedevamo e sentivamo da dieci anni, oppure accadono quelle conversazioni meravigliose tipo “oh ma ti ricordi quella volta alle 4:00 che la vostra macchina non partiva e….” ed è bellissimo. Suonare HC nel 2022 vuol dire avere qualcosa da dire contro quello che hai intorno, ed aver voglia di macinare chilometri e stare tra le persone con cui condividi rumore e stralci di esistenza per dirlo, o meglio, urlarlo. Suonare punk HC vuol dire suonare veloce organizzarsi. Se puoi farlo, fallo da solo!

Musicalmente siete autori di un mix letale di thrashcore, hardcore punk, fastcore, qualcosa di più metal e chi più ne ha più ne metta. Quali sono state e continuano ad essere le band che vi hanno influenzato?

Come già detto non abbiamo mai saputo definire il nostro genere, pensa che la dicitura “Grinding thrashcore” che è quella che più spesso ci accompagna c’è stata data su un flyer di un concerto mai avvenuto a Pistoia nel 2010! Abbiamo ascolti disparati che farei fatica a elencare perché vanno davvero dal rock anni 70 a band estreme. La cosa che più ci accomuna, forse, è che da ragazzini ascoltavamo tutti metal. Oggi Musino in macchina ascolta soltanto Radio mithology 70/80, il Trucido spesso arriva alle prove con Rete Toscana Classica a tutto volume. Quando siamo tutti insieme in macchina spesso finiamo per mettere i Motorhead.

Il vostro ultimo album “Carne” è datato 2017, ma so che state già lavorando ad un nuovo disco. Potete/volte darci delle anticipazioni? Da cosa state trovando e prendendo ispirazione per la scrittura di questo nuovo lavoro?

Abbiamo finito poche settimana fa di registrare quello che sarà il nostro prossimo disco, data di rilascio sconosciuta, perché ci sono le canzoni, ma stiamo ancora lavorando sul formato, l’artwork e la ricerca di coproduzioni. Il disco uscirà quando è pronto. SI chiamerà “Tra ferro e cuore”, sono 17 pezzi in 25 minuti scarsi. “Tra ferro e cuore” contiene tutti i pezzi che abbiamo scritto da poco prima della pandemia fino a pochi mesi fa, si spalma su quasi tre anni. L’ispirazione nasce come sempre è successo nel Nido dalle nostre vite, da quello che viviamo, da quello che amiamo e da quello che odiamo. Sicuramente un pezzo importante del nostro costruire lo fanno anche i film e i libri che naturalmente entrano a far parte delle nostre canzoni. C’è da dire che l’80% dei brani del disco in uscita sono stati scritti tra una zona rossa, una gialla e tutte le menate che è bene non ricordare. E’ stato un momento particolare della nostra storia, perché eravamo in sala prove, felici di starci, ma allo stesso tempo vivevamo una blindatura forzata perché era impossibile fare live. Assurdo.

Il 2 luglio suonerete credo per la prima volta al Centro Sociale SOS Fornace di Rho, ma nel corso degli anni avete suonato quasi sempre in contesti occupati, autogestiti e di Taz. Quanto è importante per voi supportare queste pratiche e questi spazi e perché?

In realtà alla Fornace ci abbiamo già suonato anni fa, farei fatica a dirti quando, ma è accaduto. Felici di suonarci ancora una volta. Suonare hardcore nel 2022, per riprendere la domanda di poco fa, per noi vuol dire ancora farlo in situazioni occupate e autogestite, stando tra le pieghe del conflitto, supportando la libertà e la creatività di altri modi di vita. Suonare in spazi che creano socialità arte e cultura che non trovano spazio in circuiti convenzionali che uccidono il diverso e l’estraneo è parte integrante della nostra musica, ed è sempre stato il suo habitat più naturale, quello dove ci esprimiamo meglio. La nostra musica è nata in questi contesti e noi siamo felici di farne parte.

Fine dell’intervista miei cari, aggiungete quello che volete in questo spazio! I Nido di Vespe suonano il rumore, la cittadinanza rhodense trema!

Grazie dello spazio, grazie che ci siete ancora. Ci vediamo a Rho e anche se farà caldo cercheremo di suonare il più veloce possibile. Ah piccola chicca: per cause di forza maggiore la chitarra la suona AlexDunga (come già accaduto alcune volte) quindi venite a vedere il grande circo di Vespe-Dunga questo Sabbath

INTERVISTA AI DRAGNET

Ciao ragazzx! Come state? Partiamo con le domande classiche e scontate: quando nascono i Dragnet, perché e cosa significa il vostro nome?

Ciao Stefano! Tutto bene, si tira avanti lambiti dal caos e dall’incoerenza di questa nostra specie che tende asintoticamente all’autodistruzione.

I Dragnet nascono nel 2015 dal volere di Giuliano (batteria) e di Alex (chitarra) come risultato di idee e sonorità più marce e estreme che sperimentavamo all’epoca e che in una città come Firenze avevano avuto sempre poco attacco. All’inizio le prove le facevamo solo in 2 senza basso e così abbiamo partorito il primo ep. Il nome del progetto, come il brano dei Napalm Death, band da cui traiamo molta ispirazione (come tutti i gruppi grind a venire ahah), vuole sostanzialmente essere un nostro tributo sia al brano che alla band stessa ed è stata un’idea di Alex. Inoltre, letteralmente Dragnet significa retata, ed è stato il titolo di una trasmissione radio degli anni 40 e di una serie televisiva poliziesca anni 60 di molto successo. Entrambe le serie sono archetipo del fenomeno detto “Copaganda”, ovvero una rappresentazione celebrativa del corpo poliziesco, che promuove l’immagine dello sbirro buono fungendo anche da subdolo reclutamento, ma soprattutto che ne oscura totalmente le brutalità. Questa cosa s’è scoperta dopo ed è un ottimo spunto per testi.

Suonate un grindcore ben bilanciato tra la vecchia scuola e sonorità vagamente più moderne. Quali sono le band che vi hanno influenzato e come nasce la vostra passione per il grind?

Traiamo ispirazione per quanto riguarda i riff dalla vecchia scuola ma abbiamo voluto dargli una ventata di freschezza cercando sonorità leggermente più moderne, provando a metterci un pizzico di nostro rendendo la cosa più accattivante; la parola bilanciato suona davvero bene in questo caso ahah! Una delle tante band sono sicuramente i Napalm Death come detto precedentemente, ma altre sono sicuramente i Repulsion e i Discharge (di cui coverizziamo rispettivamente “The stench of burning death” e “Realities of war”), Terrorizer e i primi Brutal Truth giusto per citarne alcune.

Il vostro ultimo album in studio “Through Withdrawal” è datato 2018. È d’obbligo chiedervelo: quando pubblicherete un nuovo disco? Avete già iniziato a registrare nuove canzoni?

Ebbene si, un disco nuovo bolle in pentola! Purtroppo ha richiesto tantissimo (troppo!) tempo causa una pandemia di mezzo per completarlo… La stesura dei brani è completata, mancano solo i testi; contiamo di registrarlo entro quest’anno e saranno 11 brani death grind sempre ben bilanciati, speriamo che vi piacciano!

Cosa significa per i Dragnet appartenere alla scena hardcore punk italiana e suonare grindcore nel 2022? Quali potenzialità pensate possano avere certe sonorità oggi e tutte le pratiche legata a doppio filo alla scena hardcore?

Beh, tutti noi abbiamo già avuto esperienze precedenti con altri gruppi che esistono ancora e non, ci sentiamo oramai parte di una vera e grande famiglia con la quale è sempre bello rivedersi e fare concerti e serata assieme; cosa possa significare esattamente suonare grindcore nel 2022 è difficile da definire, sicuramente certe sonorità abbastanza aggressive come le nostre hanno il potere di dare la libertà alle persone di manifestare la loro frustrazione come fossero un anti stress naturale.

Che cosa vi ispira nella scrittura dei testi e cosa volete trasmettere attraverso le vostre liriche?

Questo schifo di società che viviamo e che purtroppo è molto difficile da cambiare dà notevoli spunti nella stesura dei nostri testi. Ci piace pensare che alla gente che ascolta la nostra musica e le nostre liriche, comunque, si senta più potente e più forte nell’affrontare il mondo e portare a cambiamenti più egualitari.

INTERVISTA AI SUICIDE BY COP

Partiamo veloci e senza esitazioni. Siete una band attiva da moltissimi anni, cosa e come sono cambiati i Suicide by Cop nel corso del tempo? Ma il nome, soprattutto, da dove cazzo l’avete tirato fuori?

Esistiamo dal 2011 con questo nome e di quella formazione rimaniamo io (G) e Sada (che era al basso), il tutto deriva pero’ dal mio “gruppo del liceo”, i NIS (lo so, omonimi coi cruster baresi), total S.O.D. Worship 2007 in cui già suonò Rika. Il nome e’ un (credo ormai) vecchio termine giornalistico perlopiu’ statunitense per indicare i casi in cui una persona si fa uccidere deliberatamente dopo aver provocato una reazione letale degli sbirri.

Anni fa suonavate un fast thrashcore mentre negli ultimi anni avete virato verso sonorità death-grind spaccaossa. Com’è avvenuto questo cambio di rotta musicale e quali sono le band che vi hanno influenzato di più?

Noi abbiamo sempre tutti ascoltato quei generi, e il passaggio e’ stato completamente graduale, non saprei indicare un motivo preciso… Forse la spintarella finale è stato l’arrivo di Erik alla batteria, che è puramente un fan del death metal.. le band che hanno influenzato questo processo sono tante ma direi sopra ogni cosa Terrorizer, Bolt Thrower, (early) Deicide e Insect Warfare.

Cosa significa per i Suicide by Cop appartenere alla scena hardcore e suonare in contesti autogestiti, occupati e DIY?

DIY vuol dire essere a contatto con la totalita’ della musica che fai, vuol dire sforzo collettivo per fare qualcosa di bello con mezzi minimi, vuol dire condivisione dei saperi… abbiamo sempre sentito il bisogno di approcciarci in questo modo alla musica. Hardcore e’ un portofranco, sintesi contemporanea delle controculture precedenti, che deve farsi carico di essere avanguardia (anche “visionaria”) nella critica del reale. Anche per questo quando possiamo dar fastidio alla macchina metropolitana suonando in uno spazio occupato, preferiamo.

Io non dovrei far spoiler, ma so benissimo che avete pronto il nuovo disco. Quando potremo finalmente ascoltarlo? Quale sarà il suo titolo?

Ehh.. un vero parto.. dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno… “Hive City Collapse”

Siete di Rho e suonerete in SOS Fornace, centro sociale storico della città rhodense che vi ha visti salire sul palco svariate volte nel corso degli anni Che sapore ha per voi suonare in un contesto così familiare e “casa”?

Ci siamo un po’ tutti cresciuti, seppur nelle varie edizioni dovute agli sgomberi, ma e’ bello esserci ancora. Se Rho e’ sempre stata qualcosa piu’ di una cittadina dell’hinterland milanese, e’ principalmente merito di Fornace.

Amici miei spazio tutto vostro, scrivete quello che volete. E come ci ricorda il Gruppo Oppini: VINCERE CONVINCERE DELINQUERE!

Ascoltate i Mortify (jap)!!!