Grima – Rotten Garden (2021)

La foresta si sta annerendo e gli abeti sono verdi. La notte correva nel cielo e la tempesta stava ululando. Ululando sotto la luna…

Emergendo dalle glaciali ed inospitali terre selvagge siberiane, dove insidie e forze primordiali tanto visibili quanto invisibili son pronte in agguato per trascinarci con loro nelle profondità ignote delle foreste ancestrali, i misteriosi Grima ci lasciano in balia di questo Rotten Garden, un nuovo straordinario capitolo del loro personale viaggio nelle lande del black metal atmosferico. Un viaggio iniziato nel lontano 2015 con il primitivo Devotion to Lord e che oggi giunge ad un livello di qualità impressionante e una maturità compositiva probabilmente definitiva.

Il black metal a cui son devoti e di cui si fanno messaggeri i Grima invade territori glaciali e selvaggi tipici del genere, ma al contempo è attraversato da misteriose energie pagane e tensioni ancestrali, assumendo, ancora una volta le sembianze di una vera e propria maestosa ode alle antiche foreste siberiane e alle forze magiche che le attraversano, rendendole allo stesso tempo luogo ricco di fascino e di inquietudine. Inoltre, proprio come la divinità da cui prende in prestito il nome questo due siberiano, il black metal atmosferico, primitivo e pagano racchiuso nelle sette tracce presenti su questo Rotten Garden sembra voler rappresentare una sorta di punizione e maledizione per chiunque non rispetti la natura selvaggia, ma anche offrire protezione e riparo per le creature umane, animali e magiche che vivono nel profondo delle foreste ancestrali e primigenie. Un disco con cui i fratelli Velhelm e Morbius riescono in maniera affascinante ad enfatizzare quel lato ambient e atmosferico ricco di magia e folklore anche grazie a suoni che richiamano elementi tipici della natura selvaggia siberiana come nella bellissima Cedar and Owls, brano che ci introduce a questo rituale di quarantacinque minuti.

Come già vagamente accennato, anche su questo nuovo disco il black metal suonato dai Grima è caratterizzato da una dimensione ritualistica che si manifesta in una atmosfera sfera generale di completa devozione e rispetto profondo nei confronti della natura e dei suoi abitanti; difatti le sette tracce appaiono come veri e propri inni che i Grima dedicano alla natura selvaggia siberiana, alle sue enormi distese di tundra, neve e foreste e alle creature che abitano questo ambiente inospitale per l’uomo. Il black metal dei siberiani, come da tradizione, gioca sull’alternanza tra sfuriate glaciali e tempestose, dominate da uno screaming freddo, lancinante e tormentato che sembra provenire da tempi antichi e dimenticati e momenti di quiete effimera in cui a farla da padrone sono le atmosfere, le melodie e le tastiere capaci di costruire trame sinfoniche perfettamente inserite nel contesto generale e mai stucchevoli. Troviamo anche un breve quanto affascinante intermezzo interamente acustico come Old Oak, momento che sembra voler segnare un passaggio non solo materiale ma anche rituale tra la prima parte del disco e la seconda, preparandoci forse a quello che il momento più alto dell’intero lavoro, ovvero la maestosa e sublime titletrack, la sintesi migliore di tutto ciò che sono i Grima e delle differenti anime che vivono nel loro sound. Infine questo Rotten Garden, proprio perchè riesce nell’impresa di tracciare un continuum non solo musicale ma anche ritualistico con i precedenti lavori della band, non può che concludersi con una nuova versione di Devotion to Lord (brano già apparso sulla prima fatica dei Grima), quasi come a voler simbolicamente chiudere un cerchio e sottolineare ancora di più la totale devozione del duo siberiano nei confronti della natura selvaggia che domina incontrastata nella loro terra natia.

Siamo solo all’inizio di aprile nel momento in cui mi trovo a scrivere questa recensione, ma non posso non sbilanciarmi definendo questo Rotten Garden, come uno dei dischi migliori del 2021 a mani basse, un disco che dimostra come i Grima siano l’espressione migliore del panorama black metal atmosferico attuale. E allora, mente la notte impenetrabile cala sulla foresta innevata, mentre il vento ulula tra le fronde degli alberi insieme alle creature della notte, mentre il fuoco si sta lentamente consumando rendendo labile il confine tra il mondo reale, quello degli uomini e quello delle ombre, lasciamoci rapire da questo sublime Rotten Garden con cui i Grima riescono ancora una volta ad evocare in maniera vivida nelle nostre menti gli innevati e selvaggi paesaggi siberiani da cui provengono. Opera maestosa sotto tutti i punti di vista.

Si siedono e meditano i gufi sul passato, sul futuro. Su ciò che è malato e ciò che è urgente. Si siederanno ancora e aspetteranno l’ora del commiato, quando l’alba sorge con rinnovato vigore e il sole rovescerà l’oscurità…