Hyems – Anatomie des Scheiterns (2020)

Se c’è un Dio, il caos e la morte figureranno nel novero dei Suoi attributi, se non c’è, non cambia nulla, poiché il caos e la morte basteranno a sé stessi fino alla consumazione dei secoli.

Una tempesta tuonante di blast beats, un tremolo picking spaventoso e un costante ritorno della componente melodica che bilancia sempre l’istinto primordiale che spinge al caos, sono queste le prime cose che saltano all’orecchio appena si comincia ad ascoltare l’ultima fatica in studio dei tedeschi Hyems intitolata “Anatomie des Scheiterns“, letteralmente anatomia di fallimenti. Nel complesso il black metal dei nostri è dominato da un’ aggressività istintiva e selvaggia ma che non perde mai di vista la melodia, territorio quest’ultimo in cui i nostri si addentrano spesso ma che sanno addomesticare con maestria riuscendone a dosare l’utilizzo in modo da non rendere mai preponderante la componente melodica su quella più irruenta e furiosa. Le varie tracce sono caratterizzate inoltre da un’alternanza tra rallentamenti e improvvise accelerazioni che conferisce all’intero lavoro un’atmosfera di costante tensione, in cui viene amplificata la sensazione di trovarsi sul bordo di una voragine pronta ad inghiottirci negli oscuri ed infernali abissi dell’eternità. Durante l’ascolto dell’intero lavoro si ha difatti come l’impressione di trovarsi sempre sul punto di piombare nel caos più totale, un caos però che solamente gli Hyems sembrano sapere tenere sotto controllo. Il disco si apre con il rullo di tamburi quasi militare di “Triumph des Scheiterns”, per poi lasciare spazio ad un riff melodico che ci accompagna verso il primo vero e proprio momento di furioso e selvaggio assalto black metal scandito da uno screaming corrosivo e lancinante e interrotto unicamente dall’improvviso assolo melodico che concede un breve attimo di quiete in cui riprendere fiato. Gli altri sei brani (tutti sopra i cinque minuti di durata) che vanno a comporre questo devastante “Anatomie des Scheiterns” si mantengono pressochè invariati sulle stesse coordinate della prima traccia, ma questo non deve assolutamente far pensare ad un lavoro ripetitivo e ad un sound statico. Difatti si possono assaporare tanto le tinte più oscure e il lato più malinconico di una traccia come “Zerwürfnis im Tal Josaphat” quanto i momenti atmosferici di una traccia come “Morgendämmerung“. L’album termina con quello che reputo essere uno dei mometi migliori, ovvero “In Ketten“, in cui l’eterno ritorno della melodia, l’improvvisa quiete che spezza il brano prima di far deflagrare nuovamente una tempesta di furioso black metal raggiungono probabilmente il loro apice. Inoltre, come già detto, la dinamicità nella musica degli Hyems viene garantita da questo eterno alternarsi tra assalti di aggressivo black metal e un gusto abbastanza personale nella ricerca di soluzioni melodiche che riescono a mantenere elevata la tensione per tutta la durata del disco. È proprio questo bilanciamento costante e a tratti perfetto tra passaggi melodici nel riffing e il richiamo ad un caos primigenio soretto magistralmente dai martellanti blast beats di batteria a rendere “Anatomie des Scheiterns”, a parer mio, uno dei migliori lavori sentiti in ambito black metal negli anni recenti.

Nel caos in cui sprofondiamo vi è più logica che nell’ordine, l’ordine di morte in cui ci siamo mantenuti per tanti secoli e che si disgrega sotto i nostri passi automatici.