la tempesta ora è qui – lampo nei tuoi occhi – tuono nel mio cuore – uragano nel vento io sarò – e non mi potrete controllare mai più
Da sempre Le Tormenta sono tutto il contrario di un semplice gruppo musicale. Si potrebbe dire che sono idee e tensioni che prendono forma attraverso un gruppo di amici che insieme hanno deciso di suonare punk hardcore. Sono poesia che si fa azione attraverso la musica e il rumore, sono la passione e l’ideale che prendono forma canzone dopo canzone, disco dopo disco, parola dopo parola.
Con questo Le Ombre più Buie, Le Tormenta chiudono un cerchio cominciato nel 2004 con quella perla di hardcore punk italiano che risponde al nome de L’ultimo Elemento. Si perchè a distanza di vent’anni, il gruppo di Forlì ha deciso di mettere la parola fine al loro viaggio all’interno della scena hardcore, per lo meno in questa forma. Vent’anni in cui la loro poetica, le loro idee, la loro umanità, le loro tensioni incendiarie tanto personali quanto politiche, si sono propagate come un’esplosione, trovando sulla loro strada persone affini e complici, orecchie pronte ad ascoltare le loro note e le loro parole, mani altrettanto pronte a urlare insieme nel microfono, sopra e sotto i palchi e abbracci infiniti, ricchi di sudore e incondizionata passione. Vent’anni caratterizzati da una coerenza di parole, di idee e di azioni da far venire la pelle d’oca; una coerenza che è merce sempre più rara da trovare all’interno e all’esterno della scena punk hc che si definisce più o meno politica, militante o quantomeno radicale nell’opporsi al mondo dominato dal profitto, dall’oppressione e dalla repressione della vita. Una coerenza che si traduce in un impegno reale e concreto nel quotidiano, nelle lotte, nelle realtà politiche romagnole e nei progetti visceralmente anarchici, dalle distro indipendenti di libri e fanzine alla cucina antispecista e vegana. Una coerenza anche poetica, lirica, artistica che Le Tormenta non hanno mai rinnegato nè abbandonato, rendendoli un qualcosa di unico e irripetibile nella grande famiglia dell’hardcore italiano. Le Ombre più Buie è quindi un ritorno al sapore di addio, che riprende il sentiero interrotto undici anni fa con quello splendido capolavoro che fu La Vita, facendoci compagnia nei momenti più duri da qui a molti anni a venire, attendendo nuove notti bellissime e infiniti giorni migliori.
La musica punk-hc, intima e personale da un lato, politica e incendiaria dall’altro, suonata da Le Tormenta è un avvertimento, è azione nella sua forma più reale, sono le tensione di un sentire collettivo di spietata critica a questo esistente di merda, senza seppellire la speranza e la voglia di costruire qualcosa di radicalmente diverso, di autogestito, orizzontale e libero. La poetica de Le Tormenta non è fine a sè stessa nella sua bellezza e ricercatezza, ma allo stesso tempo traduce e da forma ad un immaginario di un nuovo mondo possibile, qualcosa che portano e portiamo nei nostri cuori e che, parafrasando il buon Durruti, ci permette di non temere le macerie che vediamo attorno a noi in questi tempi bui.
Le Ombre più Buie è un disco che condensa dentro di sè il fuoco e la tempesta, un uragano di quelle intenzioni, tensioni e immagini che solamente Le Tormenta, con la loro personalissima e originale capacità di scrivere testi e musica, sanno dipingere così nitidamente e farti sentire dentro lo stomaco, mettendolo in subbuglio e dando nuova forza e nuova speranza al bisogno di concretizzare le proprie pulsioni più profonde e radicali. E’ un disco di addio che attendevo da parecchi anni, visto che il precedente La Vita e L’ultimo elemento sono stati album che mi hanno formato e accompagnato nel mio approcciarmi, peregrinare e radicarmi all’interno della scena hardcore punk italiana. Due album che conosco a memoria, che torno ciclicamente ad ascoltare quando ho bisogno di ritrovare la rotta, di sentirmi a casa o di semplice compagnia. Le Ombre più Buie è un disco di addio che mi farà compagnia per molto tempo, perchè in questo disco Le Tormenta, ancora una volta hanno messo tutto loro stessi con quella passione, quell’attitudine, quella spontaneità, quell’umanità e quella coerenza di cui sopra, che li hanno sempre contraddistinti e trasudano da ogni loro brano e da ogni loro testo.

Se la musica è importante, il messaggio che vogliono comunicare Le Tormenta sembra esserlo ancora di più. Ed è come sempre un messaggio coerente con gli ideali anarchici, declinati nelle forme e nelle maniere più diverse: dall’odio per le galere e per ogni forma di repressione e privazione della libertà, all’amore inteso come profondo sentimento di affinità tra due persone, fatto anche di difficoltà e fallimenti. Ed è, come sempre, nella lontananza estrema da forme semplicistiche, banalizzanti o standardizzate di trattare argomenti classici dell’hardcore punk italiano politicizzato, che Le Ombre più Buie racchiude tutto il suo carico politico, riottoso, incendiario, anarchico. Senza slogan ripetuti talmente tante volte da svuotarsi di significato e incisività, ma con la personale poetica che li contraddistingue, Le Tormenta ci hanno regalato un disco punk-hc sinceramente e visceralmente politico come non se ne sentiva da anni.
E’ un disco che, nelle liriche, prende ispirazione da diverse fonti. Per esempio Sglaili, seconda traccia dell’album, è liberamente ispirata a La Collina Dei Conigli di Richard Adams, mentre il testo della successiva Sbarre è tratto da una poesia del “criminale” Carmelo Musumeci, entrato in carcere nel 1991 e condannato all’ergastolo ostativo. Questo brano è forse il mio preferito dell’intero album, insieme alla doppietta iniziale L’amore per sempre perduto e Il grande fuoco, proprio perchè tratta il tema del carcere e in particolar modo di questa brutale vessazione dell’essere umano privato della libertà che è l’ergastolo ostativo. Il testo del brano è poi accompagnato e ampliato da un altro testo scritto da Musumeci, una lettera che ha scritto nel 2020 dal carcere di Spoleto e che ritengo importante riportare per intero perchè ci ricorda la non-vita a cui sono costretti tanti esseri umani nelle carceri “democratiche” del Bel Paese:
“L’ergastolo ostativo è una “Pena di morte Viva”, così gli uomini ombra chiamano la pena dell’ergastolo ostativo. Una non-vita, perché gli ergastolani ostativi non vivono, ma sopravvivono. E’ una pena senza fine, senza nessuna possibilità di liberazione, a meno che al tuo posto in cella, non ci metti qualcun altro. In altre parole, se parli e confessi, puoi uscire, altrimenti stai dentro, fino all’ultimo dei tuoi giorni. Oggi cerco di essere semplicemente la persona che non sono mai riuscito a essere prima.
Vi confido che a volte ho paura a sentirmi felice perché mi vieni in mente quanto sono stato infelice per 27 anni e adesso sento di più il dolore di quegli anni. Poi ho il senso di colpa verso i miei compagni, perché io ce l’ho fatta, loro no. Perché credo che molti di loro lo meritano più di me. E è assurdo che ce l’ho fatta proprio io che ero convinto che sarei morto in carcere. Anche per questo continuo a dare voce ai miei compagni e grazie che lo fate anche voi. Un sorriso da parte mia e due dal mio cuore.”
Il disco si chiude come meglio non poteva, ovvero con una cover di Un altro inverno dei Frammenti. Brano forse che è stato scelto proprio perchè, nella scelta poetica delle parole, suona proprio come un’addio, una conclusione, una fine: “come un albero che invecchia ed io, ed io non ho più foglie”. Le Ombre più Buie è un album che colpisce al cuore senza esitare. E allora addio Le Tormenta, grazie di tutta la bellezza, della passione, della rabbia e dell’amore, grazie di averci dato nuove scintille per far divampare la cenere attiva nascosta sotto la brace. Ci ritroveremo ancora a ballare intorno al fuoco e se a qualcuno continueremo a sembrare dei bambini, risponderemo, con orgoglio e sorrisi, che è proprio ciò che siamo!