Ludd – E’ Tempo di Partire (2008)

…tutto questo per cambiare la vita 
per imprimere un altro ritmo 
a questa nostra vita 
Perche’ gli uomini possano essere fratelli 
perche’ la gioia, almeno una volta 
esplodendo nei nostri petti 
esplodesse sulla Terra 
Perche’ la rivoluzione 
potesse essere una realta’

(Questa nostra vita)

Il gruppo trentino di cui andrò a parlarvi quest’oggi prende il nome da Ned Ludd, ma chi fu costui? La cronaca, a metà tra storia e leggende, narra che Ned Ludd fu un giovane operaio dell’industria tessile, probabilmente nemmeno mai esistito realmente, che nel lontano 1779 decise di ribellarsi all’introduzione dei macchinari e all’oppressione dei padroni distruggendo un telaio in segno di protesta. Da questo momento la sua figura venne innalzata a mito dalla classe operaia dell’epoca  tanto che egli, o meglio quello che impersonificava, divenne il simbolo della distruzione dei macchinari industriali e il vendicatore di tutti i lavoratori salariati. Dalla figura di Ned Ludd nacque infatti, successivamente nel XIX secolo in Inghilterra, il Luddismo, movimento di protesta operaia che incentrava la propria lotta nel sabotaggio dei macchinari industriali e della produzione industriale.

Questa breve introduzione per spiegare da dove hanno preso il loro nome Federica (voce), Lorenzo (voce), Gigi (chitarra), Giuliano (basso) e Massimo (batteria), dovrebbe già averci fatto intuire che la proposta musicale, un classico hardcore punk che rientra di diritto nella migliore tradizione italiana del genere, e le liriche del gruppo proveniente da Rovereto sono caratterizzate da uno spirito altamente riottoso e militante che permea tutte e dodici le tracce presenti su questo “E’ Tempo di Partire” del lontano 2008.

Difatti i testi dei Ludd toccano tematiche come la critica feroce al disumano sistema carcerario (nella traccia “Il Balzo della Tigre”) o la dura condanna alla guerra imperialista ciclicamente rispolverata dalle potenze capitaliste e spacciata da “guerra umanitaria” o operazione di “peace-keeping” (“Tutti i Giorni”), tutte tematiche che permettono ai Ludd di sprigionare il loro potenziale riottoso e distruttivo che si traduce in liriche sempre impegnate interpretate dalle doppia voce di Lorenzo e Federica (una più tagliente, l’altra più melodica) e in una musica si veloce e diretta ma in grado anche di creare melodie che si stampano immediatamente in testa e non se ne vanno più.

Continuando a sviscerare il contenuto lirico (tematiche, testi e capacità di scrittura sicuramente superiori alla media del genere) di questo “E’ Tempo di Partire” non possono di certo passare inosservati due dei pezzi migliori mai scritti dai Ludd; due pezzi che risultano essere molto più che delle semplice canzoni e che fungono da veri e propri manifesti politici del gruppo. Iniziamo parlando dellla seconda e stupenda traccia “18 Marzo 1921” che attraverso la voce di Lorenzo racconta gli eventi che hanno portato allo scoppio della Rivolta di Kronstadt, nel periodo immediatamente successivo alla Rivoluzione d’Ottobre quando il Partito Bolscevico aveva già iniziato il suo processo di accentramento di potere, e alla sua repressione nel sangue avvenuta su ordine di Lenin e di Trotzky, profondamente preoccupati da questa insurrezione guidata da marinai e operai (accusati dai Bolscevichi di essere controrivoluzionari) volta a contrapporre il socialismo di stampo libertario e l’applicazione reale del motto “tutti il potere ai Soviet” al socialismo di Stato autoritario che caratterizzava il regime sovietico. La traccia esplode poi in modo dirompente nel ritornello, cantato anche da Federica, che, in un impeto insurrezionale e liberatorio, recita: “Morte a Lenin, Morte a Trotzky, Kronstadt Vive!”.

L’altra traccia-manifesto dei Ludd è senza ombra di dubbio “Questa Nostra Vita” (traccia da cui è stata presa parte del testo posto in apertura di questa recensione) che tratta della Guerra Civile Spagnola e della Rivoluzione Spagnola dal marcato carattere anarchico che nel 1936 riuscì per un certo periodo a sperimentare il socialismo libertario e l’autogestione di alcune città come Barcellona, tutto questo prima della definitiva presa di potere del fascista Francisco Franco con un colpo di Stato e della brutale repressione messa in atto dal suo regime totalitario nei confronti di anarchici e comunisti.

Prima di chiudere la recensione volevo parlare di altri due brani che ritengo siano i picchi più alti raggiunti su “E’ Tempo di Partire” da* nostr* compagn* Ludd. L’iniziale “Proteggimi”, introdotta dalla celebre scena “Io li odio i nazisti dell’Illinois” del film The Blues Brothers, si caratterizza per un concentrato di hardcore punk veloce e diretto in faccia (che mi ricorda a tratti i Sottopressione, chissà che cazzo di viaggi si fa la mia testa…) sul quale spiccano le voci infuriate di Federica e Lorenzo che ci sputano addosso versi di profonda inquietudine! L’altro pezzo a cui facevo riferimento poco sopra è la penultima “L’Ultima Voce”, pezzo profondo, emozionante e a tratti introspettivo, sicuramente molto personale e capace di toccare certe corde interiori nell’ascoltatore grazie anche all’elevatissima qualità della sua lirica e dell’interpretazione da brividi di Federica e Lorenzo.

Detto questo, avendo scritto un qualcosa che è a metà tra una recensione e un riassunto di eventi storici (ma questo è l’ennesimo merito dei Ludd visto che è grazie a loro se ho potuto parlare di Luddismo e Rivolta di Kronstadt nella stessa recensione) e che in realtà non è nessuna delle due cose, ma semplicemente un flusso di scrittura istintiva che ha preso forma mentre ascoltavo e riascoltavo per la duecentesima volta questo stupendo “E’ Tempo di Partire”, come al solito mi accorgo di aver “parlato” troppo e quindi la chiudo qui in modo brusco. Sicuramente uno degli album più belli e intensi che l’hardcore punk italiano sia stato in grado di regalarci negli anni 2000 e che ormai tendo già a considerare un classico del genere. Lunga vita ai Ludd!