Oltraggio – Distruggere per Costruire (1999)

Metto le mani avanti, in questa recensione parlerò degli Oltraggio (gruppo credo sconosciuto ai più anche a causa della loro brevissima esistenza) manifestando tutto il mio amore verso di loro, essendo stati uno dei primi gruppi hardcore punk italiani che ho conosciuto e che ha accompagnato la mia adolescenza. Se ho approfondito la scena musicale hardcore italiana degli anni 80-90 tanto da interiorizzarla e rimanerne pesantemente “addicted”, un grazie devo dirlo anche agli Oltraggio, scoperti per puro caso su Youtube in un pomeriggio di completa noia adolescenziale passato tra un ascolto dei Maiden (compagni fedele dell’epoca metallara) e uno dei Ramones. Pensate voi quale possa esser stato l’impatto di un ragazzino abituato a “Fear of the Dark” e “Blitzkrieg Bop”, quando ha ascoltato per la prima volta un sound fortemente hardcore ed incazzato.

Ma chi sono questi Oltraggio che fin dalla copertina del loro demo “Distruggere per Costruire” sottolineano la loro influenza, a livello ideologico e lirico, anarchica? E sopratutto, cosa suonano? Immaginatevi il perfetto mix tra l’Oi-core rabbioso dei Nabat, l’hardcore unico dei Plakkaggio e l’influenza del punk più Old School di gruppi come i Bloody Riot e avrete dinanzi ai vostri occhi gli Oltraggio e dentro le vostre orecchie il sound del loro primo demo (unica fatica del gruppo romano) “Distruggere per Costruire”, autoprodotto e pubblicato in perfetto stile DIY nel lontano 1999. Il demo in questione si compone di 5 pezzi che vanno a toccare le tematiche classiche dell’hardcore/oi-core punk italiano, ovvero l’invettiva contro la religione cattolica e la chiesa (Maledetto Giubileo), l’antimilitarismo cantato in dissacrante romanesco di “Te Ce Vo’ Na Guerra” (un esperimento di stornello Oi-core? Può esse’…) e altri argomenti classici del genere come si può ascoltare nella conclusiva “Terrore e Violenza”.

Probabilmente il pezzo migliore, più complesso e originale, capace di stamparsi immediatamente nella mente dell’ascoltatore, è senza ombra di dubbio la titletrack, un vero e proprio inno anarchico che si apre con una indimenticabile intro melodica davvero poco punk e anzi maggiormente riconducibile ad alcune cose fatte dai Metallica (ahia) in quel “capolavoro” commerciale che è il Black Album; oppure accostabile all’introduzione di “Granito” dei Plakkaggio, ben più simili agli Oltraggio nel sound. Tralasciando il riferimento ai Metallica (a ridaje…) che con le sonorità Oi-Hardcore punk dei nostri hanno ben poco a che fare, ma tenendo ben fisso in mente il paragone con i Plakkaggio, il resto della canzone è un crescendo di emozioni perfettamente sintetizzate dal rabbioso e riottoso testo che culmina nel ritornello: “Con le budella dell’ultimo papa impiccheremo l’ultimo re/ dalle macerie della rivolta vedremo sorgere un nuovo sole”, verso ripreso direttamente da una vecchia canzone della tradizione anarchica italiana. A differenza di gruppi come Crass, Conflict o Flux o Pink Indians, l’essere riconducibile alla scena anarcho punk degli Oltraggio si riscontra maggiormente nelle liriche e nell’attitudine, piuttosto che in un preciso sound di chiara scuola britannica.

Un demo e un gruppo da riscoprire assolutamente per tutti gli amanti delle sonorità Oi/Hardcore di gruppi come i Plakkaggio o per le cose più rumorose suonate dai Nabat, soprattutto per la qualità della registrazione dei 5 pezzi, per le emozioni trasmesse dalla voce graffiante e rauca del cantante, per i testi militanti e incazzati e per la bellezza delle melodie e dei riff suonati dagli Oltraggio. Unico rimpianto il fatto che abbiano avuto vita breve; una vita breve che ha saputo però regalarci questa piccola perla dell’underground hardcore romano nascosta sotto metri e metri di polvere.