One Day in Fukushima – Demo (2015)

Il 6 agosto del 1945 gli Stati Uniti d’America esportarono quel morbo conosciuto come democrazia liberale (di cui loro si facevano rappresentanti perfetti) in Giappone con il più pacifico dei metodi: lo sgancio delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Oggi 6 agosto 2017, nonostante il caldo afoso che mi fa sguazzare in una pozza di sudore e disperazione, vi voglio portare la recensione del demo, rilasciato nel 2015, degli One Day in Fukushima, un giovane gruppo di Eboli dedito a sonorità marcatamente grindcore vecchia scuola, quella più marcia e visibilmente ancora molto legata alle sonorità hardcore punk, che però va a braccetto con il death metal più caotico e veloce. Cosa accomuna il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki agli One Day in Fukushima? E’ presto detto (e anche parecchio lampante, volendo).

Fukushima è tristemente ricordata per esser stata il teatro di un disastro nucleare (quattro esplosioni della centrale nucleare) avvenuto a seguito del terremoto e del maremoto che hanno colpito la città giapponese nel 2011. Appare quindi chiaro quale sia il minimo comun denominatore che accomuna l’anniversario del pacifico bombardamento atomico dei democraticissimi USA e questo marcio gruppo dedito al grindcore più oltranzista che ha scelto un nome che odora fortemente di un mondo post-nucleare in putrefazione e dalle tetre tinte apocalittiche come “One Day in Fukushima”. Oltre al fatto che Fukushima, Nagasaki e Hiroshima siano collegate tra loro per essere tre città vittime di quella piaga dell’apparente progresso della civiltà umana conosciuto come “energia nucleare”, un altro fatto ci fa associare la triste storia di Nagasaki e Hiroshima con la proposta musicale dei One Day in Fukushima, ossia gli argomenti e le tematiche trattate dai nostri all’interno delle 9 canzoni che compongono questo “Demo 2015”.

Infatti la maggior parte dei testi degli One Day in Fukushima si presentano come una aspra e disillusa critica, dalle forti tinte nichiliste e misantropiche, del mondo in cui noi tutti viviamo (e che, chi più chi meno, ha contribuito e contribuisce tutt’ora a perpetuare) fatto di miseria umana, di odore nauseabondo di morte, di alienazione e di distruzione. Come espresso perfettamente dal titolo del sesto brano presente su questo demo, manifestazione ultima della visione completamente negativa e misantropica della vita umana che anima gli One Day in Fukushima, viviamo in un mondo di automi, pericolosi nella loro obbedienza e nella loro alienazione, totalmente innocui per il sistema capitalistico al fine di perpetuarsi immutato nella sua opera di distruzione della vita, tanto umana quanto ambientale. Le liriche degli One Day in Fukushima, interpretate dal growl gutturale e marcio del cantante Valerio, sono il perfetto manifesto intriso di rabbia e odio purissimi, emozioni da vomitare addosso a questo mondo di merda.

Passando al lato musicale, sonoro, rumoroso (chiamatelo un po’ come cazzo vi pare, ricordando sempre che si sta parlando di grindcore), la proposta dei nostri brutti e sporchi guerrieri sopravvissuti al disastro nucleare di Fukushima è un concentrato di purissimo grindcore old school che non disdegna affatto contaminazioni con il death metal, sopratutto quello più primordiale, caotico e incazzato. Trattandosi di un distillato di rumoroso grindcore, certamente non originale ma suonato ottimamente e con la migliore attitudine che si possa richiedere a chi vive tutte le pulsioni di un genere simile, la durata delle canzoni è molto breve; infatti quasi tutti i pezzi presenti su questo “Demo 2015” si aggirano tra i pochi secondi (ne è un esempio “Desomorfina”, seconda traccia dell’album) e il minuto e qualcosa (“Exoskeleton”, “Toxifissione”, per citarne alcuni). Tra tutti i brani però spicca, per bellezza e per durata, l’ottavo pezzo “La Giustizia degli Spaventapasseri”, della durata di ben 3min e 06 secondi, quasi una rarità per un genere iperveloce, rabbioso, diretto ed estremamente concreto come il grindcore. I nomi che vengono immediatamente in mente ascoltando gli One Day in Fukushima non possono che essere Napalm Death, Terrorizer e Repulsion, se proprio vogliamo citare dei mostri sacri del rumore.

Gli One Day in Fukushima, come già detto, non suonano nulla di originale (ma pensandoci bene oggigiorno chi propone rumore/musica vagamente originali?) e credo vivamente non sia nemmeno nel loro interesse quello di suonare originali (come già avevo scritto per i Subhuman Hordes). I One Day in Fukushima suonano incazzati, rumorosi, caoitici, marci, diretti come un calcio nelle palle che lascia stesi al suolo. La carica rumorosa del grindcore dei nostri odora, per ricollegarci all’introduzione di questa recensione, di quella morte e quella distruzione che solamente un disastro nucleare sa portare sulla faccia di questo schifoso mondo. Devastanti,e brutali, gli One Day in Fukushima sono la risposta incazzata, nichilista e misantropica a tutto la merda che ci circonda ogni giorno.