Pillars – Failed State (2022)

Catturato immediatamente dall’artwork di copertina dai toni apocalittici e angoscianti, un po’ inaspettatamente mi sono imbattuto in questo nuovo Failed State dei Pillars, gruppo che già mi aveva piacevolmente folgorato ai tempi di Abandoned, primo loro disco pubblica nel 2018. Avevo perso un po’ le tracce della band di Cleveland, ma devo ammettere che dal primo ascolto di questo Failed State al momento in cui sto scrivendo queste righe, il loro nuovo disco è stato un ascolto estremamente costante e gradito. Sarà per il loro molotov cocktail di crust punk, doom e sludge scagliato con rabbia e istinto riottoso contro questo mondo, Failed State è un disco che fa dell’intensità, della furia distruttiva e dell’attacco lirico e sonoro i suoi punti di forza a cui è estremamente difficile rimane impassibili. La formula della band affonda le radici in una mistura brutale di crust punk moderno (tanto di tradizione statunitense alla His Hero is Gone quanto di ispirazione svedese più recente come i Myteri) e di rallentamenti dai tratti opprimenti tipicamente sludge-doom o melodie malinconico-atmosferiche alla maniera di certo neocrust (come in Empty Space per fare un esempio), il tutto condito da ritmiche d-beat che non abbandonano quasi mai la scena e da un’attitudine profondamente hardcore che amplifica le tensioni bellicose e riottose evocate dalle liriche e dalle tematiche trattate. Perché se la musica è feroce, devastante e nei momenti più concitati assume le sembianze di un assalto spietato (What is Left, Something Wrong o la stessa titletrack), le liriche non sono da meno dato che si concentrano su questioni sociali e politiche che hanno attraversato la società statunitense negli ultimi anni, dall’omicidio per mano poliziesca di George Floyd e le conseguenti rivolte che hanno incendiato gli USA all’assalto di Capitol Hill per mano di un manipolo di ridicoli suprematisti ed estremisti di destra.

È musica combattiva, antagonista, che ha ben chiaro chi colpire e come farlo, quali tematiche toccare e in che modo, ribadendo in fin dei conti che il punk e l’hardcore in tutte le loro forme e sottogeneri, non sono altro che mezzi per esprimere idee di protesta, contrasto, minaccia e attacco a tutto lo schifo che ogni giorno abbiamo sotto gli occhi e che quotidianamente ci opprime e tenta di schiacciarci. Un ottimo ritorno per i Pillars, che con questo disco confezionano una bottiglia incendiaria di crust, doom e sludge pronta per essere lanciata affinché possano diffondersi le fiamme della rivolta e la rabbia possa deflagrare libera e selvaggia!