Ragana – You Take Nothing (2017)

Le Ragana, duo tutto al femminile proveniente da quel di Oakland, possono forgiarsi del titolo di “Primo gruppo straniero a venir recensito sulle pagine di Disastro Sonoro” (pensa che gran culo eh) e devono assolutamente sentirsi onorate di ciò visto che hanno vinto la “concorrenza” di band quali Odio, Exit Order, Ratas Negras e Torso. La recensione di questo “You Take Nothing” dopotutto ha preso vita da sè durante l’ascolto dell’album, ha assunto le sue sembianze brano dopo brano trascinandomi in un viaggio dominato dall’oscurità impenetrabile; oscurità da cui ha preso forma, attraverso un estenuante flusso di coscienza, la suddetta recensione che ora avrete la fortuna di assaporare. Era quindi d’obbligo riportare sotto forma scritta tutto ciò che aveva cercato di assumere una sembianza all’interno della mia testa durante l’ascolto prolungato e per nulla semplice di questo splendido “You Take Nothing”.

Nel folklore e nella tradizione popolare della regione baltica, e principalmente in terra lettone e lituana, il termine “Ragana” viene usato per identificare un’antica dea distruttrice e al tempo stesso rigeneratrice attraverso la capacità di dominare la magia oscura, anche per questo infatti viene descritta più volte come la “dea delle streghe”. “Ragana” viene rappresentata in differenti e molteplici modi a causa della sua natura polimorfa e cangiante e può assumere quindi le sembianze tanto di una giovane donna sensuale quanto quelle di una creatura terrificante e infernale, così come può presentarsi sotto forma di vecchia deforme e scheletrica oppure prendere le fattezze di un animale selvatico delle foreste. Questa natura cangiante e polimorfa descrive al meglio la proposta musicale di questo duo di Oakland, mai banale, mai scontata, mai prevedibile. Le nostre due streghe (Maria e Nicole) celate dietro il misterioso e affascinante monicker “Ragana” si dimostrano quindi al tempo stesso, con la loro musica, abili distruttrici provenienti dall’oscurità più impenetrabile tanto quanto dee primordiali capaci di far emergere dagli abissi della distruzione un vago sentore di quiete e speranza, di libertà primordiale e selvaggia. Quiete e tempesta, distruzione e tenue speranza di salvezza, questo sono le Ragana, questo è il concentrato di “You Take Nothing”. Non starò qui a parlarvi di tutte e sei le tracce che ci accompagneranno in questo viaggio in modo specifico e profondo, ma credo sia mio dovere provare a descrivere ciò che vi ritroverete ad ascoltare su questa ultima fatica delle Ragana anche parlando nel dettaglio di quei brani che mi hanno colpito maggiormente.

Nella seconda traccia To Leave si alternano melodie post-rock che ricordano gli ultimi Soror Dolorosa e sferzate di chitarra di chiara matrice Black Metal old school che irrompono devastanti iniziando a dipingere paesaggi nordici dominati da foreste innevate attraversate dal vento gelido che scheggia i volti come solo i Darkhtrone di “A Blaze in the Northern Sky” o gli Ulver del capolavoro “Kveldssanger” hanno saputo fare. I momenti più calmi e rallentanti richiamano in più di un’occasione tanto le divagazioni più atmosferiche del Black Metal quanto la forte influenza post-rock/shoegaze fatta fiorire in maniera sublime dalla decadenza esistenziale di Neige e di tutte le cangianti forme, gli Alcest su tutti, che il suo estro creativo ha saputo assumere in questi anni. Credo di non esagerare nel ritenerla la traccia più completa ed emozionante di questo “You Take Nothing”, nonchè la traccia che rappresenta probabilmente al meglio tutte le influenze e le caratteristiche che rendono la proposta delle Streghe di Oakland estremamente personale ed interessante.

La successiva Winter’s Light viene introdotta dalla litania recitata da Maria che in questo caso indossa i panni della sacerdotessa dannata che ci inizia ad un rituale occulto di magia nera, il tutto avvolto da un’atmosfera profondamente pagana e pregna di energia primordiale. La batteria martellante rende perfettamente l’idea di trovarsi immersi in un rituale tribale e sciamanico, così come i rallentamenti e le melodie della chitarra risultano perfetti nel conferire a questa scena una sensazione a tratti psichedelica. Una traccia forse meno ancorata agli stilemi più classici del black metal e che invece rende manifeste le radici doom-sludge e neo/dark-folk anch’esse evidentemente presenti nel suono delle Ragana e parte del loro background musicale, rendendo ancora una volta originale e personale la loro proposta che non risulta mai prevedibile o scontata.

La conclusiva titletrack può essere considerato l’inno nichilista definitivo delle Ragana, dominato anch’esso da un costante alternarsi di sezioni rallentate a tratti atmosferiche e accelerazioni opprimenti sulle quali, in un crescendo di angoscia, si stagliano grida a tratti screamo che ripetono incessantemente come fosse un mantra mistico la frase “You Take Nothing” e che intorno alla parte finale del brano si tramutano in una litania luciferina recitata magistralmente dalla voce sensuale e al contempo sinistra di Maria, cantante e chitarrista del gruppo. “Doomy atmospheric black metal” può essere solamente questo il riassunto della traccia in questione.

E’ ben evidente, e costante per tutta la durata dell’album, l’influenza di mostri sacri del Black Metal statunitense nella musica, costantemente avvolta dall’oscurità impenetrabile, delle Ragana, basti pensare ai Leviathan per quanto riguarda le parti più ambient e atmosferiche o a Xashtur invece per quanto riguarda i richiami continui a quel filone definito da più parti “Depressive Black Metal”. Oltre a ciò da sottolineare il fatto che tutto l’album è pervaso , oltre che da una atmosfera costante di oscurità soffocante, da una sensazione di libertà selvaggia e primordiale, che ben si sposa con l’immagine che vuole evocare la musica delle nostre due streghe celate dietro il nome “Ragana”, ossia i paesaggi e le immense foreste che dominano la costa nord-ovest del Pacifico, tanto desolate quanto brulicanti di energie primitiva e di elementi pagani, tanto impenetrabili e solitarie quanto attraversate da un vento ancestrale che porta con se racconti tribali di libertà estrema. Menzione a parte per la splendida copertina che accompagna “You Take Nothing”. Guardando l’artwork in copertina ci si sente immediatamente trasportati nei paesaggi boschivi descritti sopra e si prova quella sensazione di libertà estrema e selvaggia sempre minacciata però dall’incombente oscurità e desolazione, sempre minacciata dall’idra capitalistica che devasta e saccheggia i territori. E’ anche per questo che al di là del discorso musicale, le nostre due streghe anarchiche di Oakland continuano a ribadire che il loro principale interesse è continuare a combattere al fine di realizzare la totale distruzione del capitalismo. Le Ragana sono le radici che emergono dall’oscurità delle foreste della costa nord-ovest del Pacifico per distruggere il capitalismo e tutti suoi falsi miti. E questo “You Take Nothing” è il loro incantesimo distruttore, è il fuoco che brucerà questo mondo nelle sue profondità. Lunga vita alle streghe di Oakland!