Rumori Veloci – A proposito di Ep, Demo & Split Albums #01

Nuova rubrica sulle pagine di Disastro Sonoro, questa volta esclusivamente dedicata ad Ep, Demo e Split albums usciti recentemente nell’underground italiano (ma non solo) punk, hardcore, extreme metal e tutte le loro possibili incarnazioni. Sarà una rubrica che seguirà lo stile di Schegge Impazzite di Rumore, ma che a differenza di quest’ultima non avrà scadenza mensile bensì totalmente casuale e si concentrerà unicamente su uscite recenti. Rumori Veloci sarà il suo nome e in questo primo appuntamento andremo a parlare tre band completamente differenti tra loro e delle loro ultime fatiche in studio. Veloci, selvaggi e rumorosi come non ci fosse un domani..nothing less, nothing more!

Partiamo dal più vecchio dei tre lavori sottoposti ai miei deliri spacciati per recensione, ovvero “Electric Reaper”, Ep rilasciato a febbraio dai guerrieri delle wastelands varesine meglio conosciuti come Overcharge. Due pezzi inediti a cui si somma la cover di “Libero e Selvaggio”, immortale anthem degli storici Wretched (influenza costante nel sound dei nostri) che non ci si stanca mai di ascoltare, sopratutto quando la suddetta cover riesce a suonare allo stesso tempo fedele all’originale e in perfetto stile speedmetalpunx a cui ci hanno abituato negli anni Panzer, Josh e Marcio. Proprio la voce marcia e graffiante di quest’ultimo, che ricorda sempre con molto piacere quella del maestro Lemmy Kilmister, risulta impeccabile nell’interpretare il testo di Libero e Selvaggio e nel trasmettere le stesse sensazioni che si son provate da ragazzini al primo ascolto di album seminali dell’hardcore punk italiano vecchia scuola come “Libero di Vivere, Libero di Morire”, “Eresia” dei Declino o “Condannati a Morte nel Vostro Quieto Vivere” dei Negazione. Sono gli stessi Overcharge ad ammettere inoltre che la cover vuole essere una sorta di atto di gratitudine e riconoscenza per tutti quei gruppi che hanno creato dal niente la scena hardcore italiana degli anni ottanta, rendendola di fatto immortale. Che dire poi della titletrack, di cui i nostri hanno rilasciato un video qualche mese fa, e di “Shitlicker” (seconda traccia inedita)? La solita miscela esplosiva e vincente di speedmetalpunx, musica marcia che proviene direttamente dall’inferno delle lande desolate della Valle dell’Olona e che lascia solo distruzione e morte al suo passaggio! Gli Overcharge sono nuovamente on the road, come al solito liberi, selvaggi e pericolosi! D-beat? Rock’n’Roll? Speed Metal? Punk? Chiamatelo un po’ come cazzo vi pare, ma ricordatevi solamente una cosa: “The Electric Reaper is coming and you’re on its list!”

Passiamo ora a qualcosa di molto più marcio e disturbante. Quanti di voi conoscono l’underground estremo americano di inizio anni ’90, sapranno con certezza che “Into Darkness” è il titolo dell’unico album realizzato dai Winter, storico gruppo death/doom metal di New York. Il gruppo di cui vi parlerò quest’oggi prende il nome direttamente da questo seminale lavoro e sembra aver interiorizzato al meglio la lezione del gruppo americano. Ecco a voi quindi “First Encounters”, nuovo Ep dei comaschi Into Darkness ,rilasciato su cassetta e prodotto dall’italiana Unholy Domain Records. Se, come abbiamo appena visto, è evidente l’influenza del marcio death/doom dei Winter, non dobbiamo però pensare che le radici musicali e le influenze di Doomed Warrior (unico membro del gruppo che su questo Ep si è cimentata sia nelle vocals che nel suonare tutti gli strumenti) finiscano qui. Difatti proviamo a pensare al sound oscuro e putrescente degli Into Darkness come l’incontro tra la scuola death metal finlandese, in particolare il suono di quel demo-capolavoro che porta il nome di “Musta Seremonia” dei Rippikoulu, e il death/doom americano di seminali lavori quali il demo “The Unholy Ground” e il successivo Ep “Premature Burial” delle Derketa, “Mourning in the Winter Solstice” delle Mythic (che condividevano la bassista Mary Bielich con le stesse Derketa) e “Dommedagsnatt” dei Thorr’s Hammer. Per non farci mancare proprio nulla aggiungiamoci anche la rabbia iconoclasta e primordiale degli Hellhammer e la lezione fondamentale dei mostri internazionali del death metal venato di rallentamenti doom, ossia gli olandesi Asphyx e della loro primitiva incarnazione a nome Soulburn. In una scena come quella death metal in cui la maggior parte dei gruppi si divide in chi, da una parte si limita a ripetere in maniere nemmeno troppo originale quanto fatto dalla scuola svedese di Entombed, Dismember e compagnia, mentre dall’altra troviamo chi cerca di ricalcare le orme di Obituary, Cannibal Corpse o Morbid Angel, imbattersi in band come gli Into Darkness permette di mantenere un briciolo di fiducia nei confronti del metal estremo e in particolare nei confronti del death. Questo “Firs Encounters” suona sincero in ogni suo riff e i tre pezzi presente sottolineano tutta la passione viscerale che D.Warrior nutre verso un sound preciso ben radicato in una tradizione estrema spesso lasciata ai margini e verso un certo modo di interpretare il death metal imbastardito con il doom dall’inconfondibile sapore dei primi ’90. Per non parlare del growl angosciante, primitivo e disumano della nostra guerriera dell’oscurità che ricorda tanto quello di Sharon delle Derketa quanto il feroce e brutale ringhio di Runhild dei Thorr’s Hammer. Credo non ci sia altro da aggiungere. Lasciatevi divorare dall’orrore selvaggio e perdetevi nell’oscurità impenetrabile di questo “First Encounters”, non ne rimarrete delusi, ne sono certo. Piccola gemma di oscuro e marcio death/doom metal di cui si sentiva sinceramente il bisogno!

“Vent’anni dalla fine della guerra atomica, la monarchia degli Eurak che unisce l’Europa all’Africa e agli altopiani del Tibet e che ha follemente scatenato la guerra contro il resto del mondo, dice di aver vinto…il pianeta ridotto quasi interamente ad un putrescente deserto radioattivo, è ora abitato da uomini senza futuro” questo è l’intro con cui si apre questo nuovo Ep dei fiorentini Collapse intitolato “Senza Futuro”, probabilmente, vista anche la bellissima copertina che accompagna la loro ultima fatica in studio, soezzone direttamente ripreso da un film della serie di Mad Max (anche se potrei fortemente sbagliarmi vista la mia abissale ignoranza in materia cinematografica). Con queste premesse cosa aspettarci se non la colonna sonora migliore per il mondo post apocalisse nucleare che verrà e che spazzerà via gran parte dell’umanità? Un mix vincente di thrash metal, crossover e thrashcore è quello che i nostri ci sparano nelle orecchie a tutta velocità attraverso tre pezzacci che hanni il solo intento di prenderci a cazzotti nello stomaco e in faccia. Anche qui come sull’Ep degli Overcharge, ci troviamo a dover fare i conti con una cover e anche questa volta si tratta di un altra canzone che sarebbe riduttivo definire storica e/o immortale; sto parlando di “Folsom Prison Blues” del fuorilegge bastardo del country-rock a.k.a. Johny Cash, altro brano sentito e risentito mille volte e coverizzato da chiunque ma che in questa nuova veste a metà tra il trashcore/thrash metal tipico dei nostri e un sound che riesce a tirare in causa i Motorhead fa la sua porca figura e potrebbero essere un vero e proprio anthem su cui moshare fino alla morte durante i prossimi concerti del gruppo! A proposito di questo, i Collapse suoneranno in compagnia dei thrashers Hyperblast e dei Kombustion (d-beat/neo-crust) al FOA Boccaccio di Monza il 29 luglio, non perdeteveli! Per quanto riguarda le altre due tracce, oltre all’iniziale ed interessantissima titletrack, troviamo probabilmente uno dei pezzi migliori mai scritti dai Collapse fino ad oggi, ovvero la conclusiva “Pioggia” dalle sonorità thrash metal, l’attitudine hardcore, una voce incazzata quanto basta e un testo profondamente radicato nella lezione del punk hardcore italiano degli anni ’80 (ao’ sempre in mezzo…). Bentornati Collapse, inarrestabili come la pioggia, pronti a distruggere tutto!