Sacrosanta Decadencia Occidental – Danzas No Solpor Do Mundo (2025)

Che le anime di tutti i tiranni non trovino mai pace o conforto. Che si possa vivere per vedere un meraviglioso nuovo mondo crescere accanto alla Natura e non sopra di essa. Che si possano recidere le mani che ci tengono immobili e schiavi.

Nel novembre del 2023, dopo essermi infatuato dell’assalto sonoro racchiuso loro primo ep Caceria Salvaxe, ho avuto una bellissima e approfondita chiacchierata con i galiziani Sacrosanta Decadencia Occidental, a mio parere una delle migliori nuove legioni dello stench-crust punk attualmente in circolazione. Perciò quando sul finire di Gennaio la band formata da Azofra, Edu, Maria e Dann ha rilasciato il suo primo album in studio, dall’affascinante titolo Danzas No Solpor do Mundo, non ho potuto far altro che gioire e catapultarmi immediatamente nei meandri di questo nuovo assalto sonoro barbarico e spietato nella sua furia selvaggia, ma allo stesso tempo capace di atmosfere intense e catastrofiste. Come se non bastasse la qualità della musica suona dagli SDO, l’album si presenta con un artwork di copertina ad opera di Maria e Edu che è una vera e propria gioia per gli occhi, dando forma e sostanza all’immaginario di riferimento della band e al contempo capace di dipingere scenari e paesaggi di perdizione, sofferenza e apocalisse abbastanza nitidi e visualizzabili.

Sono sedici le tracce presenti sul disco e musicalmente seguono un percorso tanto chiaro quanto coerente e ben articolato. Le sonorità in cui affondano le radici i Sacrosanta Decadencia Occidental sono quelle consolidate nel corso degli anni duemila da band del calibro di Stormcrow, Last Legion Alive, After the Bombs, Guided Cradle e altre brutali legioni del crust punk più metallizzato e bellicoso. Danzas No Solpor do Mundo è una summa estremamente sincera delle diverse anime che attraversano la storia della scena crust punk, dagli albori alle incarnazioni più recenti; attraverso le varie tracce infatti possiamo imbatterci nei classici arpeggi strumentali che costruiscono atmosfere post-apocalittiche care al cosidetto stenchcore post-amebixiano, così come cavalcate d-beat, furiose aggressioni al limiti del grindcore sullo stile dei Disrupt e scorribande di quel crust più anarchico e riottoso tanto caro ai Consume. Tutto questo per sottolineare che, per quanto siano evidenti le influenze e le ispirazioni da cui prendono spunto gli SDO, l’album nella sua interezza riesce a suonare come una sintesi abbastanza completa e personale di tutte le anime e le sfaccettature che abitano gli anfratti più marci e desolanti della scena crust punk. Merito sicuramente della qualità compositiva della band, di alcuni riff e ritmiche che sono riconoscibili già al secondo ascolto e atmosfere che riescono a dipingere in maniera veramente convincente paesaggi di desolazione e decadenza, dove la speranza sembra non trovare posto tra le macerie.

Ma questo nichilismo disilluso apparente viene poi falciato via dalle tensioni anarchiche e di critica radicale all’esistente capitalistico che deflagrano libere e selvagge dalle liriche di ogni brano. Si perchè il crust punk suonato dai Sacrosanta Decadencia Occidental è incendiato da ideali anarchici, è una dichiarazione di guerra ad un mondo portato al collasso dal falso mito del progresso senza fine, a questi tempi bui dominati dalla distruzione ecocida, dalle guerre imperialiste e dall’oppressione generalizzata che pende sopra le nostre teste come fosse una ghigliottina. E’ una musica rabbiosa e piena d’odio quella dei galiziani, che conosce bene i suoi bersagli e i suoi nemici e che ci invita a prendere posizione, a non indietreggiare e continuare resistere. E come mi dicevano in sede di intervista, la speranza che alberga nei loro cuori ardenti è che “il sangue dei ricchi e dei traditori purifichi le acque inquinate dei nostri fiumi e dei nostri laghi”. 

E’ un disco attraversato anche da un’atmosfera che mi verrebbe da definire pagana e primordiale, di resistenza selvatica alle forme di potere costituito che cercano di imporre il loro modello su ogni aspetto del vivente che sfugge al loro controllo, animali selvatici e natura incolta compresi. Questa sfumatura pagana della musica e delle liriche dei SDO è probabilmente dovuta alla scelta di ispirarsi alla loro terra d’origine e al ricco folklore, alle leggende e alla storia ancestrale del popolo galiziano, enfatizzate anche dalla scelta di cantare in lingua galiziana. E’ proprio da queste radici ben salde nella loro terra d’origine che nasce la collaborazione con Pablo Ursusson dei grandiosi Sangre de Muerdago (ed Ekkaia tra gli altri), presente come ospite in Tebras, traccia conclusiva del disco, una composizione dal sapore neofolk di una bellezza disarmante e che ci saluta con una nota di speranza, di calore e di forza condivisa, con il sogno concreto di una vita radicalmente diversa. Come ripete la voce di Maria: “Scaldiamo insieme le nostre mani accanto al fuoco, ora che la notte si fa più scura”. 

E’ così e in nessun altro modo che voglio concludere questo flusso di pensieri e parole su Danza No Solpor Do Mundo dei Sacrosanta Decadencia Occidental, uno dei migliori dischi stench-crust in cui potete imbattervi là fuori in questi tempi bui di follia, collasso e perdizione. Viva l’anarchia e il fuoco non ancora osboleto!