Schegge Impazzite di Rumore #03

Schegge Impazzite di Rumore, ovvero quattro album usciti recentemente o che hanno occupato spesso i miei ascolti nell’ultimo mese. Questa è l’essenza di suddetta rubrica, niente più, niente meno. E allora le parole a questo punto risultano superflue, vi lascio dunque alle “recensioni”.

Da chi partire se non da uno dei lavori che aspettavo di più ultimamente, da quando mi era giunta all’orecchio l’esistenza di questa strana entità che si muoveva nell’underground milanese e che definiva la propria musica “Anarcho Pop/Synth Punk”. E io da amante folle delle forme più strane e particolari che può assumere la musica, non stavo più nella pelle. Sto parlando dei Nevskij, un nome tanto affascinante quanto misterioso nel suo significato, e del loro debutto “Introspekt”. E chi poteva essere, se non la solita Occult Punk Gang, a rendere possibile tutto questo? Una garanzia. Ma tornando a “Introspekt”, cosa ci troveremo ad ascoltare? 6 tracce di puro e semplice “Anarcho Pop/Synth Punk”, qualsiasi cazzo di cosa voglia dire tale definizione. So che sembra arduo ma proverò a darvi un’idea del sound dei Nevskij. Prendete i Belgrado, i Brigade Bardot (un pezzo come “Manifesto” non sfigurerebbe affatto su “Avviso ai Civilizzati”, per dire), gli A Touch of Hysteria, un po’ di anarcho punk in salsa Zounds, il synthpop anni ’80 suonato alla maniera degli OMD, dei Simple Minds o degli A-Ha e, a tutto questo calderone di nomi e influenze che sono giunte al mio orecchio, aggiungetevi un comparto lirico introspettivo che si pone perfettamente a metà strada tra pulsioni “romantiche” (in senso lato) e pulsioni riottose. Liriche al sapore di “Romantic Punk” in salsa Kalashnikov Collective. Ah e i Brigade Bardot non li ho citati a caso, visto che il Gringo lo ritroviamo anche tra le fila di questi Nevskij. Un debutto fuori dal tempo, pervaso da una vaga sensazione di malinconia costante che rende il tutto ancora più affascinante. Questo “Introspket” it’s just like venom per le nostre orecchie, per le nostre braccia, per la nostra labile sanità mentale. Angst, Amore, Rivolta. Per il Synthpop, per l’Anarchia!

 

A Culture of Killing, one man band milanese cresciuta a pane e anarcho punk in salsa “Crass Records”, come si può vedere anche dallo stile grafico della copertina stessa di questo debutto S/t che omaggia palesemente l’etichetta discografica indipendente fondata da Penny Rimbaud. Ma anche nel sound proposto si ritrovano tutti gli ingredienti più classici del genere, nonostante A Culture of Killing suoni più vicino a The Mob e Zounds piuttosto che ai Crass o ai Conflict. Inoltre il buon Luca, colui che sta dietro a questo progetto, non si fa mancare nemmeno divagazioni post-punk in stile Vex o A Touch of Hysteria. Citando una famosa pubblicità, cosa vuoi di più dalla vita? Rilasciato nel dicembre del 2017, questo lavoro merita di essere ascoltato più e più volte, sopratutto se avete un’ossessione morbosa (come il sottoscritto) per tutto quello che è uscito dalla “Crass Records” dal 1979 al 1984. Ah e non perdetevi il primo (e unico forse) concerto di A Culture of Killing in occasione della quarta edizione de “In Veneto There Is No Law” a settembre!

 

Cambiando totalmente genere e sonorità, eccoci dinanzi allo split album tra i palermitani Always Never Fun (meglio conosciuti come ANF) e i tedeschi Sickmark, un concentrato di powerviolence/fastcore abrasivo e tritaossa. Echi di Infest, Spazz, Exit Unit e Neanderthal si sentono per tutta la durata del disco, da entrambi i lati dello split. Cambi di tempo, velocità, rumore sparatoci in faccia senza mezze misure, una voce che riesce ad essere particolare e a distinguersi (cosa per nulla facile in un genere come il powerviolence) e un’attitudine che fa impallidire colleghi più o meno noti, sono queste gli ingredienti principali che ripropongono gli ANF su questa loro nuova fatica; i nostri ci mostrano anche una crescita in termini di qualità e una passione onesta e viscerale alla causa del powerviolence più fast e in your face che non può lasciare indifferenti. Violenza sonora inaudita che non lascia scampo, questo quello che vi ritroverete ad ascoltare appena partirà l’iniziale “Failure”. Bentornati ANF! P.s. Ottima prova anche dei tedeschi Sickmark, anche loro dediti alla causa del powerviolence più rabbioso e violento condito con schizofreniche divagazioni di sax sparse qua e la nel corso delle 6 tracce che compongono il loro lato dello split.

 

Concludiamo questa terza puntata di “Schegge Impazzite di Rumore” con quello che di sicuro rientrerà tra i migliori dieci album usciti in Italia nel 2018 e che personalmente è già uno dei lavori più interessanti e coinvolgenti ascoltati fino ad oggi. Sto parlando di “New Wave of Fear”, ultima fatica in studio dei death rockers bolognesi celati dietro il monicker “Horror Vacui”, band legata intimamente ai ben più noti Kontatto con i quali condividono due membri, Marzia (qui alla chitarra e non dietro le pelli) e Koppa alla voce. Il death rock a cui ci hanno abituato negli anni questi vampire punx puzza in egual maniera di post punk, di quello più venato da pulsioni gothic, e delle derive più glaciali della new wave. Già dal titolo questo nuovo album in casa Horror Vacui ci mette in guardia sull’orrore che penetrerà strisciante nelle nostre vene e che risveglierà i mostri sopiti nel nostro inconscio. Probabilmente il lavoro più, melodico, malinconico e “dark” prodotto fino ad oggi dai nostri, con pezzi a tratti ballabili come il singolo “Don’t Dance With Me”, ma che lascia sempre addosso una sensazione di strana angoscia che ti prende e stringe alla gola. Probabilmente è solo una mia allucinazione sonora, ma su questo “New Wave of Fear” ci ho sentito una certa influenza, tra le altre, dei troppo spesso dimenticati Screaming Dead e di quel capolavoro che risponde al nome di “Night Creatures”. Maturità raggiunta dagli Horror Vacui, difficile fare meglio di “New Wave of Fear”. It’s only dark music baby, and we like it! Più dark dei punk, più punk dei dark; lasciatevi annegare negli abissi di questo fantastico “New Wave of Fear”! 

Siamo schegge, solo schegge di rumore impazzite! Per il rumore, per il Disastro Sonoro!