Schegge Impazzite di Rumore #14

A volte passano mesi infiniti di silenzio tra un appuntamento e l’altro di Schegge Impazzite di Rumore, perchè si sa che la costanza non è tra i miei punti di forza. Mesi in cui per le ragioni più disparate non trovo tempo, ispirazione, motivazioni o energie per mettermi a scrivere queste manciate di righe con cui cerco di dare la giusta attenzione ad alcune delle migliori uscite recenti della scena hardcore e diy italiana. Altre volte invece, come in questo caso, a distanza di appena dieci giorni da Schegge Impazzite di Rumore #13, mi sono ritrovato a scrivere tre nuove non-recensioni in merito alle ultime fatiche di Loia, Bolgia e Mauled e a pubblicare così il quattordicesimo episodio di questa rubrica. Non perdete tempo, supportate le band e ascoltate questi tre dischi senza esitazioni perchè non ve ne pentirete!

Foto di un live degli Indigesti così a caso

Loia – Sotto la Mia Pelle

“Il cannibalismo folle del capitale
Il capitalismo che mi corrode da dentro
È il capitalismo il mio cancro
È il capitalismo che si è infilato sotto la mia pelle”

Sotto la Mia Pelle è il manifesto politico-sonoro dei fiorentini Loia. È una dichiarazione di guerra, è una netta presa di posizione contro questo esistente di merda, sono tensioni di rivolta che deflagrano come schegge impazzite contro il realismo capitalista che ha colonizzato le nostre vite, i nostri desideri e la nostra immaginazione, cancellando tutte le avventure possibili, reali e sognate. E mentre il capitalismo ci corrode da dentro, ci divora lentamente sotto la pelle, l’hardcore punk suonato dai Loia si fa strumento per esorcizzare il dolore e il senso di impotenza e per diffondere la necessità di rivoltarsi, di non lasciarsi abbattere e di attaccare, avvolgendo il tutto con un pesantissimo mantello di nichilismo alla maniera di certo punk che fu. Un hardcore punk che muove i suoi passi dalla vecchia scuola italiana di Wretched e Raw Power per avventurarsi in territori oscuri e in sonorità che guardano tanto al black metal (I Chiodi della Tradizione, per fare un esempio) quanto al crust punk, senza però mai perdere la sua natura profondamente radicata in un fondamentalismo hardcore bellicoso, sfrontato e che non risparmia parole di rabbia e insofferenza. Mezzora, tredici schegge affilate (tra cui svettano a parer mio tracce come Naufraghi, la titletrack o Famiglia) che non risparmiano niente e nessuno e si insidiano sotto la pelle fino a lacerarci in maniera spietata. Perchè anche se siamo consumati, divorati, corrosi, non ci siamo ancora arresi e i Loia ce lo urlano in faccia fino a perdere la voce. Uno dei dischi più intensi, stimolanti, lancinanti e feroci pubblicati dalla scena hardcore italiana nel 2022, aggiungere altre parole sarebbe superfluo.

Bolgia – Vicoli

A distanza di due anni da una prima demo di debutto, tornano i pisani Bolgia, band che definisce la propria musica “nekrocrust” come a volerne sottolineare fin da subito le tonalità cupe e le atmosfere oscure che la caratterizzano e i territori sonori in cui affondano le loro radici musicali. Tre tracce più una intro per questo nuovo ep intitolato Vicoli; tre tracce che partono e tornano alla medesima base stabilmente stanziata in territori crust punk, ma ognuna di esse si dimostra ugualmente capace di avventurarsi lungo differenti strade per raggiungere mete estreme sempre differenti, saccheggiando elementi e sonorità di volta in volta nuovi. Se nella prima traccia Incubo Lucido (definita dagli stessi Bolgia come “la più pop punk delle tre perchè ha solo 10 secondi di blast beat”) infatti si possono sentire echi e incursioni in territorio black metal, nella successiva Condannati emerge un riffing e un piglio che guarda con decisione al death metal vecchia scuola, passando per Senza un Perchè, il brano che rispecchia più fedelmente alcuni canoni tipici del crust punk più metallizzato pur strizzando l’occhio ad una impetuosità e un’atmosfera vagamente war metal . Tutto questo viene introdotto da una breve strumentale dai toni atmosferici che sembra citare in egual misura certo dark-hardcore di matrice Tragedy cosi come il cosidetto “neocrust” (o melodic crust). Dieci minuti totali in cui i Bolgia ci danno un breve ma altrettanto buonissimo assaggio del loro “nekrocrust“, un ricetta abbastanza personale anche se non esageratamente innovativa che sicuramente dal vivo può fare sfracelli e regalare attimi di pogo intenso e furioso!

Mauled – Ruins of Megiddo

Nati dalla follia pandemica, dalle lande partenopee emergono i Mauled con questa loro primissima fatica in studio intitolata Ruins of Megiddo, un titolo dai toni fortemente apocalittici e catastrofici in quanto Megiddo è il nome di un antica città che secondo la Bibbia sarà teatro del Giudizio universale e dei giorni dell’Apocalisse. Un titolo quindi che non lascia spazio a dubbi o interpretazioni sulla musica suonata e le atmosfere evocate dai Mauled, che difatti ci investono in maniera impetuosa con un mix devastante, spietato e asfissiante di crust punk, d-beat, sludge e doom. Come dichiarato dalla stessa band, Ruins of Megiddo racchiude le prime canzoni composte durante i bui tempi in cui stava dilagando la pandemia e la conseguente psicosi, registrate in maniera molto spartana per mantenerne un sound estremamente crudo e sporco. Le differenti anime dei Mauled riescono a convivere in maniera molto buona, emergendo di volta in volta nette e chiare senza risultare mai fuori posto. Ci sono le serrate ritmiche d-beat che martellano in testa, la sporcizia e i rallentamenti opprimenti dello sludge più fangoso e paranoico (di matrice Eyehategod ma anche Buzzoven), gli assalti furiosi e l’atmosfera battagliera tipica del crust punk, il tutto racchiuso in sette tracce che rappresentano un interessante inizio per addentrarsi negli abissi asfissianti, catastrofici e cupi in cui vivono le visioni della band partenopea. Aspettando un nuovo disco, tra le macerie di Megiddo, i Mauled hanno iniziato a comporre la colonna sonora dell’Apocalisse che verrà!