Stench from Post-Soviet Wastelands

Qualche anno fa, precisamente nel 2019, nel mio peregrinare instancabile alla ricerca di nuove band e nuovi dischi crust punk, mi sono imbattuto in due gruppi provenienti da quelle che nel titolo di questo articolo ho voluto chiamare, in maniera molto evocativa, “post-soviet wastelands” e da un gruppo natio di quello che un tempo fu visto da molti come il paese in cui il sole dell’avvenire era definitivamente sorto e non avrebbe più abbandonato i desideri, i sogni e i bisogni della classe lavoratrice. La storia si sa ha poi decretato ben altro e il socialismo reale (o di Stato) si trasformò presto in quella stessa barbarie che voleva scongiurare o sconfiggere. Tralasciando questo brevissimo commento di natura storica che tradisce una sprezzante e netta tensione anarchica nei confronti del comunismo bolscevico, se oggi sono qui a scrivere questo articolo è perché, negli scorsi anni, dalle desolate terre post sovietiche sono emerse oscure e sconosciute realtà impegnate a suonare quel brodo primordiale conosciuto un tempo come stenchcore e oggi semplicemente come crust punk. Ecco dunque perché in questo articolo vi parlerò dei Помрачение dalla Bielorussia, dei Global Despair dal Kazakistan, degli Step to Freedom dalla Russia e delle loro ultime fatiche in studio.

Il sole sovietico dell’avvenire è tramontato per sempre. L’oscurità domina sulle terre desolate e sull’orrore del brutalismo architettonico di città ormai fantasma. La catastrofe creata dalla fame di profitto del Capitale e governata dagli Stati è irreversibile. Il fronte del crust punk sopravvive nell’underground, brucia sotto la cenere ed è pronto a sferrare l’attacco a questo mondo in macerie!

brutalismo sovietico post industriale, Siberia

Nella nostra ignoranza e supponenza da occidentali, e anche perche non è oggettivamente semplice conoscere e approfondire le scene underground dei paesi post sovietici, sappiamo veramente poco nulla del movimento hardcore, punk o crust bielorusso e questo è un vero peccato se pensiamo che esattamente da lì provengono questi Помрачение (che tradotto significa Confusione). Mi sono imbattuto in loro nel 2019 quando pubblicarono il demo di debutto, una classica ma buonissima ricetta di apocalittico stench-crust che ci mise davvero poco a catturare la mia attenzione e ad occupare i miei ascolti. Un interesse il mio probabilmente alimentato dall’alone di mistero che aleggia su questo progetto, dato che è estremamente difficile trovare informazioni di qualunque sorta sulla band e sui suoi componenti. Cosa può esserci di più affascinante di una band stench-crust punk bielorussa di cui non si sa praticamente nulla, non si trovano praticamente foto sul web e l’unica testimonianza che abbiamo è una demo di sei tracce tra cui troviamo anche una marcissima cover di “Largactyl” degli Amebix? Esatto, la risposta è semplice: non esiste nulla di più affascinante. Il crust punk suonato dai bielorussi presenta tutti i “clichè” del genere, ma nonostante ciò non annoia ma anzi incatena facilmente a sè la curiosità di chi ascolta. E’ un crust punk primordiale, devoto chiaramente alla scuola britannica di Axegrinder e soci, così come ai Misery e ai giapponesi Effigy; una musica che vuole essere apocalittica e ci riesce, dominata da tonalità e atmosfere oscure e che sceglie di dipingere e costruire scenari in cui a fare da padrone assolute sono sensazioni di desolazione e impotenza. Il grande pregio dei Помрачение è sicuramente che con questa prima demo si sono dimostrati molto più interessati e attenti alla sostanza piuttosto che all’apparenza e all’estetica, cosa che spesso manca a band che suonano crust punk nelle sue incarnazioni più post-apocalittiche, dark fantasy e amebixiane. Ritrovandomi per l’ennesima volta a sprofondare nelle atmosfere di tracce come l’introduttiva голос извне o di Black Flowers, non posso che continaure a sperare che i Помрачение escano presto dall’oscurità con una nuova, devastante e apocalittica tempesta di primitivo stench-crust pronta ad inghiottirci senza lasciarci alcuna speranza di salvezza!

Помрачение

La prima volta che mi sono imbattuto nei Global Despair e nella loro musica fu nel 2019, ai tempi della pubblicazione del loro primo lavoro in studio caratterizzato da sonorità profondamente radicate nella scena crust punk britannica degli albori, con le influenze musicali ed estetiche che chiamavano in causa senza fare troppi complimenti band come Amebix, Axegrinder e Deviated Instinct. Ma piuttosto che parlarvi di quel debutto che, per quanto godibile e appassionato, rimane un lavoro ancora acerbo, preferisco concentrarmi sull’ultima fatica in studio di questo gruppo proveniente dal Kazakistan, ovvero Technodictature del 2021. Bastano Peace, Stability, Security (intro strumentale) e la successiva Under the Flag of the Golden Sun per accorgersi che i Global Despair hanno parzialmente invertito la rotta del loro sound, aprendosi ad una buona dose di sperimentazione e dando libero sfogo alla loro personalità. Se infatti da un lato è innegabile il voler mantenere un legame solido con la scena crust britannica degli anni 80 (principalmente con Deviated Instinct e Prophecy of Doom), dall’altra i nostri hanno deciso di seguire una nuova strada, assolutamente inaspettata e sicuramente poco battuta oggigiorno, soprattutto da band nate con l’intento di suonare quel brodo primordiale conosciuto come stenchcore. Technodictature è infatti attraversato in profondità da sonorità industrial e le principali influenze dei Global Despair vanno ora ricercate in band fondamentali come i Godflesh o nei più oscuri e sconosciuti Depressor, Sin (con membri degli storici Nausea) o Spine Wrench (e perché no anche dei nostrani Contropotere nel loro esperimento Cp/01 del 1994), tutte band capaci di evolvere le classiche sonorità anarcho-crust contaminandole con suoni freddi, meccanici e atmosfere alienanti tipiche dell’industrial degli anni 90.

Ascoltare tracce come Hatred o New Reich Religion non può non riportare immediatamente alla mente dischi come “Balance of Pain” dei Counterblast o “No rest for the Wicked” split tra Sin e Spine Wrench, in un ibrido crust punk/industrial estraniante ma che funziona alla perfezione. Un disco certamente non consigliato ad un ascolto distratto, perché ogni traccia è capace di costruire uno scenario asfissiante in cui dominano e si susseguono sensazioni di angoscia, paranoia, straniamento e alienazione, tutte emozioni perfettamente evocate dai momenti e dalle atmosfere industrial e che si affiancano a quelle atmosfere più apocalittiche e desolate richiamate dai momenti crust. Altro elemento di estremo interesse è dato dai testi che si scagliano, con toni di rabbia, disperazione ma anche con una profonda speranza di rivolta, contro l’oppressione quotidiana ad opera del capitale, contro la società dello spettacolo, contro il pacifismo e contro le derive securitarie e repressive sempre più avanzate, tecnologiche e distopiche. Con Technodictature i Global Despair ci mostrano dunque una grande ispirazione lirica e musicale e sicuramente una volontà di sperimentare senza rimanere impantanati nella riproposizione immobile e sempre uguale di un sound che alla lunga potrebbe risultare stagnante e già sentito, quando non suonato con passione, innovazione e personalità. Riscoprendo e recuperando quell’industrial crust novantiano un pò sottovalutato, i Global Despair hanno intrapreso un interessante percorso musicale che li rende quantomeno unici attualmente all’interno del panorama crust punk. Vediamo cosa ci attenderà in futuro e verso quali nuovi lidi saranno capaci di spingere il loro industrial stenchcore!

Goodbye, my comrade
We are already dead
We’ll never see the world we fighted for
But it’s better than living as we lived before

Step to Freedom

Crust punk underground front against state control!“, Queste le parole con cui i russi Step to Freedom descrivono loro stessi e la loro musica, senza lasciare alcuno spazio a dubbi o interpretazioni sulle sonorità a cui si ispirano e allo spirito riottoso e anarchico che li anima. Ma andiamo con ordine (anche se ci piace il caos). Le wastelands russe nel corso degli anni ha visto emergere interessantissime realtà dedite a generi come crust punk, stenchcore e metalpunk, dai più noti Fatum ai meno conosciuti Repression Attack, dimostrando come da quelle parti ci sia un terreno estremamente fertile per certe sonorità marce e oscure. Gli Step to Freedom da Nizhny Novgorod emergono da questa scena e ci offrono, fin dal loro primissimo Social Zombies del 2014, un perfetto stench-crust battagliero, tempestoso e pervaso fin nelle viscere da toni apocalittici come da miglior tradizione del genere. L’ultimo lavoro in studio dei nostri è datato 2019, si intitola The Rotten Era ed è l’album di cui voglio parlarvi e di cui avete sicuramente bisogno se siete cresciuti a pane e “Terminal Filth Stenchcore“. Solo quattro tracce che ci offrono però una band solida, matura e assolutamente convinta dei propri mezzi nel suonare il crust punk nella sua forma più marciulenta e influenzato dalla primordiale scena britannica di Axegrinder e Deviated Instinct, così come dai Misery o dagli Istinct of Survival più recenti. Un crust punk che per quanto evochi i soliti scenari e le abusate atmosfere oscure, desolate e post-apocalittiche, riesce non solo a suonare personale, ma soprattutto a trasmettere una forte tensione bellicosa e di rivolta, allontanandoci da un vortice di impotenza e disillusione che potrebbe inghiottirci e trascinarci giù in maniera inesorabile. Dagli abissi dell’underground russo, brandendo l’ascia arrugginita del crust punk più violento e spietato, gli Step to Freedom si scagliano all’attacco di questa epoca in putrefazione, in cui la repressione e l’oppressione dello Stato dominano sulle macerie della catastrofe creata dalla fame di profitto del Capitale. A un passo dalla libertà, a un passo dal cimitero dell’umanità!

Today you live in prosperity
Tomorrow you will cadge
Today you dig a grave
Tomorrow you will be there

Step to Freedom