Taqbir – Victory Belongs to Those Who Fight For a Right Cause (2021)

Nonostante la mia profonda ed estrema curiosità per tutto ciò che è punk e hardcore fuori dai confini europei e statunitensi, aihmè devo ammettere di conoscere ancora troppo poco della scena hardcore e punk marocchina ed è un peccato perchè, da quel che mi è stato raccontato, è in un momento di estremo fermento, ricca di nuovi stimoli e di band assolutamente devastanti. Il progetto Taqbir, comparso sulle scene all’improvviso lo scorso anno con Victory Belongs to Those Who Fight for a Right Cause, un disco veloce, furioso e incendiario come non se ne sentivano da tempo, rappresenta ad oggi il nome più interessante del punk marocchino. Tantissimo mistero avvolge il progetto Taqbir, non si conoscono nomi e volti dei componenti, tanto che nel loro primo live di qualche mese fa la cantante (mente principale dietro il progetto) e gli/le altre componenti sono apparsi sul palco col il volto coperto da quello che assomiglia al classico niqab del mondo musulmano e arabo per celare la propria identità a fini di sicurezza personale e non per qualche velleità puramente estetica e di scena.

Poco meno di 8 minuti di intenso e rumoroso punk-hardcore (o taqwacore se vogliamo essere più precisi e onesti visto che stiamo parlando di un disco cantato in arabo e che tocca anche tematiche legate alla religione islamica), suonato con attitudine old school, con un’urgenza espressiva e di libertà che irrompe, si manifesta e si impone in maniera impetuosa e con un rabbia istintiva che trasuda da tutte le tracce e colpisce dritta in faccia. Un disco d’esordio che, dopo il primo ascolto, ricordo mi fece esclamare qualcosa del tipo: “madonna che schiaffi in faccia che tirano ‘sti Taqbir!” e credo non ci esista modo migliore per definire il loro hardcore e la potenza di cui è capace e che investe chi ascolta senza lasciare un attimo per riprendere fiato. La stessa potenza distruttrice evocata dalla musica viene ripresa dallo splendido artwork di copertina che rappresenta una palla da demolizione che si abbatte su la Mecca, simbolo dell’oppressione religiosa e sessuale della donna, nonche incarnazione stessa dell’oppressione del capitale sulle nostre vite, citando le parole della sconosciuta compagna che si cela dietro il progetto Taqbir rilasciate ad un’intervista apparsa su Maximum Rock’n’Roll.

Quattro tracce che sono l’essenza più primitiva e sincera di ciò che significa essere, vivere e e suonare hardcore punk. Quattro tracce che sono schiaffi in faccia e calci nello stomaco, per uno degli esordi più devastanti e intensi non solo del 2021 ma degli ultimi anni. Chissà di cosa saranno capaci nel prossimo futuro i Taqbir, le premesse sono ottime e la voglia di ascoltare una nuova espressione della loro rabbia hardcore è tantissima!

Sometimes we forget about how hard is it for some people to ‘be punk’ in other places of the world…“. Mi piace pensare di chiudere questa non-recensione citando nuovamente le parole di colei che è anima, mente e corpo del progetto Taqbir, rilasciate all’intervista sopracitata, soprattutto per ricordarci che dobbiamo impegnarci costantemente per abbattere l’eurocentrismo anche all’interno della nostra scena hardcore, della nostra comunità punk e dei nostri ambienti; perchè in altre parti del mondo essere e suonare punk significa davvero porsi come reale minaccia verso autorità, tradizioni ed esistente, con tutti i rischi che ne conseguono sul piano della repressione e della violenza. Perchè la vittoria appartiene davvero solo a chi lotta per una giusta causa!