Wisecrack – Wisecrack (2020)

Angoscia metropolitana. Siamo noi i cadaveri di questa Milano di merda, una città senza futuro espressione di un sistema senza futuro. Dove stiamo correndo? Paranoie e angosce amplificate dall’isolamento urbano, gentrificazione e guerra ai poveri. Non ci sono più cancelli segreti da aprire. E’ questo il migliore dei mondi possibili? Annoiarsi riflessi nell’ennesima bottiglia di birra che prendiamo a calci mentre vaghiamo senza meta, spaesati, verso direzioni sconosciute, senza complici al nostro fianco o incapaci di riconoscerli. Solito asfalto, cieli soffocati. Insegne luminose, vetrine di lusso. Muri imbrattati, vetrine sfondate. “Sta nel prendersi la merce, nel prendersi la mano” diceva una nota canzone del ’77… Stringersi in un abbraccio, dolore nelle viscere, visioni di rivolta, incapacità di comunicare la rabbia e l’amore. Quale domani? Il nostro futuro è programmato. Le luci si spengono, mal di testa. Alla deriva, verso l’ignoto… Chiudi gli occhi, respiriamo insieme, cospiriamo. Occupiamo le strade con i nostri sogni, usciamo allo scoperto. Forse è giunto il momento di bruciare.

La prima volta che mi sono imbattuto nei Wisecrack, credo, fu in occasione di un loro live nella splendida cornice di Casa Occupa Gorizia a Milano e, sarà stato per il mio mood di quella sera o per chissà quale altra ragione che non so spiegare o che non ricordo, ma si può dire senza mezzi termini che la performance di questo misterioso duo mi aveva alquanto annoiato al punto che me ne andai fuori prima della fine del concerto. Prima e dopo quella serata, tante persone mi parlarono in modo entusiasta di questo progetto ma io non riuscivo sinceramente a comprendere tale entusiasmo. Perché sono qui a parlarvi dei Wisecrack allora? Semplicemente perché questa loro nuova omonima uscita, pubblicata da Maple Death Records, mi ha fatto immediatamente ricredere e rivedere le mie posizioni in merito alla loro musica, riuscendo forse solamente ora ad entrare pienamente nell’atmosfera, nel sound e nell’immaginario costruito dal gruppo milanese.

Dalle cantine più polverose della scena punk/DIY underground milanese legata a doppio filo con l’esperienza rappresentata da Occulta Punk Gang e dal centro sociale Macao, i Wisecrack si presentano con queste cinque nuove tracce che uniscono sonorità a me solitamente estranee (dall’industrial alla techno) ma in grado di costruire un muro di suono realmente estraniante, furioso e assolutamente evocativo; cinque tracce che prendono la forma di vere e proprie allucinazioni industriali che evocano nell’ascoltatore angosce e tensioni nichiliste, cinque tracce che danno voce e forma al malessere metropolitano e alle paranoie evocate dall’ambiente urbano. Per descrivervi le sonorità che caratterizzano le cinque tracce presenti su questa prima fatica in studio dei Wisecrack, credo non esista modo migliore se non utilizzare le stesse parole scritte dalla Maple Death Records: “a furious mix of mind bending circuit breakcore rhythms, post-rave, hard techno and synth-punk”. Ci troviamo dunque al cospetto di una musica dai toni prevalentemente industrial e dalle ritmiche metalliche quanto tribali, un tappeto sonoro che si diverte a giocare con distorsioni e bassi, il tutto orientato a creare soundscapes alienanti e paranoici che inghiottono l’ascoltatore fin dal primo ascolto, trascinandolo così in un vortice di sensazioni che spaziano dalla disillusione all’estraniamento (World Rage), dalla rabbia confusa di Lights Off alla catarsi dai toni quasi sognanti di una traccia come la conclusiva Wrongful Death. 

In fin dei conti bisogna prendere questo album come una sorta di viaggio verso l’ignoto tra paranoie, allucinazioni, incubi e angosce metropolitane, abbandonandosi totalmente in questa lenta discesa senza meta. Nessuna ragione, senza più parole, tutta la rabbia del mondo.