Zero Again – Out of the Crooked Timber of Humanity (2021)

Sarà il nome che evoca in maniera ingombrante e volutamente mal celata lo spettro dei miei amatissimi Rudimentary Peni, ma devo ammettere che gli Zero Again hanno esercitato un certo fascino su di me fin dal primo momento in cui mi sono imbattuto in questo Out of the Crooked Timber of Humanity, seppur non avessi la minima idea di quali potessero essere le sonorità in cui mi sarei imbattuto. Cerchiamo però di andare con ordine, partendo da inutili note biografiche. Gli Zero Again vengono da Bristol e tra le loro fila troviamo gente già attiva in altre band come Warwound, Grand Collapse e Regret. Passando al lato musicale, l’hardcore punk proposto dagli Zero Again è estremamente ricco di sfumature e influenze e le cinque tracce che ci vengono date in pasto senza scrupoli vivono di un’alternanza costante tra momenti furiosi e veloci e altri più lenti e cadenzati capaci di evocare sensazioni e atmosfere dominate da paranoia, impotenza e desolazione. Anzitutto lo spettro degli immortali Rudimentary Peni emerge non solo nella scelta del nome ma soprattutto nelle linee del basso (e più in generale in quasi tutta la sezione ritmica) che mi hanno riportato alla memoria in più momenti dischi del calibro di Archaic o Cacophony. Proseguendo nella vivisezione di questo breve quanto affascinante Out of the Crooked Timber of Humanity, ci imbattiamo presto in una serie di  rallentamenti che contribuiscono a creare quell’atmosfera apocalittica in cui desolazione, smarrimento e impotenza la fanno da padroni assoluti, così come nelle vocals dense di sofferenza e lamento che si insinuano nelle nostre teste fin dall’iniziale Tragedy.Death.Pain; la combinazione di questi due elementi riesce ad evocare in maniera sincera le primitive sonorità (post)hardcore dei Neurosis di lavori seminali ma ancora acerbi come Pain of Mind così come le atmosfere che chiamano in causa, anche se alla lontana, addirittura il fondamentale Souls at Zero.

Inoltre, se in certi momenti il sound degli Zero Again presenta alcune melodie (No One to Mourn) e accenni di riff che sembrano voler manifestare apertamente una sorta di riconoscimento nei confronti del post punk dei maestri Killing Joke o delle visioni apocalittiche di certi Amebix, in altri passaggi caratterizzati da toni più aggressivi e tirati si possono sentire perfino echi dell’hardcore dalle tonalità scure suonato da certi Tragedy. Come se non bastasse tutto questo spettro di influenze, ispirazioni e sonorità che convivono nelle cinque tracce di questa prima fatica in studio targata Zero Again, non manca nemmeno quel sapore tipico di certo anarcho-crust britannico che accompagna una traccia come la conclusiva Hope You’re Proud? e che in fin dei contri attraversa, in maniera latente, tutto il disco. Aspettando di poter ascoltare il nuovo Revert to Nothing, altro ep di cinque tracce che il gruppo di Bristol ha già annunciato uscirà a breve, godiamoci l’aggressività e la furia annichilente che ci travolgono senza pietà durante l’ascolto di Out of the Crooked Timber of Humanity, lasciandoci stesi al suolo, impotenti e inermi come la figura rappresentata sulla copertina.