La critica e la rabbia dell’hardcore
quando suoni e parole servono per capirci
quando i microfoni a più mani servono per unirci
Tredici canzoni per mezz’ora di durata, tredici istantanea di vita vissuta, di tensioni personali che trovano complici e affini su strade inesplorate, di passioni che scottano, di sofferenze e di rabbia nei confronti di questa vita che annichilisce e condanna a morte nell’apatia, nella routine e nelle certezze del quieto vivere. Tredici racconti di tensioni e di distanze, reali o percepite. “Tensioni e Distanze” come il titolo del nuovo album in casa Zona d’Ombra. Un disco che non abbandona la poetica introspettiva e intima che contraddistingue da sempre la dimensione lirica del gruppo comasco e che ha caratterizzato i precedenti quali “Guerra all’Apatia” e “Unica Dimensione di Vuoto” , ma che su questo nuovo disco riesce ad essere bilanciata perfettamente con fotografie del reale e del vissuto, personale quanto collettivo, evidenziando tensioni che divorano gran parte di noi e pulsioni che animano il nostro tumultuoso agire quotidiano.
Sonorità che si rifanno alla vecchia scuola hardcore dei Negazione e dei Sottopressione, ma rivisitate in chiave moderne dagli Zona d’Ombra che si tengono lontani da un nostalgico ripetere sterile di un certo sound. L’hardcore dei comaschi bilancia perfettamente le parti più aggressive e pestate (Pelle si dimostra ancora una volta una macchina da guerra alla batteria) con quelle più melodiche e per certi versi emotive, riuscendo, durante l’ascolto di “Tensioni e Distanze” a far riaffiorare alla memoria anche il sound della scuola trentina dei primi anni duemila. Inoltre, come sui precedenti lavori, la parte lirica è curata nei minimi dettagli, ricoprendo un ruolo di fondamentale importanza e di intensa bellezza nell’hardcore proposto dagli Zona d’Ombra. La poetica emerge prepotentemente dalle liriche intime e personali di queste tredici tracce, una poetica che mi ha più volte ricordato un certo modo di scrivere e trasmettere tensioni, emozioni, pulsioni ed immagini riconducibile a gruppi come Affranti, CGB e Frammenti.
Questo “Tensioni e Distanze” è il tipo di disco che adoro di più, di quelli che son solito ascoltare tutto d’un fiato, vedendo le tredici tracce come fossero un quadro completo difficilmente scomponibile. Ma proverò a fare uno sforzo nel parlarvi di una manciata di canzoni che, secondo me, racchiudono perfettamente tutta l’intensità di un lavoro come questo. Il primo brano in cui mi sono imbattuto prima ancora che uscisse l’intero disco è stato “Orizzonte Vanessa” e ad oggi penso che gli Zona d’Ombra non potessero scegliere traccia migliore per presentare il nuovo album. Si tratta difatti di un ottimo pezzo di hardcore punk tirato ma melodico, accompagnato da un testo che sa di ricercata complicità ma anche di sconforto e sensazione di annichilimento racchiusa nell’immagine della metropoli che opprime ogni avventura dell’ignoto, ogni pratica della libertà. Riprendendo le parole stesse del gruppo comasco, noi “alla metropoli rispondiamo con un perdersi e un trovarsi in nuove isole liberate dai nostri cuori di balena”. Una traccia come l’iniziale “Nel Fango” invece affronta, in modo tutt’altro che banale, l’orrore della guerra in luoghi che percepiamo come lontani da noi come Baghdad o a Gaza, un’orrore che obbliga a sognare azioni che siamo soliti considerare scontate e quotidiane come passeggiare per la città. In un’altro bellissimo pezzo del calibro di “Naufraghi del Mondo” gli Zona d’Ombra trattano la delicata questione delle migrazioni, della libertà di movimento, della fuga e di un’Europa che costruisce muri, lascia affogare in mare aperto uomini, donne e bambini, rinchiude esseri umani in moderni lager, un’Europa chiusa nella sua fortezza che si riempie la bocca con la retorica della difesa dei confini, alimentando un discorso razzista e di criminalizzazione delle persone migranti. Potrei continuare a riversare fiumi di parole parlandovi delle due tracce che riprendono il titolo del disco o dell’intensa “A Filo di Voce”, il cui testo mi ha ricordato il brano “La Lingua dei Numeri” presente su “Unica Dimensione di Vuoto”, ma sarebbe tutto inutile visto che, come ho già detto, “Tensioni e Distanze” è un disco che va ascoltato dall’inizio alla fine, tutto d’un fiato, per poi ricominciare una, due, dieci volte e così all’infinito. Solamente così si può comprendere affondo l’intenso vortice di emozioni, pulsioni e tensioni che travolge appena ci si addentra nell’ascolto di questo bellissimo lavoro.
Gli Zona d’Ombra dichiarano ancora una volta guerra all’apatia che sembra dominare questi tempi e anche le nostre esistenze spesso divorate dalla disillusione e da tensioni a cui forse non siamo in grado nemmeno di dare un nome. Tensioni e distanze che ci portiamo dentro, che portiamo con noi, rimanendo ancora tesi verso l’ignoto che soffoca l’esistente e le sue certezze. Disertiamo il quieto vivere, dichiariamo guerra ad una quotidianità alienante, torniamo ad essere l’avventura che sopprime la società. Senza mai più domandarsi perchè vogliamo continuare ad esserci, a soffrire e gioire insieme, sopra e sotto i palchi scricchiolanti e polverosi, per minare la società che sopprime ogni nostra possibile nuova avventura, ancora una volta sognando la rivolta e l’imperfezione. Che sia davvero questo il punk hardcore? Probabilmente esiste una sola risposta ed è affermativa.