Il letto del fiume della collera è in secca

Il letto del fiume della collera è in secca.
La gioia è stata bandita dal regno della merce.

Prendere bene la mira, ma le polveri sono bagnate e le carabine si inceppano.
C’è solo noia da armare. C’è solo noia da amare.
Verrà il momento di raccontare l’incubo del tempo sottratto alla vita.
Verrà il tempo di raccontare il sogno di una vita non scandita dal tempo alienato.
Verrà il giorno in cui il tempo sarà stato bandito e i banditi ritorneranno trionfanti.

Verrà il momento, quando saremo già diventati gli ingranaggi arrugginiti di un macchinario obsoleto.
Obsoleto come l’amore, come la complicità, come gli abbracci.
Obsoleto come gli ideali, i fuochi di ribellioni, la cenere attiva che brucia sotto la brace. Obsoleto come la rabbia che trafigge l’attesa che ci logora.

Verrà il momento di armare questa obsolescenza programmata nelle nostre esistenze senza istruzioni d’uso.
Verrà il momento, ma non ora, forse domani. Forse è già venuto quel momento, ma non ci ha trovati pronti. E adesso ai nostri posti non ci troverete più perchè ci siamo dispersi altrove. Ieri, oggi, domani. Obsoleti e sconfitti in un futuro senza passato.

Stracciare i manuali, i libretti, i bugiardini.
Stracciare le mappe, immaginarne di nuove. Dimenticare il linguaggio del potere, pronunciare a filo di voce parole di lingue sconosciute. Prendere sentieri tortuosi e impervi, lasciare le strade comode ai nemici.
Interrompere le comunicazioni, inceppare gli algoritmi.
Tagliare i fili della corrente, far crollare i tralicci dell’alta tensione. La tensione si alza, fare attenzione.
Convertire i pensieri in dinamite, ma programmare bene il timer. Convertire i pensieri in dinamite, prima che tutto sia altro.

Scappare. Scappare. Scappare. Senza lasciare tracce. Senza voltarsi indietro ad osservare la catastrofe. Lasciate che siano i morti a scandire i vostri nomi.