“L’estate è una merda, in provincia di più” – Shitty Summer Night in SOS Fornace

Il collettivo Extreme Noise Rho DIY non è stato con le mani in mano e dopo una prima data di rodaggio del 21 maggio, sabato 18 giugno ha organizzato un nuovo simposio del rumore, della violenza sonora e dell’hardcore nella solita cornice del centro sociale SOS Fornace. E se tutto questo non fosse bastato a sconfiggere il caldo afoso che attanaglia la provincia rhodense, a deliziarvi tra birre e sudore ci ha offerto anche due posse hip hop vecchia scuola che con le loro rime, barre e fotta ci hanno ricordato come si fa il rap che ha ancora qualcosa da dire e sa come dirlo. Ma andiamo con ordine, anche se questo caldo di merda mi sta rendendo estremamente difficile scrivere e l’alcol di sabato sera rende ancora fumosi i ricordi. Extreme Noise Rho suona il rumore, la cittadinanza trema e addirituttra i daini sono stati avvistati a correre liberi e selvaggi per le strade di Rho. Nell’eternità di un caldo terribile, ecco a voi il racconto delirante di un sogno di una Shitty Summer Night!

p.s. Tutte le foto presenti nell’articolo le trovate qui, supportarte Claudio e le bome di foto che fa!

Ad aprire le danze, con ancora la luce del giorno e una quarantina di persone infottate “sotto al palco” ci hanno pensato i Randagi United, il meglio che la provincia varesina può offrire in termine di hip hop old school, conscious e militante al punto giusto. Rime incendiarie, barre insurrezionali, boom bap per sconfiggere il caldo di merda, cappello con la bandiera del Viet Nam e tantissima attitudine real che non può che fare la felicità di qualsiasi cane sciolto cresciuto nella provincia di merda ascoltando i Sangue Misto, i Colle der Fomento e i Club Dogo. Vecchia scuola ma rabbia nuova contro stato, padroni, carceri e capitalismo, il rap da queste parti ha ancora qualcosa da dire e risponde al nome di Randagi United!

A seguire il militant-rap dei Randagi United, è il turno dell’hardcore punk primitivo dei torinesi Ossa Cave, anche per loro primissima volta nella cornice di SOS Fornace. Nati e cresciuti tra umidità e storia nella cantina de El Paso Occupato, i torinesi ci hanno dato una lezione di fondamentalismo hardcore vecchia scuola fatto di pugni nello stomaco, attitudine in your face e necessità viscerale di urlare al mondo la propria rabbia. Peccato essermi perso buona parte del loro concerto perchè ero all’ingresso a fare il mio dovere di non più così giovane Extreme Noise Rho padawan, ma quel che è giunto alle mie orecchie e quel poco che ho avuto la fortuna di vedere è stato assolutamente una bomba. Ossa Cave badano alla sostanza, pochi fronzoli e tante mazzate hc, perchè questo è l’unico modo in cui questa musica dev’essere vissuta e suonata!

Finiti gli Ossa Cave, tutti a tavola perchè è pronta la fagiolata più veloce, caliente e ligure che bocca umana abbia mai assaggiato! Dall’Imperia che brucia (come cantavano i CGB) ma che, aihnoi, non brucia ancora abbastanza come tutti vorremmo, un nuovo complessino di musica veloce-potere-violenza giunge in Fornace e in men che non si dica fa danzare tutti i/le presenti al ritmo dell’estate come la migliore Elettra Lamborghini e ci da una sonora lezione su come si odiano i padroni. Il loro nome è Fagioli e suonano del classico rumore veloce, furioso, libero e selvaggio che tra una maglietta di Disastro Sonoro dei Peggio Punx del cantante Mauri (palese pubblicità progresso a questo merda di blog) e la bandana con il sole imperiale nipponico del buon Teo ad evocare lo spirito dei Tokyo Blade perchè si sa che un po’ di metal fa sempre bene all’anima, ha fatto tremare la terra sotto i piedi e ci ha dato i primi assaggi di mosh sudati e balli di gruppo. Prima volta a Rho, i nostri amichettx liguri son stati accolti come si deve e ci hanno dato una prima importante lezione di estremismo sonoro in salsa ligure. “Cianta u magaju in sciaa testa au padrùn”, non so cosa voglia dire ma sicuramente si tratta di odio verso i padroni e questa è sempre cosa buona e giusta! Imperia brucia, la fagiolata scotta!

Originatesi dall’osservazione delle navi e dei traffici europei, i diversi culti del cargo hanno in comune la fede nell’avvento di navi o aerei da trasporto (in inglese cargo, da cui il nome di questi movimenti religiosi) carichi di beni destinati non agli europei ma agli indigeni.” Così Wikipedia spiega il significato di Culto del Cargo, ma a noi ce ne frega ben poco perché non siamo studiati, ci piace il crust-rumore mica l’antropologia. Dalle campagne di Treviso alla desolata provincia rhodense, il crust-core dei Culto del Cargo non ha risparmiato niente e nessuno, tritando ossa e lasciando solo macerie al proprio passaggio. Una band che non ha bisogno di presentazioni o troppo futili preamboli, visto che sono uno di quei gruppi garanzia di “devastazione e saccheggio” in ogni luogo in cui hanno suonato da Nord a Sud. Poghi selvaggi e molesti, becero alcolismo di provincia alla massima potenza e gentaglia che ha pogato con caviglie gonfie in perfetto stile “crust fuck existence“, questo e molto altro è stato il live dei Culto del Cargo che, per l’ennesima volta, si dimostrano un gruppo che non risparmia nemmeno una goccia di sudore quando si trova a suonare dal vivo davanti ad una marmaglia di ceffi e ceffe bruttx, sporchx e ubriachx. L’indomani del concerto, qualche cittadino rhodense indignato su facebook si è lamentato di aver udito “musica hard rock ad alto volume intervallata da urla a squarciagola” e probabilmente, in maniera inconscia, ha fatto il miglior complimento possibile ai Culto del Cargo.

Partiamo con il sottolineare che i Rice Filth non erano assolutamente ubriachi; chiunque abbia messo in giro questa calunnia subirà delle conseguenze. Lo ribadisco, non erano ubriachi! Oddio, forse un pochino dignitosamente brilli lo erano, ma questo mi sembra il minimo per poter suonare powerviolence come si deve! Solito poter-violenza devastante, folle e pieno di disagio quello suonato dalle nostre mondine cuneesi preferite, vere e proprie mani rubate all’agricoltura ma regalate all’hardcore veloce per la gioia di tutti gli e le amanti del rumore-non-musica veloce e molesto. Canzone preferita del loro live assolutamente quella “su un infame che conosce Frank” o almeno così recitavano le parole di Fabio ad introdurre il brano. Un piccolo appunto sulle capacità di intrattenitori naturali di Frank e Fede, che tra freestyle improvvisati e una serie infinita di cagate sparate al microfono hanno allietato i presenti come nella peggior trasmissione Mediaset degli anni Duemila. Solo che ad un certo punto bisogna spegnere i microfoni a questi novelli Paolo Bonolis e Luca Laurenti cuneesi, perchè altrimente potrebbero andare avanti per ore e giorni. Vi si vuol bene, anche se vi preferiamo quando siete ubriachi e ve lo rivendicate! Ciao Darwin, siamo i Rice Filth!

Sono arrivati in ritardo al termine di un’odissea che pareva senza fine da Bologna a Rho-Itaca, ma i Boiled Brains ce l’hanno fatta. I rappers bolognesi, con tanto di stampelle per uno di loro, appaiono in Fornace a notte fonda ma con tutta la fotta del mondo per infiammare il non-palco di Fornace e sputare rime e barre di spessore contro i superstiti dell’hardcore, dei poghi selvaggi e del caldo afoso. Peccato non siano arrivati prima a causa del tipico disagio-ritardo dei trasporti pubblici italiani, perchè insieme ai Randagi United avrebbero fatto una rap-doppietta ancora più devastante. Ma a loro è fregato poco, sono arrivati, hanno cacciato le basi, hanno sputato le loro barre pure su una base tekno, hanno fatto momenti freestyle di livello altissimo e hanno spaccato dalla prima all’ultima rima. Hip hop dall’underground bolognese per far esplodere le menti bollite!