Lunga vita… alla Morte!

Un altro giorno, un’altra morte.
La lotta armata non si fa con fucili che si inceppano e polveri bagnate.
È il volto della sconfitta che si riflette nelle vetrine in lunghe sfilate verso il patibolo.
È il tuo sguardo vuoto che annega in quel bicchiere di assenzio, gole che bruciano e strozzano istinti.
Affinità e divergenze tra me, me stesso e uno sconosciuto. L’inverno del malcontento bussa alle nostre porte arrugginite, il tempo delle serenate è finito da un pezzo e nessuna colomba vola più da queste parti.
Non c’è niente la fuori, solo incubi, paranoie in saldo e pubblicità.
No, non c’è posto per me, la città non esiste più ma i tg non ve lo dicono. La fabbrica è ovunque e il suo odore nauseabondo soffoca l’aria. Quando inizieremo realmente a vivere?
Ombre mi parlano, l’illusione di restare assieme è una danza da impiccati.
Le nostre ore sono contate, interrompiamo le trasmissioni per annunciarvi un nuovo invito al massacro.


Camminiamo in bilico su binari morti
Monorotaie che corrono verso incubi senza numero, comunicati di rivendicazione scritti in lingue che nessuno sa più parlare.
Senza un posto dove dormire, sogni vividi infestano queste notti abbandonate.
Asfalto, cemento, sangue e acciaio. Un dolore che non ci hanno insegnato a sopportare. L’amore è stato bandito dal regno della catastrofe. La fabbrica è un amplesso consumato senza sapore.
Il giorno che il paese morirà daranno una festa in maschera e li potrò finalmente vedere i vostri volti.
Intanto aspetto l’arrivo dei barbari seduto al solito bar. Io e te appoggiati su queste sedie, ma il tempo logora e l’attesa è un lento suicidio. Armare il personale per farla finita con la politica.
La lotta armata non è ancora terminata.
Prendi bene la mira e spara Jurij, falla finita.
Buio, un tonfo sordo rosso sangue.
Ti hanno insegnato che vivere è stata la tua colpa, dunque: lunga vita… alla morte
!