My War – Power Means Violence (2022)

Legnano, provincia estrema dell’impero milanese sul confine con quelle terre desolate conosciute con il nome di Varese. Troppo borghese, gentrificata e sbirresca per essere ancora Milano, troppo poco borghese, gentrificata e sbirresca per essere totalmente Varese. Una terra di confine in cui la città-vetrina, la repressione poliziesca, l’odio per il degrado misto alla passione per l’ordine e la pulizia tipicamente borghese aveva creato anni fa un terreno estremamente fertile per l’insediamento di due sedi di altrettante due sigle arcinote dell’estrema destra neofascista italiana: Casapound e Lealtà e Azione. Ma Legnano per un certo, seppur breve, periodo, negli scorsi anni fu attraversata anche da uno strano collettivo di cani randagi e cagne sciolte (o viceversa, il risultato è lo stesso), tutti e tutte accomunatx dall’odio per la merda sopracitata e decisx, se non proprio a portare un cambiamento radicale, a riprendersi le strade per creare disturbo nella quiete e nell’ordine, mossi da un’innato spirito libertario, da tensioni e passioni incendiarie e dal noto malessere di provincia. Tanti ricordi legati a quel periodo, tante le delusioni e un po’ di orgoglio per quel poco che si riuscì a costruire; facce e nomi di questi cani sciolti li ricordo ancora con tanto affetto, nonostante tutto. Ma perchè vi parlo di tutto ciò?

Chi segue e legge Disastro Sonoro da anni conosce molto bene il mio approccio alla scrittura delle non-recensioni dei dischi, così come chi ha avuto la sfortuna di conoscermi nella vita vera sa benissimo quanto io sia prolisso e appassionato nel raccontare di esperienze e di vissuti passati. Quindi quale occasione migliore dell’esordio dei My War, giovane due legnanese, per riavvolgere il nastro della memoria e della malinconia e introdurvi a questa ennesima non-recensione, raccontandovi di una delle esperienze collettive e politiche più intense seppur brevi a cui ho avuto fortuna di partecipare qui nella paranoica, morente e annoiata provincia milanese?

Con un titolo come Power Means Violence, cosa ci si potrà mai aspettare in termini di sonorità dai My War? Esattamente quello a cui tutti e tutte state pensando: potere-violenza, o powerviolence come si suol dire. Un genere che, per chi ha frequentato attivamente la scena hc milanese e italiana negli anni dal 2014 al 2018, ha avuto il suo bel periodo di splendore e di interesse con decine e decine di band intente a suonare questa peculiare formula hardcore. I My War in effetti riportano alla mente quei giorni e quei momenti, sia per sonorità che per attitudine, con una demo registrata nell’estate del 2022 che riprende il discorso potere-violenza dove band come The Seeker, Failure e altre lo avevano lasciato anni fa. Come già detto i My War sono un duo, per giunta molto giovane, con Andriy che si occupa delle pelli, dei blast beats e delle voci e di Giorgio impegnato al basso e anche lui alle voce, senza chitarre e senza altri orpelli inutili, perchè qui si suona veloci, potenti e violenti e del resto non ci importa un cazzo. Il loro è un approccio al genere molto fedele alla linea (anche la copertina del disco ribadisce questa fedeltà) ma non per questo scontato, banale o noioso, anzi; guardando a nomi storici del powerviolence come Spazz o Charles Bronson, il duo made in Legnano propone un hardcore punk dai cambi di tempo improvvisi, violento e incazzato, suonato con passione e con la giusta dose di attitudine in your face e ironia. Dall’hardcore punk al powerviolence, passando per fastcore e thrashcore, la musica dei My War è esattamente un concentrato di velocità e violenza, senza guardare in faccia niente e nessuno e votata alla distruzione, cosa che dal vivo hanno dimostrato più e più volte. E quando un gruppo di giovani fuoriclasse ha già cosi ben chiaro come e cosa suonare, non possiamo che aspettarci sempre di meglio per il futuro. Legnano odia, i My War possono sparare!