Ricordiamoci di noi, delle nostre notti infinite

Scritto originalmente in un tempo-spazio indefinito del secondo lockdown e mesi successivi, quasi completamente cancellato e riscritto nelle ultime ore post Taz hc e post sbronza in un sottopasso saronnese. 

Ricordiamoci di noi, delle nostre notti infinite. Delle nostre stanze arredate con quei ricordi che ci siamo lasciati ingenuamente rubare e che rivivono solamente su qualche vecchio flyer consumato da questi anni che scorrono impetuosi come un fiume in piena, implacabili. Stringiamoci più forti ancora una volta e smettiamola di chiederci se abbiamo vinto o perso che tanto non serve a niente e una risposta non l’avremo mai. Uniti in un abbraccio tra voci stonate, condividiamo la vittoria della nostra sconfitta guardandoci negli occhi e passandoci un microfono, esistenze incompatibili che respirano insieme e si sentono invicibili per una manciata di minuti. Storie che continuiamo a raccontarci, frasi e ricordi che si rincorrono confusi e impazziti come le schegge del nostro rumore in stanze polverose, lerce e umide. “Ti ricordi quell’Offensiva d’Autunno?”Ti ricordi quanto fango e pioggia ci siamo presi quella volta a quella Taz nei boschi a Rovereto?“. Rimarranno solo ricordi sbiaditi e che il tempo tenderà a sfocare? Anche questa notte questa città sembra il volantino di un concerto punk che non c’è mai stato. Facciamo lo sforzo di chiederci se siamo ancora vivi. Chiediamoci se scorre ancora sangue pulsante nelle nostre vene. Le nostre vite intanto vengono divorate dall’attesa di tempi che ci mancano, di emozioni che ci sembra di non essere più in grado di riconoscere, troppo disillussi per ricordarci quante voilte siamo stati arcigni e caparbi, in guerra con il mondo e con noi stessi, depressi e in sciopero, disertori del loro quieto vivere, sconfitti forse ma mai arresi. L’eco sempre più lontano e rarefatto di sguardi complici e di abbracci fugaci che sembrano ormai persi per sempre. Forse qualcosa sta realmente svanendo, tra le nostre mani rimangono solo frammenti di vita vissuta e volantini corrosi dal tempo. Torneremo ad esser quell’inquietudine incontrollabile che attraversa l’esistente e che ci fa illudere di sentirci meno soli? Saremo ancora le fenditure che aprono squarci nella loro presunta normalità che puzza di mortale rassegnazione? Al chiaro di luna spero di incontrarvi ancora e di danzare insieme nella notte come abbiamo fatto mille altre volte. Saremo ancora come il silenzio assordante dopo un concerto punk, saremo sempre il profumo del sudore di un’affinità che dura un attimo eterno. Dobbiamo solo continuare a sanguinare e a bruciare sotto la cenere. E a fare queste due cose, solo queste due cose, so che siamo bravi, so che siamo brave. I nostri guardi si incrociano in un momento effimero, vedo ancora l’hardcore nei tuoi occhi, mentre le tue labbra mi sussurrano del possibile oltre questo tempo. Furtivi nella notte, spazzeremo via la storia e ci rincotreremo su sentieri sconosciuti. Ti ricordi come si fa? Ti ricordi ancora il sapore delle nostre notti infinite? Sarà l’ennesimo salto nel vuoto, ma lo spirito continua.