Working Class Grind-violence Galá! – Giorni Neri is Back!

“Sono parte dell’hardcore la musica e il pensiero”

Giorni Neri Is back! E con lui anche gli inutili live report che ero solito scrivere agli inizi di questo blog ritornano a gamba tesa e senza nessuna apparente ragione valida. Dopotutto per me scrivere live report è sempre stato solamente un modo di incidere nella memoria e nel racconto serate, live e situazioni che pensavo meritassero di essere raccontate anche a parole perchè rappresentative di un certo modo di vivere la scena e la musica hardcore. Soprattutto quando si trattava e si tratta, come in questo caso, di una serata che non fatico a definire “intima”, visto che tra band e organizzatori ho potuto riassaporare finalmente quello “spirito che continua” e quella comunione di tensioni e volontà che forse sentivo mancare da tempo. Bando alle ciance e alle fregnacce, partiamo con il racconto di questi Giorni Neri Is Back, organizzato come nome tradisce dal collettivo Giorni Neri dei bellissimi Achille e Fez e che vuole essere un anticipo, un assaggio, del Giorni Neri Fest che a febbraio vedrà la sua quarta edizione! Nella cornice del nuovo splendido FOA Boccaccio, ultimo avamposto di resistenza in una delle città più borghesi e gentrificate a colpi di sicurezza e decoro di tutta la Lombardia, un concerto che di sicuro ha compromesso l’integrità dei nostri timpani e che ha fatto tremare la terra sotto i nostri piedi. Un vero e proprio galà del working class grind violence, lontano dai tentativi di commercializzazione della scena hardcore e dalle contaminazioni hipster di merda che cercano di rendere una comunità e una scena nient’altro che mero pubblico da locale sedicente alternativo su cui fare profitti e carriere.

Monza, venerdì 17 dicembre.

Se Vice fosse un giornale non lo userei nemmeno per pulirmi il culo“. Questa frase probabilmente rappresenta l’apice della performance dei Misophonia. 10 minuti scarsi di working class noisecore, violenza e blast beats in nome del comunismo. Primo vero e proprio live per questo super gruppo bergamasco-milanese (ma anche pugliese, filippino, rhodense), ma tra una cerchia ristretta di eletti si narra fosse in realtà il secondo. Sicuramente il primo dinanzi a più di 15 persone. Musicalmente non si capisce un cazzo (in senso buono): è noise, è violence, è grind, ci sono i blast e i cambi di tempo, i timpani fischiano. Le canzoni se durano tanto non superano i 35 secondi. Alcuni testi sono dissing a tanta merda che infesta la scena hardcore, DIY e underground, da quegli hipster coi soldi di Vice a chiunque confonda tutte le persone che provengono dal Sud Est Asiatico con un generico “ah ma sei giapponese?”. Attitudine street, odio di classe e coltellate per tutto e tutti, quante ne volete. Il fantasma di Tito aleggia su Monza, Misophonia o Barbarie.

Il potere-violenza di Cuneo terrorizza la Padania monzese“. A seguire la barbarie misophonica ci hanno pensato i Rice Filth, in un continuum di devastazione, saccheggio, blast beats e rumore. Rispetto all’ultimo volta che gli ho visti, si son decisi a non suonare per tre volte l’intera scaletta di fila (punto a loro favore, vi voglio bene), difatti anche loro avranno suonato si e no poco meno di un quarto d’ora. Un quarto d’ora che ai Rice Filth basta e avanza per mettere in chiaro di essere i nuovi giovani fuoriclasse del powerviolence italiano! Se solo fossero esisti nel biennio 2014/15 li avrebbero chiamati a suonare ovunque, anche a Gubbio probabilmente. Per fortuna la moda powerviolence è passata e a suonare questo genere è rimasta solo gentaglia come i Rice Filth che ci crede davvero e lo fa con sincera passione. Attualmente migliore band italiana a parer mio a suonare potere-violenza, c’è ben poco altro da aggiungere. Se non li avete ancora visti live, non perdete occasione e fatevi triturare le ossa al più presto. Bel momento la cover degli Sfottex, modo migliore per onorare la memoria di Samu. Cuneo a mano armata, mani rubate alle risaie, mani che blastano senza pietà! Viva l’agricoltura, il powerviolence e la libertà. Risorneremo, prima o dopo!

Finito il live dei Rice Filth è toccato ai malefici Evil Cosby scaldare cuori e corpi dei e delle presenti. Peccato che, tocca fare mea culpa, me li sono persi. Dopo essermi fatto quasi 3 ore di macchina più di un mese fa per vedermeli al Next Emerson di Firenze (dove oggettivamente hanno spaccato), in questa occasione non son riuscito a vedermeli perché chissà dove cazzo fossi, fuori al freddo a fare chissà cosa. Vergogna su di me. Onore e tanto amore a loro che, ci metto la mano sul fuoco, avranno sicuramente dato riprova di quanto cazzo sia pesante, solido e devastante il loro sludg-core a tutti e tutte i/le presenti. Cosby malvagio, io stupido. Ah sì Dharma, ultimo Ep in casa Evil Cosby, è un album che dovete assolutamente recuperare e divorare se non l’aveste ancora fatto. Mi raccomando.

Bella ragazzi allora come va? Eh come va…” A concludere in bellezza questo grind-galà non poteva che toccare ai One Day in Fukushima, band che non credo abbia bisogno di presentazioni visto che il loro micidiale death-grind parla per loro e colpisce dritto lasciando stremati a terra senza energie. Sarà che son stati la prima band che ho intervistato su questo merda di blog. Sarà che una delle coproduzioni più fighe che ho fatto è stato il loro split con gli Aftersundown, ma ora sarà solo il mio cuore a parlare. Praticamente rinominabili One Day in Boccaccio, dopo aver suonato ai Giorni Neri Fest di due anni fa sempre in quel di Monza, anche questa volta non hanno deluso e hanno fatto pogare come fossimo al ballo della scuola grindcore. Che cazzo vogliamo dire a questi tre fuoriclasse del death-grindcore tritaossa?! Ma li sentite i riff? L’avete sentita la macchina da guerra spara blast beats che hanno alla batteria? Una band ormai giunta ad una maturità totale, suonano bene, hanno la giusta attitudine, sono veri manowar e non sono false grind, ripeto, che cazzo vogliamo chiedere di più? Oggettivamente impossibile non pogare e stare fermi quando attaccano a suonare. Se non vi piacciono probabilmente ascoltate i Full of Hell. Se i nemici del vero grind hanno provato ad eliminarci, i One Day in Fukushima ribadiscono la loro lezione di violenza sonora senza compromessi e con tantissima attitudine! Scossa sismica sabato mattina in Lombardia? Probabilmente i blast beats dei One Day in Fukushima hanno qualche responsabilità.

Aspettando l’arrivo dei Giorni Neri Fest a febbraio, solo grazie ad Achille, Fez, ai/alle compas del FOA Boccaccio e alle band per aver reso possibile una serata come questa, qualcosa che ha scaldato corpi e cuori nel gelido freddo di dicembre. Grazie anche al buon Angel (seguite il profilo instagram su cui carica le foto dei concerti!) per avermi concesso alcune foto della serata da inserire nell’articolo. Lo spirito continua!