Poison Ruïn – H​ä​rvest (2023)

“Sono favorevole alle canzoni di protesta, ma con questa band ho scoperto che a volte il tuo messaggio può raggiungere un pubblico più vasto se lo impregni di un certo elemento interattivo, quasi magico e realista”.

Mac Kennedy

Attingendo ancora una volta da un immaginario più incline a sonorità black metal e dungeon synth piuttosto che ad un disco anarcho punk tout court, i Poison Ruïn con il loro nuovo H​ä​rvest continuano nel loro percorso personale e sperimentale, che si concentra nell’evocare scenari medievali dominati da rivolte contadine e da signori feudali affamati di denaro, di eroici cavalieri silenziosi e di misteriose forze magiche. È un’estetica medievale ricca di simbolismo ed estremamente evocativa e attuale quella a cui attingono i Poison Ruïn, partendo da scenari lontani nel tempo e nella storia per parlare del qui ed ora e delle potenzialità sovversive attuabili nell’oggi, al servizio delle lotte e del malessere collettivo che domina i nostri tempi bui e la nostra realtà quotidiana. Come ha scritto in maniera più accurata e sapiente di me Craig Hayes nell’articolo NWODAP: A Beginner’s Guide to Poison Ruïn’s New Wave of Dark Age Punk apparso su DIY Conspiracy: << L’estetica visiva dei Poison Ruïn si colloca a metà strada tra la nebbia e la magia del classico film Excalibur del 1981 e il febbrile sovraccarico sensoriale di Hard to Be a God del 2013 >> . Ed è in particolare modo al capolavoro epico-medievale tanto asfissiante quanto folle di Hard to be a God che è tornata la mia mente durante tutto l’ascolto di questo altrettanto capolavoro rappresentato da H​ä​rvest . Non perchè la musica suonata da Mac Kennedy e soci sia oltremodo opprimente e soffocante, ma perchè gli scenari e le atmosfere evocate da essa non sfigurerebbero come colonna sonora del film russo sopracitato per sottolinearne l’avanguardismo e la follia visionaria. E anche perchè in maniera più evidente rispetto al passato, l’approccio sonoro dei Poison Ruïn oggi è connotato da più aggressività e sporcizia, caratteristiche peculiari del film di Aleksei German.


Tornando a capofitto a parlare di tematiche e liriche, il potenziale insurrezionale di narrare di rivolte contadine è quindi il centro attorno al quale ruota l’intero H​ä​rvest, perché pur assumendo in tutto e per tutto scenari in bilico tra passato storico rappresentato dai cosiddetti “secoli bui” e incursioni in territori fantasy, i nostri non cercano nessuna forma di escapismo in tematiche di stampo sword and sorcery, bensì vogliono concentrarsi su ciò che quel medioevo di rivolte popolari possa insegnare e trasmettere attualmente, rendendo il disco un compendio di canzoni di protesta reali e mai banali avvolte da un manto di simbolismo magico e calate in un’estetica medievale che ne aumenta il potenziale e la carica del messaggio. Musicalmente le influenze a cui attingono i Poison Ruïn sono molteplici e sfaccettate, attentamente dosate nel loro calderone per dare forma al loro sound peculiare e sperimentale in cui convivono forti radici anarcho punk, toni death-rock, tensioni post punk e addirittura lontanissimi echi dei primissimi vagiti NWOBHM, il tutto avvolto magicamente da un manto dungeon synth che continua a stupire l’ascoltatore perchè plasmato e utilizzato con intelligenza e qualità dalla band di Philadelphia. In molti momenti di queste nuove undici tracce emerge in maniera netta un lato più sporco, aggressivo e orrorifico, come a volerci sottolineare la natura sempre votata all’evoluzione piuttosto che alla stagnazione dei Poison Ruïn e della loro visione fatta musica.

Il loro intruglio tra anarcho punk di stampo britannico e sonorità dungeon synth colpisce ancora una volta nel segno e si dimostra giunto oramai a piena maturità compositiva, gusto musicale e qualità strumentale e poetica. Una nuova era di Dark Age Punk è stata aperta con H​ä​rvest e i Poison Ruïn ne sono i maestri indiscussi e visionari. Per concludere forse il compito più importante dei Poison Ruïn è quello di continuare a comporre la colonna sonora del nostro inesorabile declino in questa epoca di oscurantismi politici, sociali e culturali, come moderni menestrelli di un medioevo contemporaneo nel realismo capitalista. Uno dei migliori dischi punk del 2023 di una delle band più interessanti e visionarie che la scena punk mondiale ha da offrire.