Tsubo – Capitale Umano (2023)

Andiamo dritti al punto senza perderci in inutili chiacchiere: Capitale Umano degli Tsubo è il disco grind che serviva per affrontare con la giusta dose di rabbia e disillusione, malessere e ferocia, i tempi bui che stiamo attraversando tra crisi climatica, ascesa della destra più reazionaria e in pieno clima di guerra con ripercussioni che toccano noi tutti sul piano materiale e psicologico.
Mi permetto un breve excursus: verso la fine del 2022 è stato pubblicato un altro grandioso disco degli anarcho punx britannici Bad Breeding intitolato Human Capital, tema che sembra quindi più attuale che mai all’interno dei circuiti grind, hardcore e punk e centrale nelle riflessioni delle due band anche se lontane per sonorità e contesto geografico.
Tornando alla band di Latina, questo Capitale Umano rappresenta in tutto e per tutto un manifesto musicale, lirico e di attitudine. Musicale perché ci invitano senza troppe buone maniere ad addentrarci nei territori del grindcore più spietato e tritaossa, la perfetta sintesi della vecchia seminale scuola (principalmente britannica) e di quella più moderna, senza mai disdegnare incursioni in lande più metalliche dominate dal death da un lato ed enfatizzando le radici hardcore punk del genere dall’altro, con un cordone ombelicale evidente e impossibile da recidere che li lega alla scena hc italiana degli anni 80, specialmente in termini di attitudine e intensità. Dai Napalm Death ai Rotten Sound, tutto il meglio che il grind internazionale ha saputo offrire dagli anni 90 ad oggi è racchiuso nella devastante formula degli Tsubo, fagocitato e vomitatoci addosso nella forma più coerente, irruenta e distruttiva.
Lirico perché i testi e i titoli richiamano tematiche sociali e politiche di estrema urgenza e attualità, con testi che cercano una sintesi tra il senso di impotenza e disillusione che attanaglia tutti quanti e una tensione quasi naturale alla rivolta e al prendere una posizione netta, come a volerci dire che in fondo arrendersi non è una scelta contemplata e che chi non si schiera rimanendo neutrale è parte del problema. Basta leggere alcune dei titoli: Guerre, Antropocene, Rivolta o Stretta Sorveglianza per fugare ogni dubbio sul contenuto lirico e tematico su cui i nostri han voluto porre l’attenzione, rendendo i messaggi contenuti nei testi una parte fondamentale di questo disco, nonchè attuali e necessari se si intende ancora il grindcore come forma di protesta prima ancora che come espressione di uno stile musicale. Di attitudine perchè l’approccio degli Tsubo al genere è di quelli visceralmente sinceri e appassionati, perchè conoscono la materia grindcore alla perfezione e sanno modellarla secondo i loro personali gusti e tensioni e perchè la loro musica è attraversata da una forte pulsione di disobbedienza e rivolta, abbattendosi sull’ascoltatore con brutalità, in maniera diretta senza perdere tempo e senza chiedere permesso.

Il grindcore è protesta e un disco come Capitale Umano lo dimostra in maniera perfetta e inequivocabile. Bentornati Tsubo, per davvero.