Swordwielder – Wielding Metal Massacre (2023)

“Sopra di noi un cielo infinito senza divinità a guidare il nostro cammino
Non abbiamo chiesto molto, solo che il mondo si incendiasse e bruciasse
Per girare e rigirare, rinascere nel fuoco
Per un nuovo inizio, libero dalla sofferenza, libero dal dolore”.

I loro templi ora sono solo un cumulo di macerie, la natura selvaggia si sta riappropriando delle macerie e i padroni ancora penzolano impiccati sugli alberi. Il nostro tempo è arrivato, l’era della tirannide e dell’oppressione è terminata per sempre. Finalmente non abbiamo più nessuna divinità terrena o metafisica a cui inginocchiarci, il mondo di ieri è stato dato alle fiamme e noi continuiamo a danzare liberi intorno al fuoco della libertà, come eretici trionfanti. A farci da colonna sonora, in questo tempo sospeso dopo la grande e sanguinosa battaglia, ci penserà Wielding Metal Masccare, nuovo album degli Swordwielder, una delle ultimissime legioni impegnate a tenere viva la fiamma dello stenchcore degli albori e del primordiale crust punk, a discapito di tutto e non guardando in faccia nessuno.

Il suono degli Swordwielder guarda ancora una volta fieramente e fedelmente al passato, a quella primitiva incarnazione crust punk forgiata nelle atmosfere apocalittiche e paranoiche dei maestri Amebix, nell’oscurità sinistra dei Celtic Frost, nell’epica battagliera dei Bathory e nei saccheggi dei territori metallici dei primissimi Antisect e Hellbastard. La ricetta degli svedesi negli anni non ha subito troppe variazioni o mutamenti, al contrario si è strutturata in una maniera sempre più qualitativa, personale e immediatamente riconoscibile, nella forma di un crust punk dai toni marcatamente post-apocalittici, oscuri, desolati e attraversati da una certa tensione bellicosa e guerresca, oltre che imbastardito da una massiccia dose di pulsioni metalliche. Wielding Metal Massacre ribadisce tutti questi punti di forza in maniera netta, facendoci catapultare immediatamente in uno scenario in bilico tra l’incursione selvaggia a lama sguainata nell’accampamento nemico e la desolazione che aleggia sul campo di battaglia e sulle macerie dopo l’apocalisse. Le atmosfere costruite dagli Swordwielder sono infatti caratterizzate da sofferenza, smarrimento, paranoia e terrore dinanzi all’imminente catastrofe, ma vengono ben bilanciate dai momenti in cui ad emergere è una sorta di epicità guerresca e delle tensioni viscerali che spingono ad armarsi e insorgere, scendendo nel campo di battaglia in un’ambientazione che ricorda oscuri tempi lontani o barbariche ere fantastiche, dominati in egual misura da sanguinari sovrani e da orde di mercenari pronte al massacro, al saccheggio e alla devastazione. Ma è proprio in questa epica bellicosa e barbarica che si delinea in maniera nitida un’istinto naturale all’insurrezione e alla rivolta nei confronti di ogni forma di oppressione, potere e gerarchia, istinto sapientemente riassunto ed evocato dai nostri svedesi nelle loro liriche scritte sempre con uno stile riconoscibile e capaci di dipingere scenari e immagini estremamente accurati. Liriche che, se lette attentamente, permettono spunti di riflessione attuali e fondamentali, dato che si concentrano su alcuni degli orrori quotidiani del nostro tempo: dalla fame di profitto a cui tutto viene sacrificato alle svolte autoritarie e repressive dei governi e degli Stati, dai giochi di potere di detiene il potere alle nuove guerre imperialiste in nome degli interessi geopolitici dei soliti noti.

Non posso negare a nessuno che i due precedenti dischi della band di Gothenburg sono tuttora tra i miei album preferiti in ambito stenchore e crust e che torno ad ascoltarli con una costanza quasi preoccupante. Cosi come non posso negare che è dal 2019, ovvero dall’ultimo loro vagito intitolato System Overlord, che attendevo speranzoso e famelico di veder apparire dall’oscurità qualcosa di nuovo targato Swordwielder; questo Wielding Metal Massacre è stato un fulmine a ciel sereno perchè come al solito la band non annuncia nulla e ogni loro disco è un vero e proprio agguato improvviso che mi lascia senza fiato e senza parole, in balia della loro apocalittica devastazione sonora e preda dei loro scenari guerreschi, epici e catastrofici. E mi son bastati pochissimi secondi dell’introduttiva Weapons of the Dark Ages per riprovare le stesse sensazioni e emozioni provate anni fa all’ascolto di quel capolavoro che fu Grim Visions of Battle; così come si sono immediatamente stampate nella mia testa la amebixiana Beneath a Blood Red Sky, con la sua atmosfera apocalittica e il testo scandito in uno spoken word che si tramuta poi in un furioso grido di sofferenza, come una sorta di dichiarazione di guerra che prende le sembianze di una solenne litania (e viceversa), e Devil in Command, traccia che mostra tutto l’impeto insurrezionale e bellicoso che permea la musica degli svedesi, in un susseguirsi di melodie epiche, cavalcate bellicose e assalti efferati. Tirando le fila e spendendomi in ulteriori apprezzamenti a cuore aperto, Wielding Metal Massacre è probabilmente il disco uscito negli ultimi anni che riesce nella maniera più convincente e sincera a catturare quelle atmosfere, quella narrazione, quelle tensioni e quell’unicità rappresentate dalle primissime incarnazioni di quel brodo primordiale noto come stenchcore di cui furono alfieri Amebix, Antisect, Hellbastard e compagnia brutta, sporca e cattivi. E gli Swordwielder, a stretto parer personale, rappresentano oggi in ambito crust punk quello che i Filth of Mankind hanno rappresentato per la seconda metà degli anni 90. Il disco che nessuno si aspettava, ma di cui tutti avevamo estremamente bisogno; il disco che forse non ci meritiamo ma uno dei migliori di questo 2023 e che sarà uno dei migliori esempi di stenchcore/crust per moltissimi anni a venire.

Cercano di trascinarti in battaglia – resistere, sfidare, rifiutare
Non oggi, non domani, ma il vostro giorno arriverà
Presto non resterà che l’eterna guerra
Combattuta su campi di battaglia senza fine
Possiamo difenderci dalla macchina da guerra che consuma tutto?