Bedsore – Hypnagogic Hallucinations (2020)

Sembrava che quelle imponenti vette da incubo fossero i piloni di una porta spaventosa che conducesse nella sfera proibita del sogno e nel vortice del tempo, dello spazio e delle altri dimensioni… (Le Montagne della Follia, H.P.Lovecraft)

A gennaio, redigendo l’articolo in merito alle migliori uscite del 2019 in ambito death metal, mi sono accorto di quanto fosse stata presente e attenta la 20 Buck Spin Records nell’individuare e pubblicare lavori di elevata qualità e gruppi di assoluto valore che fino a poco tempo prima sguazzavano felicemente nell’underground del metallo della morte. Oggi noto con estremo piacere che la stessa etichetta con sede a Pittsburgh ha dato alla luce il primo full lenght dei romani Bedsore intitolato Hypnagogig Hallucinations, disco che segue il precedente The Mountains of Madness, ep d’esordio dal titolo che è un chiaro omaggio all’omonima opera e in generale alla figura di Lovecraft. Ma cosa suoneranno mai i nostri Bedsore? Quale sarà il contenuto musicale e concettuale di suddetta opera introdotta da un titolo così tanto affascinante quanto enigmatico? I romani sono autori di un death metal parecchio disturbante e angosciante che affonda le proprie radici nella vecchia scuola, un sound però tutt’altro che scontato e anzi capace di stupire senza dare quella sensazione di fin troppo già sentito. Difatti su questa base di partenza i nostri ci aggiungono un’ottima dose di personalità e originalità, riuscendo a costruire divagazioni che sfociano spesso in territori cari a certo progressive rock e momenti atmosferici dai toni allucinati e psichedelici, il tutto accompagnato da un’ottima tecnica mai fine a se stessa al punto da divenir boriosa e annoiare l’ascoltatore. La tecnica sfoderata dai Bedsore infatti si dimostra sempre ben controllata e intelligentemente piegata al servizio dell’atmosfera generale dell’intero lavoro cosi come dei singoli brani che, come in un viaggio onirico e allucinato nell’ignoto più profondo e impenetrabile, si diramano assumendo le sembianze di sentieri sempre nuovi ed inesplorati, lasciando l’ascoltatore in balia del proprio subconscio e di una sensazione di estasi mista angoscia dinanzi allo sconosciuto che si prospetta dinanzi ai suoi occhi.  Le principali influenze del gruppo romano sono essere evidenti, ben sottolineate nel corso di tutto il disco e vanno ricercate nei Death più tecnici, nei primi lavori degli svedesi Morbus Chron e negli Execration di “Morbid Dimensions“.

Addentrarsi negli abissi di questo Hypnagogic Hallucinations è come piombare in un’incubo senza fine in cui ci sentiamo sotto costante minaccia di qualcosa che non conosciamo, a cui non sappiamo dare né un nome tanto meno una forma, sempre in bilico tra un sogno lucido e psichedeliche visioni di terrore primigenio. Inoltre ad amplificare questa generale sensazione di terrore e inquietudine ci pensano poi le lancinanti vocals ad opera di Jacopo e Stefano, i due chitarristi che si alternano dietro il microfono. A livello di sensazioni e atmosfere si torna spesso alla letterature lovecraftiana, una delle influenze principali che anima la proposta dei Bedsore. Difatti durante l’ascolto di queste sette tappe (tra cui a mio parere spiccano Cauliflower Growth e la conclusiva Brains On The Tarmac) che ci accompagnano ad indagare i nostri abissi più reconditi e spaventosi, verremo assaliti spesso da una profonda sensazione di sconforto e di orrore cosmico, il tutto sempre filtrato da una lente dalle tonalità oniriche. È un death metal ricco di sfumature e digressioni allucinate, che vive di un’alternanza costante e ben bilanciata tra sfuriate furiose e aperture atmosferiche dagli accentuati toni psichedelici che ingannano l’ascoltatore con illusori quanto labili momenti di quiete, momenti che però lasciano presagire la presenza di qualcosa di spaventoso che se ne sta in agguato aspettando il nostro totale smarrimento tra i meandri e i labirinti di Hypnagogic Hallucinations. Non credo servano altre parole per raccontarvi l’esperienza che vi troverete ad affrontare appena partiranno le prime note dell’iniziale “The Gate, Disclosure”, un’intro strumentale dai toni progressive e onirici che lascia spiazzati e senza fiato. I Bedsore, con maturità e qualità, hanno costruito e dipinto un trip allucinato, estatico e angosciante che ci inghiotte fin dal principio senza lasciarci speranza di salvezza, ma solo illusioni e inquietanti incubi.

In quel momento il dominio della ragione sembrava irrefutabilmente scosso perchè quei labirinti avevano delle configurazioni che escludevano ogni tipo di rifugio confortevole del razionale. (Le Montagne della Follia, H.P.Lovecraft)