Corvetto, Milano, un sabato di luglio

Corvetto, Milano. Una sabato di luglio…E noi, sopravvissuti a cosa?

Rivisitando il testo di Come il soffitto di una chiesa bombardata, pezzo dei Contrasto contenuto nello split del 2014 insieme ai Kalashnikov, vi parlerò di quello che è successo Sabato 11 luglio, da qualche parte nelle wastelands di Corvetto. Dopo mesi di quarantena e isolamento forzato, si è infatti tornati a riappropriarsi di un posto lasciato abbandonato dai soliti interessi di speculazione edilizia che dominano la metropoli milanese, liberandolo e vivendolo attivamente attraverso anche un concerto punk hardcore di cui tutti e tutte sentivamo sinceramente la mancanza.

Al di là del concerto, la giornata/serata è stata caratterizzata fin dal pomeriggio dalla presenza di banchetti con autoproduzioni di ogni sorta e per tutti i gusti, dai dischi alle fanzine, il tutto come a voler dimostrare quanto sia ancora vivo in tante individualità la pratica e l’etica del do it yourself. Ed è proprio nella cornice di questa prima taz post quarantena che viene “presentata” a tutt*, punx e non, una nuova fanzine che si aggira e minaccia di aggirarsi per molto tempo nei bassifondi polverosi della metropoli milanese. Si dice che il suo nome sia Benzine e che le entità misteriose che si celino dietro ad essa vedano l’hardcore e il punk unicamente come minacce per consegnare alle fiamme l’esistente capitalista. Tra articoli sulla scena punk hardcore di Minneapolis, foto direttamente dallo Stati Shock scattate a Londra nel febbraio scorso e consigli su come stare in piazza, Benzine irrompe nella scena con l’intento di essere reale minaccia per il quieto vivere a cui ci vogliono condannati a morte. Di seguito riporto l’interessante editoriale che introduce il numero zero di questo nuovo strumento cartaceo incendiario:

Questa fanza nasce dal bisogno di raccontare chi siamo, ciò che viviamo. Con spontaneità e in maniera plurale, perchè crediamo che le storie, raccontate da chi è appassionato, siano sempre le più belle. L’abbiamo fatto perchè eravamo annoiati (quindi grazie quarantena se sta roba è su un tavolo), perchè eravamo arrabbiati e perchè a guardar bene forse avevamo solo voglia di creare qualcosa insieme. Il numero zero esce sotto questa forma, ma l’idea è di ripensare ogni numero in maniera sempre diversa a partire da formato, tematiche, poster e collaborazioni, nell’ottica di non essere mai monolitici ma metterci sempre in discussione. Molte persone hanno collaborato alla rocambolesca realizzazione di questo numero e speriamo di incontrarne altre che si affianchino a noi nelle prossime uscite (accolli ce ne sono sempre tanti ma alla fine siamo quasi simpatici).
Se la cosa ti piglia bene, mandaci le tue proposte per articoli, grafiche, fotografie o contributi artistici su: [email protected]

Non sprecherò troppe parole sul concerto, che è stata una vera e propria bomba di cui si sentiva oggettivamente la mancanza. Merito sicuramente dei gruppi che hanno suonato, probabilmente il meglio della scena hardcore milanese odierna con Peep, Shoki e Cospirazione (bello rivederti dietro un microfono invece che dietro le sbarre caro Paska) tra gli altri.  Si sentiva la mancanza di pogare tuttx assieme tra litri di sudore, rivedere amicx dopo tanto tempo, di urlare in un microfono, di abbracciarsi, cadere e rialzarsi insieme tra individualità affini e complici. Mancavano momenti come quelli di sabato perchè ci fanno comprendere ancora una volta come il punk e l’hardcore in tutte le loro forme siano molto di più che semplice musica. Non mi resta che ringraziare con tanto affetto i/le punx e i/le compagnx che hanno reso possibile tutto questo. Oggi non mi sento più come il soffitto di una chiesa bombardata… l’hardcore è ancora una minaccia!

Per concludere vi lascio con il comunicato scritto dai/dalle compagnx di Corvetto che hanno organizzato questa taz:

In un mondo scandito dai tempi di produzione e consumo, in cui ingegneri e scienziati giocano con gli equilibri e i ritmi della vita e imprenditori senza scrupoli ne traggono profitto, qualcosa è sfuggito al controllo. Lontano da qui, dove le foreste sono abbattute e gli animali selvatici entrano in contatto con gli allevamenti intensivi, si è sviluppato un nuovo virus che ha messo l’intero sistema in crisi.
Le metropoli, i cuori pulsanti del capitalismo, sono i luoghi dove la scossa è stata più forte e le contraddizioni sono diventate più eclatanti.

Nelle metropoli siamo schiavi dei supermercati: se i flussi delle merci si bloccano, si muore di fame.
Nelle metropoli siamo isolati e atomizzati: il vicino è una spia e le relazioni sono virtuali.
Nelle metropoli siamo anonimi e ammassati: i percorsi sono predeterminati e non c’è spazio per le scelte individuali.
Nelle metropoli siamo ciò che possiamo comprare: il centro è per i ricchi e chi è povero o non si adegua viene inevitabilmente spinto verso i margini.
Nelle metropoli siamo spiati e controllati: telecamere e controlli di polizia sono ordinari.

La quarantena a Milano è stata asfissiante: ogni spazio che non fosse votato alla produzione è stato vietato. Mentre i lavoratori si ammassavano nei magazzini e nelle fabbriche, vietati erano il parco e la piazza, vietati gli incontri e gli affetti e vietata ogni possibile fuga da questa giungla di cemento. Per due mesi ci hanno tolto tutto ciò che rendeva sopportabile la vita in questa città. I divieti sono possibili finché le persone sono disposte a ubbidire, a cosa siamo disposti a rinunciare e quali rischi siamo disposti a correre?

Per una socialità libera dalle logiche di profitto, in questi tempi bui in cui troppo facilmente ci si abitua a chinare la testa, apriamo un piccolo spazio di libertà e autogestione. Una boccata d’aria fresca, contro paura, controllo e repressione.

Corvetto Odia