Sankara – Total Liberation of All Hierarchy (2019)

“La grande Rivoluzione di “Fallen Angel of Doom” del 1990  ha trasformato il mondo, portato i Blasphemy alla vittoria, scosso le fondamenta del metal estremo e realizzato i sogni di giustizia di tutti i seguaci del war metal”

Citazione scritta a quattro mani da Thomas Sankara e Caller of the Storms

Perfettamente a metà strada tra il capolavoro “Blood Upon the Altar” e gli Archgoat di “Whore of Bethlehem” ci imbattiamo in questa mazzata devastante intitolata “Total Liberation of All Hierarchy” ultima fatica in studio per i Sankara, gruppo di Seattle impegnato a suonare un war metal bestiale e devoto solamente al caos e alla lotta di classe, semplicemente antimperialist bestial war metal, niente di meno, niente di più!

Omaggiando la figura di Thomas Sankara, leader rivoluzionario socialista e primo presidente del Burkina Faso, conosciuto per la sua lotta antimperialista contro le ingerenze delle potenze capitaliste occidentali e contro istituzioni ONU come FMI e Banca Mondiale ree di mantenere nella povertà e in una situazione di sottosviluppo i paesi africani, questo progetto sottolinea fin dalla scelta del proprio nome in modo chiaro e netto da che lato dellla barricata si posiziona. “Total Liberation of All Hierarchy” infatti dal punto di vista lirico affonda le proprie radici nell’antimperialismo, nell’antifascismo, nella lotta di classe e nella lotta per la liberazione animale come ben evidenzato dalla splendida copertina (costellata di falci e martelli e da kalashnikov incrociati) in cui una tigre si ribella e attacca un essere umano. Sul lato musicale invece i territori da cui i Sankara prendono ispirazione sono quelli del death metal più bestiale e costantemente imbastardito con il black metal più selvaggio, un genere meglio conosciuto col nome di “war metal” e che sembra aver riscontrato un certo interesse negli ultimi anni. Sintetizzando in quasi trentacinque minuti le influenze dei già citati Blasphemy e Archgoat, tanto quanto i Beherit più brutali e selvaggi di “The Oath of Black Blood”, i Mystifier di “Goethia” e gentaglia (in tutti le accezioni possibili) del calibro di Revenge e Conqueror, amplificando gli echi di Sarcofago e Possessed, i Sankara ci sparano addosso dodici tracce-proiettili che colpiscono come una raffica di un Ak-47 in nome della liberazione del proletariato e della liberazione animale!

Le dodici tracce, contando anche l’intro e l’outro, sono prevalentemente tutte molto brevi (quasi tutte della durata intorno ai due minuti), a parte la doppietta iniziale formata dalle splendide Defleshed and Dismembered” e “Human Fucking Scum” che si aggirano sui quattro minuti, e caratterizzate da una registrazione fortemente lo-fi e volutamente tesa ad essere caotica e cacofonica che mette in risalto la brutalità del war metal suonato dai Sankara. “Red Barn Burned to the Ground” è una delle tracce che ho apprezzato maggiormente grazie anche al suo sapore profondamente legato a sonorità catacombali, opprimenti e marcie di derivazione death metal. Interessanti anche “Animal Uprsing” e “Invasive Species”, tracce nelle quali i Sankara sviscerano la loro visione antispecista e le loro posizioni di liberazione animale in due veri e propri assalti all’arma bianca di blackened-death metal feroce e violento. Se pensate che il war metal oggi sia territorio solamente di band ambigue quando non palesemente nazi-fasciste, i Sankara, con la falce in una mano e il martello nell’altra, son pronti a dare il loro apporto alla lotta di classe suonando la musica più bestiale e selvaggia possibile. Per la fine dell’imperialismo, per la liberazione animale, per la fine di ogni gerarchia, Sankara o barbarie!