Stoned Lords of Olona Wasteland Noise

Fine della quarantena, data sconosciuta. Il mondo come lo conoscevamo prima della pandemia non esiste più e forse è un bene. In questo scenario surreale e post-apocalittico, nella Valle della Morte impestata dai fumi nauseabondi che fuoriescono dalle acque putride dell’Olona, non si aggirano però solamente orde di guerrieri-zombie portatrici unicamente di morte e distruzione per tutte le lande desolate del varesotto come i Motron e gli Overcharge. In un territorio isolato e nascosto ad occhi indiscreti si dice abiti una piccola comunità che è riuscita a sfuggire alla pandemia. Una comunità misteriosa di esseri regrediti a causa del virus ad una fase dell’evoluzione in cui uomo e scimmia non erano due entità separate; una comunità che sopravvive alimentando le sue giornate con dosi ingenti di erba e altre sostanze stupefacenti di dubbia provenienza. E tra un’allucinazione e l’altra questa comunità, conosciuta per tutte le lande desolate con il nome di Stoned Monkey, si dice sia maestra nell’arte della jam infinita in cui si diletta a suonare un fangoso e allucinato ibrido di stoner, sludge e doom metal. Nelle leggende narrate dai menestrelli che vagano per la Valle della Morte ci si riferisce agli Stoned Monkey con il titolo di “signori drogati dell’Olona Wasteland”, e si racconta siano anch’essi viscerali ed intimi amanti del caos e del rumore più totale. Chiudetevi in casa, blindate porte e finestre, assumete la sostanza allucinogena che più vi aggrada e lasciatevi trascinare giù nelle sabbie mobili create dal sound opprimente di queste scimmie drogate!

 

La scena sludge/stoner/doom italiana negli ultimi anni si è dimostrata terreno estremamente fertile che ha fatto emergere una manciata di ottimi gruppi che ci hanno regalato davvero dei lavori grandiosi. Dall’estremo nord-est della penisola fino alle zone meridionali passando per le isole, gruppi come i Deadsmoke, i Sator, gli Evil Cosby, i Bigg Men o i Greenthumb hanno dimostrato che la passione per un certo tipo di sonorità allucinate e opprimenti dominate in egual modo da estrema lentezza ed estrema pesantezza avevano trovato nuova linfa. A questi gruppi si sommano da qualche anno anche gli Stoned Monkey, gruppo sludge influenzato pesantemente dal doom più pachidermico e dallo stoner rock più rumoroso e fumoso che possiate immaginare. Finalmente nel dicembre dello scorso anno, grazie anche ad Argonauta Records, i nostri hanno fatto emergere dal fango dell’Olona Wasteland il loro primo album intitolato semplicemente “Stoned Monkey”, un trip di marijuana e pesanti distorsioni da ascoltare rigorosamente sotto l’effetto di qualche droga. Fino a qui tutto bene, ma è solamente addentrandoci in questa palude melmosa e soffocante dominata da allucinazioni sonore e visive che la situazione migliora. Ci troviamo infatti ad ascoltare sei tracce per una mezz’ora di asfissiante e distortissimo sludge metal strumentale arricchito con tutta la lentezza possibile del doom e dal sapore drogato e groovy del migliore stoner rock. Un vero e proprio viaggio allucinato che intrappola l’ascoltatore e lo trascina giù con se nelle sabbie mobili da cui è praticamente impossibile fuggire. Un muro di suono che gioca come già detto sull’estremo utilizzo delle distorsioni e su un’alternanza nel riffing che gioca con una lentezza opprimente e una pesantezza angosciante al punto da riuscire a creare un’atmosfera generale estremamente ipnotica che aleggia per tutta la durata del disco. La traccia con cui inizia questo nostro trip in compagnia degli Stone Monkey si intitola “Pain of Mind” e ci fa subito capire che non c’è scampo e che dovremmo abbandonare immediatamente ogni speranza: un muro di suono dominato da una pesantezza atroce, da un riffing sludge-doom estremamente distorto e da un groove stoner rock che amplifica la sensazione di allucinazione generale. Tutto questo prosegue in maniera immutabile con la seconda tappa di questo viaggio, la splendida “Stoned as Fuck”, colpo letale che ci fa piombare in una trance ipnotica sempre in bilico tra lentezza e pesantezza, le due anime consolidate del sound degli Stoned Monkey. Il nostro trip prosegue su queste coordinate fino alla conclusiva “Green House”, traccia che chiude il disco in maniera magistrale raggiungendo l’apice dell’allucinazione sonora e della pesantezza fangosa e opprimente. Durante l’ascolto delle sei tracce emergono chiaramente le influenze degli Electric Wizard, degli Eyehategod, dei Weedeater e dei Belzebong, ma al contempo non soffocano mai del tutto la personalità e l’attitudine sincera degli Stoned Monkey e questo non può che essere merito della loro evidente capacità compositiva. Nel nome della sofferenza, della lentezza e della pesantezza dominano incontrastati questi allucinati signori su tutte le lande desolate della Valle della Morte!