Mesecina – Mesecina (2017)

Mesecina è una parola presente nelle varie lingue balcaniche che tradotta significa letteralmente “chiaro di luna”. Mesecina è anche il titolo di un famosissimo brano scritto da quel genio cinematografico che è Emir Kusturica per il suo film “Underground”, poi messo in musica da un altro genio dei Balcani, il compositore e musicista gitano Goran Bregovic. Da oggi Mesecina è anche il nome di un trio powerviolence milanese e del loro album d’esordio totalmente autoprodotto in piena attitudine DIY. Powerviolence, quindi rumore sparato a tutta velocità nei timpani. Powerviolence, quindi rumore condito da testi incazzati e un pizzico di romanticismo.

Quando uno legge il nome del gruppo e il titolo dell’album e pensa al significato di “chiaro di luna” sicuramente non si aspetta di ascoltare un concentrato di rumoroso hardcore punk suonato con violenza iper-veloce, trita ossa e spacca denti. Ma è proprio questa la musica suonata da Achille (chitarra/grida), Fede (basso/grida) e Max (batterista, già conosciuto per aver suonato una decina di mesi con i Kalashnikov Collective), i nostri tre gitani dell’underground punk-hardcore milanese. Un album, “Mesecina”, composto da 9 brani per una durata di soli 12 min e 2 secondi (ogni singolo secondo è fondamentale in un album powerviolence, ricordatevelo) che hanno come minimo comun denominatore la rabbia e l’iper velocità che trasuda da ogni riff e da ogni melodia (rumorosa) prodotta dai Mesecina.

Gli argomenti trattati nei testi dei nostri spaziano tra gli argomenti più diversi che però risultano accomunati, citando direttamente le parole scritte dal gruppo sulla loro pagina bandcamp, dalla volontà di esporre, attraverso una musica completamente autoprodotta, “contenuti rivoluzionari e incitanti alla rivolta”. Dalla musica estrema suonata dai Mesecina, dai loro testi e dalle loro parole trasuda tutta la loro filosofia di vita, sintetizzabile in un sempre vero: “l’hardcore non è solo musica!”. Ed è proprio questo che vogliono trasmettere (probabilmente) i nostri, attraverso la musica punk, strumento che veicola alla perfezione il messaggio militante e antagonista di lotta e rivoluzione in senso anarchico che pervade la quasi totalità dei brani presenti su questo disco d’esordio. Testi che quindi sono in larga parte “politici” ma che hanno sempre quel sapore di militanza e sovversione romantica in stile Kalashnikov Collective (si veda un brano come “750.000 anni dopo… l’amore”), risultando quindi mai banali e senza dare quella fastidiosa sensazione di già sentito. Ultima nota di merito per i testi dei Mesecina è la varietà di lingue utilizzate nei vari brani; si passa infatti dallo spagnolo di un pezzo micidiale e che si stampa subito in mente come “Luchando” allo svedese (con questa scelta hanno vinto tutto) della penultima traccia “Atertagande” (un inno incazzato contro quella piaga rappresenta dal Black Metal nazionalsocialista).

“Mesecina” è un disco che puzza di spazi occupati, di autogestione, di concerti, di poghi, di lividi, sudore, gioie (poche) e sbattimenti (tanti). E’ un disco che parla la lingua rivoluzionaria della lotta antagonista, della rivolta quotidiana e dell’autogestione. E’ un disco che parla di punx e anarchici che sopravvivono e lottano nella grigia e alienante metropoli milanese (basti ascoltare il sesto pezzo “Punx e la Metropoli” per comprendere tutto ciò). E’ un disco che incarna alla perfezione tutto quello che è, nel bene e nel male, la scena punk-hardcore DIY di Milano in questi anni.

Oltre il rumore, oltre la musica, il romantico “gipsy-powerviolence” (quanto cazzo mi piace inventare non-definizioni di generi che non esistono, muahahah…) dei Mesecina è quello che fa per voi, cari i miei amanti dell’hardcore più estremo, incazzato, militante e iper veloce.

Al chiaro di luna “voglio vedere la vostra faccia quando l’anarchia verrà!”