Rigorous Institution – Cainmarsch (2022)

Come mio solito, giungo con estremo ritardo a recensire un disco che è stato sulla bocca di tutti nell’ultimo anno e mezzo, ovvero quell’inaspettato capolavoro intitolato Cainmarsch, forgiato dai Rigorous Instituion di Portland. Inaspettato non per le qualità che la band aveva già mostrato nei precedenti tre ep (uno dei quali, Survival/Despotism, è stato recensito su queste pagine), ma per l’impatto che questo loro primo album ha avuto a livello internazionale, mostrandoci una maturità compositiva e una personalità stilistica che han giustamente reso questo Cainmarsch un’immediato oggetto di culto. Se negli anni 80 la scena musicale underground tanto di derivazione anarcho punk quanto di stampo metal fu travolta e totalmente sovvertita dall’apparizione degli Amebix e della loro visione apocalittico-paranoica, con le dovute differenze i Rigorous Institution si sono imposti come una delle band più interessanti del panorama punk mondiale attuale, grazie soprattutto al loro personale approccio musicale, lirico ed estetico , alla qualità della loro proposta e alle atmosfere e agli immaginari che accompagnano il tutto. Partiti seguendo i sentieri tracciati dai già citati Amebix degli esordi, così come degli Hellhammer, dei Killing Joke e di gruppi anarcho punk stile Icons of Filth, i Rigorous Institution giungono ad una personale quanto completa rilettura delle loro radici musicali, proponendoci una formula che evoca ancora qua e la gli importanti fantasmi del passato ma che suona in una maniera originale e oltremodo unica, forgiando il proprio personale suono, immediatamente riconoscibile e addentrandosi in territori raramente esplorati. Si potrebbe dire sinteticamente che i Rigorous Instituion suonino crust punk o il suo primordiale antenato noto come stenchcore, ma sarebbe un grave errore banalizzare la loro proposta in questo modo; certo il territorio in cui affondano le loro radici è quello, ma invece che fossilizzarsi su sonorità consolidate e standardizzate del genere i nosti punx dell’Oregon stravolgono le carte in tavola, aprendo una strada del tutto personale ed intrigante, giocando con atmosfere orrorifiche e paranoiche, tanto quanto con assalti barbarici che parlano la lingua eretica della distruzione.

Cainmarsch è un disco pieno di spunti interessanti e originali, di scelte stilistiche inaspettate o disorientanti a primo impatto ma che si dimostrano al contrario vincenti e convincenti, basti pensare all’intro del disco, un minuto e diciotto di arpeggi acustici che evocano melodie e scenari medievali, prima di lasciare spazio all’assalto barbarico, sporco e spietato di Fever (City), una radicalizzazione del punk apocalittico degli Amebix che ci tiene in ostaggio per due minuti, dando inizio alla nostra discesa nel vortice della paranoia e della disperazione. Il disco prosegue poi con un continuo ricorso a samples e melodie dal sapore dungeon synth che costruiscono scenari e atmosfere sinistre, apocalittiche e catastrofiche, alle voci taglienti e graffianti che recitano poesie desolanti e raccontano visioni di disperazione e catastrofe, mentre la componente ritmica si alterna tra giri di basso sporchi e le percussioni che creano un tappeto ipnotico e ripetitivo, capace di ampliare la sensazione di esser dentro ad una sorta di viaggio allucinato e paranoico. Dopo le prime tre traccie, l’atmosfera di desolazione, distruzione e apocalisse viene improvvisamente interrotta da The Terror, intermezzo costruito su suoni di synth e sample, che amplifica la sensazione di estraniamento, smarrimento e paranoia. Se da un lato ci troviamo in territori post-apocalittici e desolati, seguendo le coordinate di certo primitivo anarcho punk e del crust punk nella sua forma più primordiale, dall’altra veniamo trascinati in asettici e angoscianti scenari urbani dalle sonorità industriali di una traccia come Criminal Betrayers o dal rumorismo alienante della conclusiva Hungry Dogs III (the Feral Hunt). In tutto questo è impossibile non notare la profonda influenza psichedelica di una band come gli Hawkind, specialmente in Nuclear Horses e nella titletrack; queste due tracce rappresentano al meglio le idee originali e disorientanti con cui la band ha dato vita a questo disco. Sono infatti due tracce che riescono a tenere insieme le visioni e gli scenari cosmici e psichedelici con la sporcizia e la primordialità di band come Celtic Frost o Darkthrone. La grande qualità dei Rigorous Institution è quella di riuscire a costruire cosi perfettamente le loro atmosfere e la loro musica, da riuscire a trascinarti nel mondo creato dalle loro visioni paranoiche e inquietanti, sospendendo la credibilità e lasciandosi divorare dalle paranoie, mentre si vaga per paesaggi desolati disseminati di disperazione, assumendo come scenario un’epoca storica che sembrebbe collocata in un tempo sospeso, che potrebbe essere precedente o successivo al crollo della civiltà e alla fine dell’umanità ma che senza coordinate precise è impossibile da datare. Cainmarsch è un monolite di metalpunk sperimentale e apocalittico, una raccolta di racconti che trasudano paranoia, desolazione, follia, angoscia e disperazione e proprio per questi motivi uno dei migliori dischi degli ultimi anni.