“Stench of the Past”// Repression Attack – Altar of Destruction (2013)

Nella Russia occidentale, dove l’autorità dello Stato era completamente disgregata, la violenza anarchica trovò il più fertile terreno. Bande di predoni armati, che operavano con nomi quali “Uragano”, “Tormenta” e “Morte”, sorsero ovunque, pronte a gettarsi su città e villaggi ogni qualvolta se ne presentasse l’occasione. Questi barbari selvaggi senza dio ne padroni cantavano di una nuova “età della dinamite” che avrebbe accolto gli oppressori d’ogni tendenza. E a Ryazan un gruppo di stench-crusters furiosi e assetati del sangue dei padroni proclamò “morte alla civiltà mondiale!” e incitò le masse di metalpunx ad impugnare le scuri e a distruggere ogni cosa intorno a loro. All’orizzonte appaiono così i Repression Attack pronti ad innalzare le nere bandiere tra il sibilare dei venti, pronti a spazzar via anche le macerie del mondo di ieri, pronti a morire per la libertà sull’altare della distruzione!

“Ombre del passato”. Non esiste definizione migliore per descrivere Altar of Destruction, primo album dei russi Repression Attack pubblicato dal gruppo nel lontano 2013, un disco che, a parer mio, è stato parecchio sottovalutato anche in un periodo caratterizzato da un forte revival di certe sonorità crust punk imbastardite con influenze metalliche. Come i loro conterranei Fatum, ben più noti a tutti gli amanti del crust punk, anche il sound dei Repression Attack infatti affonda le sue putrescenti radici nella scena anarcho-crust/metal underground britannica degli anni ’80 e precisamente in quel brodo primordiale estremamente polimorfo conosciuto all’epoca semplicemente come stenchcore. Le influenze principali che emergono durante l’ascolto di questo Altar of Destruction rispondono chiaramente al nome di Sacrilege, Amebix, Hellbastard e Deviated Instinct, tanto sul lato strettamente musicale quanto dal punto di vista delle atmosfere che avvolgono l’intero lavoro e accompagnano la nostra discesa negli abissi nauseabondi del crust punk suonato dai Repression Attack. Siamo al cospetto di un ottimo esempio di stench-crust nella sua forma più tradizionale, sporca e metallica quindi, caratterizzato da un marcato riffing thrash e da una profonda attitudine anarcho punk, con le atmosfere che oscillano costantemente tra la creazione di un’immaginario apocalittico e toni caratterizzati da una sorta di epicità oscura capace di creare la giusta tensione. La profonda influenza dei Sacrilege e degli Hellbastard irrompe in maniera furiosa nel riffing di chiara scuola thrash metal e negli assoli (come nella titletrack posta in apertura del disco), così come la pesantezza metallica, la sporcizia del sound e una certa attitudine barbara e selvaggia, che appare implacabile e spietata, ricorda a più riprese i padri fondatori dello stenchcore Deviated Instinct. In alcuni passaggi in cui i Repression Attack decidono di rallentare il tiro concedendoci di riprendere fiato, come in tracce quali Cold Death o Dead Silence, dominano invece  incontrastate le atmosfere apocalittiche, epiche ed oscure che riportano alla mente quanto fatto dagli Amebix e dagli Axegrinder.

In fin dei conti, tirando le somme, Altar of Destruction è un ottimo lavoro di stench-crust apocalittico, oscuro e barbaro che sa bilanciare in maniera estremamente valida i momenti in cui andare all’assalto all’arma bianca e altri in cui rallentare per lasciare emergere i momenti più atmosferici. Un disco sottovalutato e passato abbastanza sotto traccia, ma che ritengo valga assolutamente la pena rispolverare e riscoprire se, come me, siete dei fottuti inguaribili amanti di certe sonorità e delle loro incarnazioni più metalliche e marce! Shadows of the past, shadows of Russisch Totalitaren Stenchcore!