Crust as fuck existence #03

27 ottobre 2022, secondo e finora ultimo vagito di questa pseudo rubrica intitolata con l’arcinoto titolo di un fondamentale disco dei Warcollapse, titolo divenuto slogan, motto, stile di vita di moltissimi punx in giro per il mondo. Con la proverbiale lentezza e incostanza che mi contraddistingue, finalmente giungiamo al terzo appuntamento di crust as fuck existence in cui, come al solito, vi parlerò di tre dischi crust punk (ma va? davvero?) stenchcore e territori limitrofi che hanno catturato la mia attenzione, che mi hanno fatto battere il cuore o che penso meritino di essere diffusi e condivisi con voi. In questo capitolo, oltre a tornare a parlarvi dei Global Despair, band kazaka con cui ho avuto un’intensa e interessante intervista a settembre dello scorso anno, mi concentrerò su due nuove band che rispondono al nome di Global Thermonuclear War e di Katorga. Non aggiungo molto altro, solo un “forza crust” che sta sempre bene con tutto!

P.s. L’immagine di copertina se la aggiudica una foto tratta dal capolavoro visivo, visionario e folle di Mad God, film horror e distopico sperimentale girato in stop motion e che ha visto la luce nel 2022 dopo trent’anni di lavoro.

Global Despair – Fuck Qazaq Indie (2021/23)

Avevo lasciato i kazaki Global Despair dopo la recensione del loro ottimo Technodictature, una gemma incrustial (per saperne di più leggete questo articolo) , e dopo una intensa, approfondita e provocatoria intervista. Torno a parlare di loro grazie alla pubblicazione di questo Fuck Qazaq Indie, ep di 8 tracce registrate nell’estate del 2021 e suonati da questa affascinante entità capitanata da Cody the Miller, una sorta di ritorno alle origini per la band kazaka dopo gli affascinanti esperimenti e ibridazioni tra crust punk e musica industrial.
Un ep che fin dal titolo e dalla copertina sembra voler citare in maniera più che netta quel crust punk marcio, invettivo e istintivo di matrice Sore Throat, Electro Hippies e Doom, non solo da un punto di vista musicale ma anche per quanto riguarda i testi. Si tratta di una manciata di tracce grezze, suonate in maniera selvaggia e rumorosa, senza soffermarsi sulla qualità ma badando solamente al sodo, ovvero all’espressione della rabbia, del fastidio e della presa di posizione netta verso ciò che ai Global Despair infastidisce sia all’interno della scena punk e hardcore, sia ad un livello più generale.
È proprio in questa attitudine invettiva e nel non volersi tappare la bocca che assomigliano ai Sore Throat e agli Electro Hippies, condividendo con loro quell’approccio critico e autocritica nei confronti della propria scena e delle sue dinamiche prima di tutto. Troviamo infatti una presa di posizione netta e feroce nei confronti del grindcore apolitico e in quegli abomini che sono il goregrind e il pornogrind, a vole ribadire che il grind dovrebbe essere protesta prima di tutto. Un attacco irrisorio nei confronti degli street punk di tutto il mondo e del loro interesse alcolico più che politico. E infine una invettiva che prende di mira la scena indie kazaka, definita fin troppo apolitica e inoffensiva. Accanto a questi brani ne troviamo altri dal contenuto maggiormente politico e sociale, in cui Cody e compagnia non si mordono la lingua e ci sputano in faccia tutto ciò che pensano su guerre, oppressione, repressione e sul feticcio della tradizione. Musicalmente è un crust core estremamente grezzo, libero e selvaggio nella sua avanzata verso la distruzione musicale e il disastro sonoro.
Non si grida al miracolo, ma quanto è bello poter ancora ascoltare un disco crust come questo, con tanto contenuto e con la giusta dose di critica e provocazione interna ed esterna alla scena punk.

Global Thermonuclear War – Seeking Mastery (2023)

Condividono alcuni brutti ceffi con i nuovi profeti del crust punk (riduttivo definirli cosi) mondiale a.k.a. Rigorous Institution e hanno scelto un nome che sembra il nickname di un membro di qualche misconosciuta band bestial-war metal sudamericana, ma i Global Thermonuclear War in soli undici minuti e trentatre secondi sono riusciti a catturare il mio interesse. Eccomi dunque qui a scrivere di questa nuova band di Portland e del loro primo parto battezzato Seeking Mastery, un concentrato di crust punk sporco, metallizzato e votato al caos, in bilico tra tupa tupa e sferzate thrash. Niente di nuovo sul crust-fronte occidentale, ma le sette tracce di questo Seeking Mastery riescono nel loro intento di condensare la giusta dose di sporcizia con la giusta dose di malessere rabbioso, evocando scenari che hanno richiamato alla mia mente le atmosfere di Mad God, film dal fortissimo impatto visivo e dall’interessante trama post-apocalittica… C’è molto crust punk britannico degli anni 80/90, quello più feroce, paranoico e grezzo, ci sono incursioni spietate in territori metallici, si sente l’eco lontano di certo metalpunk che finisce a mescolarsi con derive crossover, il tutto suonato in maniera coerente e che va dritta al punto, senza perdersi in fronzoli inutili e senza pretese di inventare qualcosa di nuovo. I Global Thermonuclear War mi hanno ricordato da vicino certi momenti dei Tower 7, altra band emersa negli ultimi anni dalla scena hardcore e punk d’oltreoceano che mi ha fatto battere il cuore, e questo non può che essere un punto a loro favore. E’ un disco che scorre via tracimante, trascinando detriti e lasciando macerie e che, una volta finito, invita a ricominciare da capo e a seguirlo nel suo scorrere impetuoso verso la distruzione.

Katorga – Demo (2022)

Gli Axegrinder si sono reincarnati in una band australiana e ora si fanno chiamare col nome di Katorga. Se non del tutto giusto quasi niente sbagliato, come cantava qualcuno. Ma c’è dell’altro e sicuramente il primo demo di queste crust-bellezze di Melbourne merita molto più che un paio di righe. Partiamo col dire che i Katorga condividono alcuni membri con i Cimiterium, un’altra recentissima crust band australiana che ho amato alla follia dal primo momento e che ho anche intervistato su queste virtuali pagine. Aggiungiamo il fatto che ho l’onore e il piacere di organizzare ad entrambe le band una data il 15 settembre nella cornice bucolica di Villa Occupata in quel di Milano, e capirete quindi anche voi che il primo approccio con i Katorga e la loro musica è stata infatuazione immediata. Parlando di sonorità è difficile svincolarsi dallo spettro degli Axegrinder per Ergin e compagnia, perchè sia a livello estetico-grafico che su quello musicale richiamano in maniera decisa e netta lo stile della band britannica, specialmente di quel capolavoro immortale che risponde al nome di Rise of the Serpent Man. Ma state certi che nei 23 minuti che compongono la loro prima demo, gli australiani non si sono limitati a fare un becero scopiazzamento e saccheggio di riff, ritmiche o linee vocali, ma ci hanno messo tanto del loro amore per quelle sonorità primitive e pionieristiche note come stenchcore e che guardano in egual maniera agli Hellbastard come ai Deviated Instinct. Basterebbe ascoltarsi l’intro e l’outro della demo per rimanere catturati dalla sincerità, dalla passione e dall’attitudine con le quali i Katorga si approcciano alla materia crust punk e cercano di riproporla in maniera convincente e intensa. Altre parole sarebbero superflue, andate ad ascoltarvi la demo se non l’avete ancora fatto e segnatevi la data per vederveli dal vivo a Milano a settembre. Forza crust e forza Katorga!