Dishönor – Chain Reaction, Mass Extinction (2024)

If war solves problems, then wy are we afraid of it?”, recita così un poster degli Hiatus che ho appeso da tempo sul muro di camera mia e ogni tanto torno a riflettere su questa domanda provocatoria, specialmente in questi ultimi anni in cui i tempi di guerra son diventati più che mai tempi quotidiani anche per noi occidentali che abbiamo il privilegio di vedere le immagini di massacri solo dalle televisioni o seguendo compulsivamente le notizie da qualche canale telegram. E forse è solo un caso che mi ritrovo a scrivere di Chain Reaction, Mass Extinction, nuovo ep dei greci Dishönor proprio mentre il mio sguardo torna a incrociarsi con quel poster e a ragionare sulla provocazione insita in quella frase. La propaganda filo atlantista ci bombarda ogni giorno, da decenni, con la solita tiritera che esistono guerre giuste, che casualmente sono sempre quelle che vedono protagonisti i grandi attori geopolitici occidentali e imperialisti, e che le “nostre” guerre sono combattute in nome della pace, della difesa della democrazia e che servono per risolvere problemi. Non come le guerre degli altri, mi raccomando, quelle sono assolutamente delle barbarie, degli attacchi alla nostra esistenza di pace e prosperità, degli attacchi indiscriminati e terroristici. Perchè abbiamo paura della guerra quindi?

Cosa c’entra tutto questo pippone con il devastante nuovo disco dei Dishönor? Beh, stiamo parlando di un album d-beat/crust punk, la guerra ha sempre avuto un ruolo di rilievo in questo genere. Infatti non credo esistano altre sonorità e altre scene come quella (crust) punk per cui la critica feroce, l’opposizione viscerale e anche una certa fascinazione provocatoria nei confronti delle guerre e dei loro orrori siano così presenti, importanti e a tratti ingombranti. Ma soprattutto perchè, come sul precedente disco di debutto del 2019, la tematica bellica, affrontata in ottica antimilitarista e antimperialista, è al centro degli argomenti trattati dalla band di Salonicco nei propri testi e in generale nel proprio immaginario (basti infatti guardare l’immagine di copertina di questo nuovo ep ad opera di Khaos Art). Le ultime due canzoni di questo Chain Reaction, Mass Extinction sono esempio perfetto di quanto appena scritto: parlano infatti in maniera evidente di quell’inferno in terra che sono le guerre, della desolazione e della distruzione che portano con se, degli interessi economici che le alimentano, del dolore e delle morti che provocano in nome della brama di potere e del profitto di pochi; e allora un disco come questo, insieme al modo che hanno i Dishönor di intendere il punk e di utilizzarlo come strumento politico di critica radicale e di espressione antagonista, per prendere parola contra la guerra, così come contro la devastazione ambientale (Barren Earth) o la repressione poliziesca e dello Stato (Disarming the State), è più importante, attuale e urgente che mai di questi tempi in cui imperversano venti di guerra e che la militarizzazione del quotidiano sta assumendo forme sempre più concrete e preoccupanti. Musicalmente i Dishönor si rifanno a tutta quella tradizione d-beat che chiama in causa i maestri Discharge così come Disgust, passando per il crustcore di State of Fear e Disrupt e giungendo al crust punk nella forma cara a band come Hellkrusher e in parte Warcollapse; sostanzialmente in queste sei tracce siamo al cospetto di un crust punk apocalittico sorretto da ritmiche d-beat distruttive che non lasciano scampo a niente e nessuno, un assalto ferale che conferma i Dishönor come una delle migliori band del genere attualmente in circolazione. Visti live lo scorso anno posso confermare che dal vivo sono ancora più devastanti e avendoci chiacchierato vi assicuro che sono anche ottime persone, profondamente coerenti con gli ideali di cui parlano nei loro testi. Lunga vita ai Dishönor, al crust punk e all’anarchia. Morte alla guerra, al capitalismo e allo stato!

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