Feral Thrust – Il Grembo della Rovina (2017)

La percezione di un temporale imminente e la pioggia lieve che si infrange tra le fronde degli alberi sono i primissimi suoni in cui ci imbattiamo, mentre veniamo inghiottiti da un’atmosfera oscura e pagana come se ci fossimo persi nelle profondità della natura più selvaggia, di tempi antichi dominati da forze primordiali. Ed è solo in questo momento che una litania cantata da una voce sciamanica femminile ci introduce a questo “Il Grembo della Rovina” e ci prende per mano conducendo le nostre anime dannate in 

un rituale pagano nel cuore più oscuro e impenetrabile di una foresta attraversata da pulsioni ancestrali che sopravvivono al progresso e da creature selvagge che scrutano ogni nostro movimento, aspettando unicamente un nostro errore per trascinarci con loro nelle viscere più remote della selva. Una litania sorretta da ritmiche di batteria tribali che ci danno l’impressione di essere sotto l’effetto di chissà quale intruglio allucinogeno mentre assistiamo in trance ad un rituale sabbatico per risvegliare forze naturali sconosciute e esseri primordiali che abitavano su questa terra prima dell’avvento della civiltà umana. La voce sciamanica che apre questa prima fatica della creatura che prende il nome di Feral Thrust, gruppo che si divide tra Milano e Berlino, è quella di Mar, strega che ci accompagnerà per tutti questi tredici minuti di primitivo, tribale e oscuro stenchcore/crust punk che partendo dalla lezione dei maestri Amebix, giunge fino a lavori come “On The Horizon” dei Sanctum e “Time Passes to Dark” dei Fatum, senza scordarsi sfumature e pulsioni riconducibili a gruppi assolutamente sottovalutati come Nux Vomica e Appalachian Terror Unit e richiamando, soprattutto quando la voce di Mar si tramuta in lamenti infernali, gli indimenticabili Contropotere!

“Il Grembo della Rovina” è composto esclusivamente da due tracce, da un’intro di cui vi ho già accennato e da un outro. Il primo brano in cui ci imbattiamo durante questa esperienza mistica e pagana è la titletrack, il perfetto punto di incontro tra gli Amebix più apocalittici e i lavori più selvaggi dei Fatum, il tutto condito con un atmosfera oscura che si fa più opprimente anche grazie all’iniziale lentezza quasi doom (stile Celtic Frost) dei riff suonati da Franz, mentre il ritmo di basso e soprattutto di batteria, rispettivamente suonati da Michele e Nicola, si fa ipnotico ampliando la sensazione di trovarsi immersi in un rituale sciamanico costretti da qualche oscura forza primordiale a danzare intorno al fuoco insieme a creature selvagge risvegliate da un sonno eterno. La seconda parte del rituale è affidata alle note di “Il Seme del Riscatto”, brano anch’esso che si muove sulle coordinate finora tracciate e che prosegue nella creazione di un’atmosfera ipnotica e oscura, accentuata dalla solita Mar che alterna sapientemente i suoi lamenti selvaggi e demoniaci con una litania parlata che ci accompagna verso la conclusione di questa esperienza sabbatica attraversata da vibrazioni primordiali sottoforma di Stenchcore pagano e tribale.

L’idea alla base del progetto Feral Thrust è quella di dare un’ espressione musicale al fondamentale rapporto tra essere umano e natura, soprattutto nell’epoca geo-ecologica attuale denominata antropocene e caratterizzata dalla centralità dell’uomo e della sua attività nei cambiamenti climatici e ambientali quasi irreversibili; natura che oggi più che mai viene devastata, saccheggiata e quotidianamente distrutta dall’uomo attraverso la sua attività tecnologica-industriale in nome del progresso e dall’idra capitalista affamata di profitti e di nuove risorse. Con “Il Grembo della Rovina” il nostro collettivo diviso tra Milano e Berlino vuole, attraverso questo rituale pagano in cui veniamo guidati dai lamenti primordiali della selvaggia Mar, evocare le energie ancestrali e le forze naturali primitive per troppo tempo seppellite dalle macerie della distruzione messa in atto dalla civiltà capitalista.

Lavoro estremamente interessante sotto il punto di vista musicale, lirico, concettuale e atmosferico, non ho nient’altro da aggiungere.

Vibrazioni primordiali, rituali pagani e creature selvagge! Dalle cime degli alberi attenderemo il collasso del capitalismo e della civiltà umana, mentre tra le rovine del mondo di ieri vedremo germogliare i semi del mondo di domani. Stenchcore pagano echeggia nella natura selvaggia mentre il mondo sprofonda nel caos!