Kronstadt – Polykat světlo (2020)

18 marzo 1921… Morte a Trotsky, morte a Lenin. Kronstadt vive!

Iniziamo questa “recensione” ammettendo fin da subito quanto io sia affezionato e legato ai Kronstadt, amore che provo nei loro confronti da quando ho avuto la fortuna di conoscerli dal vivo in occasione del primo concerto organizzato da Semirutarum Urbium Cadavera (collettivo RABM di cui faccio orgogliosamente parte) ormai quasi un anno fa nella splendida cornice del FOA Boccaccio di Monza. Concerto nel quale, è superfluo sottolinearlo, il gruppo ceco spaccò tutto con il loro devastante black metal imbastardito da ingenti dosi di hardcore punk (o viceversa) e dalla natura profondamente anarchica e antifascista, oltre che a dimostrarsi delle persone e dei compagni assolutamente squisiti. Il mio amore e la mia stima per i Kronstadt sono dunque iniziati la sera del 19 ottobre e da quel momento non ho aspettato altro che poter ascoltare un loro nuovo lavoro. Ecco, oggi posso finalmente parlarvi di Polykat Světlo (letteralmente Ingoia la luce), ultima fatica in studio rilasciata a inizio settembre.

Quattro tracce in cui viene condensato perfettamente il sound dei Kronstadt, una ricetta devastante che sintetizza al meglio le pulsioni più hardcore punk e le tensioni black metal che convivono nell’anima dei nostri, riuscendo così a dar libero sfogo ad un ibrido furioso che loro stessi definiscono come black-violence. Un sound robusto, rabbioso e soprattutto senza pietà, che tira dritto per la propria strada rimanendo sempre fedele a se stesso e carico di una tensione insurrezionale che rispecchia fedelmente i fatti che danno il nome stesso al gruppo ceco, ovvero la rivolta di Kronstadt, rivolta anarchica e libertaria, avvenuta a distanza di pochi anni dalla rivoluzione d’Ottobre, in opposizione all’autoritarismo bolscevico di Lenin e Trotsky, al grido di “morte ai borghesi” e “tutto il potere ai soviet”. E questa pulsione anarchica e rivoltosa attraversa in maniera tumultuosa tutte e quattro le tracce in cui imbattiamo durante l’ascolto di Polykat Světlo.

Karpaty” è assolutamente la traccia che svetta su tutte le altre, o quanto meno è quella che ho preferito. Un esempio perfetto dell’ibrido tra black metal e hardcore punk di marchio Kronstadt, un brano strutturato su una furiosa tempesta di blast beats, un tremolo picking dal sapore fortemente old school e delle vocals sofferte ma rabbiose che lasciano trasparire tutta l’attitudine hardcore e punk che anima il gruppo ceco. È una traccia intensa e violenta, che si mostra apparentemente implacabile e senza punti deboli per tutta la sua durata. Nel complesso tutte e quattro le tracce danno l’impressione di estrema solidità soprattutto nella loro capacità di investirci come fossero una tempesta impetuosa nella quale risuonano lamenti infernali e lancinanti che preannunciano un’eterna dannazione.

Inoltre i Kronstadt scelgono senza nascondersi il lato della barricata dove posizionarsi, il lato della barricata in cui l’antifascismo all’interno della scena black metal diviene pratica e lotta per cercare di arginare e combattere le derive NSBM, razziste e omo-transfobiche che infestano i territori del metallo nero. Una presa di posizione netta e forte, perchè quello che anima la musica dei Kronstadt è una sincera e viscerale tensione anarchica all’insurrezione e alla lotta contro ogni forma di autoritarismo e discriminazione, contro ogni fascismo e contro ogni oppressione, affinchè possano innalzarsi al vento bandiere rosse e nere tra le fiamme della nostra gioia armata, mentre il black metal fa da colonna sonora ai giorni della rivolta contro lo Stato e il capitale. E tornerà il dì in cui innalzeremo di nuovo le barricate! Lunga vita ai ribelli e alle ribelle di Kronstadt, lunga vita ai Kronstadt!